In attesa dell'uscita del 25 febbraio di The Assassination, abbiamo incontrato a Roma il regista Niels Mueller in occasione della presentazione alla stampa del suo film. Tratto dalla vera storia di Sam Bicke, il film è nelle parole del suo esordiente realizzatore: "la rappresentazione oscura del sogno americano e dei pericolosi risultati psicologici in una società incentrata sul concetto di vittoria". Fregiandosi della meticolosa interpretazione di Sean Penn, la pellicola illustra proprio il pericoloso travaglio mentale di un uomo, che succube dei sui fallimenti mediterà una sanguinolenta e simbolica vendetta. Ma veniamo all'incontro con il regista Mueller e ai suoi chiarimenti sul film.
Cosa può dirci a proposito dell'ambientazione temporale della vicenda?
Sono sempre stato interessato al periodo trattato, quello all'incirca dal 1963 al 1974: la fase che alcuni definiscono della perdita dell'innocenza dell'America, il periodo storico tumultuoso del rigurgito violento e delle lotte sociali e politiche. Credo che oggi stiamo vivendo un periodo per molti versi analogo e non è del tutto sbagliato paragonare la gestione Bush con quella Nixon, specie nell'uso esasperato del concetto di vittoria.
Il progetto è stato in gestazione per molti anni...
La stesura della prima sceneggiatura risale al 1999 a cui sono seguiti vari ritardi per ragioni economiche di produzione. Una volta appianato tali problemi i successivi ritardi sono stati causati da dilemmi etici legati alla vicinanza con i fatti dell'11 settembre e questo ha causato il definitivo ritardo dell'uscita del film.
Qualche dettaglio sulla produzione?
Devo ringraziare con tutto il cuore il grande sostegno ottenuto da molte persone che hanno creduto al progetto. Innanzitutto Alfonso Cuarón che è noto anche per essere un gran regista e che ha dato un grande contributo al film, Jorge Vergara, il mio vecchio amico Alexander Payne e Leonardo DiCaprio. E' indubbio quindi che sono stato circondato da personaggi di assoluto rilievo e ne sono gratificato.
E anche da grandi interpreti. Com'è stata l'esperienza con Sean Penn?
Sean lesse lo script originale già nel 1999 e in questo senso l'unico vantaggio dei ritardi nello stanziamento dei fondi è stata la passibilità di conoscerlo bene. Arrivati sul set avevamo un'idea estremamente precisa di ciò che volevamo ed essendo cosi sicuri tutto è venuto da solo. Per il resto cosa dovrei aggiungere di non conosciuto sull'incredibile bravura di Sean Penn!
Su quali documenti autentici vi siete basati nel ricostruire la vicenda?
L'episodio è molto poco noto anche in America e questo mi ha permesso di prendermi molte libertà senza che questo potesse disturbare qualcuno. Esempio più emblematico di questo è il discorso sulla somiglianza: Sean è assolutamente diverso da Sam Bicke. La storia è partita da un file dell FBI sulle cassette che Sam usava mandare a molte celebrità, tra cui il compositore Bernstein citato nel film. Mi impressionò moltissimo la sua voce, pareva venire dall'oltretomba. Inoltre abbiamo usato molte riviste dell'epoca ed altre fonti analoghe e devo dire che a risultato finale i familiari di Bicke, ai quali abbiamo mostrato il film lo hanno trovato onesto e verosimile.