Oasis Knebworth 1996, la recensione: Una band e i suoi fan per un evento musicale

La recensione di Oasis Knebworth 1996, il documentario di Jake Scott che ripercorre i due concerti a Knebworth degli Oasis e il contesto in cui si sono tenuti.

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Oasis Knebworth 1996: un'immagine

Non si può che tornare indietro al passato scrivendo la recensione di Oasis. Knebworth 2996. Chi scrive non è mai stato un fan della band dei Gallagher e a dirla tutte era più interessato ai Blur che a loro nella diatriba classica di quegli anni, ma era attento osservatore della musica del periodo e ricorda molto bene il primo ascolto di Live Forever alla radio e l'acquisto quasi a scatola chiusa di Definitely Maybe da cui era estratta. Fu forse la band giusta al momento giusto e alla metà degli anni '90 era all'apice della loro parabola artistica dopo due album riusciti, amati e travolgenti. A quegli anni appartiene il concerto a Knebworth del 1996 al centro del film nelle sale il 27, 28 e 29 Settembre, per un'uscita evento che riflette alla perfezione il senso di questo termine.

Un evento musicale

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Oasis Knebworth 1996: una sequenza

Un doppio evento musicale, questo è stato Knebworth 1996, due date laddove la richiesta ne avrebbe potute assorbire molte di più. Lo stesso documentario dedica un corposo incipit all'attesa febbrile di quelle due date, la corsa per accaparrarsi un posto, parlandoci di due milioni di persone a caccia del biglietto per i soli 250mila spettatori in due serata da 125mila. Proprio per questo le date sarebbero potute essere otto o nove, ma si scelse per due sole rendendo magici quei concerti e l'esperienza. E si parla di Knebworth, un palco che era stato calcato dai più grandi del rock, dai Pink Floyd ai Led Zeppelin, un contesto unico che permetteva agli Oasis di inserirsi in una lista ristretta di band che avevano avuto la fortuna di potervisi esibire.

"Felici di fare la storia", l'attenzione sui fan

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Oasis Knebworth 1996: una scena

Oasis Knebworth 1996 ci immerge nell'atmosfera di quegli anni, in quel contesto in cui gli Oasis erano al loro culmine dopo due album di grande successo, lasciando parlare loro, i fan dell'epoca. Protagonisti del film al pari della band oggetto della loro passione, gli spettatori raccontano il ricordo e l'esperienza, dalle peripezie per assicurarsi un biglietto al viaggio, dall'attesa al concerto vero e proprio. Il film è anche la loro storia, la storia di una passione e del segno che ha lasciato dopo aver assistito a una di quelle due date così iconiche, in un'era pre-social in cui l'importante era esserci, cantare, divertirsi.

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Oasis Knebworth 1996: un'immagine

Vivere il momento piuttosto che condividerlo. In un mondo degli anni '90 che il film riesce a rievocare attraverso immagini, dettagli, oggetti di un'epoca lontana nei fatti più che nel tempo, mostrando telefoni analogici, auto e quel televideo che sapeva di vecchio già allora. Con brevi e accorte pennellate, il regista Jake Scott tratteggia il contesto in cui quei giorni si sono sviluppati tra materiale d'archivio scelte con cura accompagnate dal ricordo dei fan e interviste a quel pubblico in trepidante attesa.

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Non può mancare la musica

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Oasis Knebworth 1996: una sequenza del film

Non può, però, mancare la musica in un documentario come Oasis Knebworth 1996, in un riuscito equilibrio tra arte e contesto in cui si è sviluppata ed è emersa. Musica che sorprende, con l'arrivo a sorpresa dei Prodigy "che quasi rubarono la scena agli Oasis", e che emoziona attraverso il ricordo, con le canzoni della band intonate dagli stessi fan in attesa, con le interviste ai membri del gruppo e gli organizzatori. E con spezzoni dei due concerti in cui ripercorrere i grandi successi di Noel Gallagher e Liam Gallagher, dalla già citata Live Forever a Don't Look Back in Anger, Supersonic e ovviamente Wonderwall passando per una travolgente cover di I'm the Walrus dei Beatles.

Conclusioni

La musica finisce, le luci si accendono e arriviamo alla fine della recensione di Oasis Knebworth 1996 soddisfatti di questo tuffo nel passato per ricordare un doppio evento musicale che ha segnato l’apice della parabola artistica della band dei fratelli Gallagher. Il documentario di Jake Scott riesce a dar spazio sia alla doverosa componente musicale che alla ricostruzione degli anni ’90 e del contesto in cui quei concerti si sono tenuti, senza perdere mai di vista i fan e il loro rapporto con la band.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
4.9/5

Perché ci piace

  • La musica degli Oasis, presente e travolgente nelle versioni live.
  • L’attenzione per i fan e il rapporto con la band di cui erano appassionati.
  • La ricostruzione del contesto storico che ha ospitato quei due concerti a Knebworth.

Cosa non va

  • I motivi di interesse sono ridimensionati, ma non spariscono, se non piace la musica dei fratelli Gallagher.