Nicole Kidman: “Babygirl? Mi ha lasciata esposta e vulnerabile. Ma è il bello del grande cinema”

Il corpo come strumento narrativo, la libertà, l'intimità del set: il nostro incontro a Venezia 81 con Nicole Kidman, protagonista del nuovo (folgorante) film di Halina Reijn.

Nicole Kidman in conferenza a Venezia 81

"Ciao!", esordisce, radiosa, Nicole Kidman, appena entrata nella sala conferenze di Venezia 81. L'attrice australiana è la protagonista di Babygirl, un'opera che ci riporta indietro a quando l'erotismo si mischiava con il thriller. Gli anni di Basic Instinct, Attrazione Fatale, Proposta indecente. Tutto, rivisto da un punto di vista femminile. A dirigere il film, presentato al Lido in Concorso, Halina Reijn, che torna con un'opera seconda dopo la folgorazione Bodies, Bodies, Bodies. "Non voglio occupare questa conferenza", dice l'attrice, lasciando ampio spazio ai co-protagonisti del film: Harris Dickinson, Antonio Banderas, Sophie Wilde.

Babygirl
Nicole Kidman ed Harris Dickinson in Babygirl

A chi le domanda cosa ci sia dietro Babygirl, dalla marcata densità narrativa, la Kidman risponde che "In realtà credo il film parla di sesso e desiderio, parla dei nostri pensieri più intimi, del matrimonio. Verità, potere, consenso. E quindi il linguaggio nel sesso. È la storia di una donna, una storia liberatoria, raccontata da uno sguardo personale. Per quanto mi riguarda, la regista ha reso unica la storia, ritrovandomi al centro di materiale profondo e liberatorio".

Nicole Kidman: "Finalmente ci sono molte più donne registe"

Il plot in una riga? Romy, sposata Jacob, rischia il suo importante posto di lavoro come amministratrice intraprendendo una bollente relazione Samuel, stagista molto più giovane. Sul personaggio, Nicole Kidman ha spiegato che: "Ogni spettatore può guardare e giudicare. Il mio personaggio, e il modo in cui si comporta, riflette la mia passione nell'indagare cosa voglia dire essere umani. Babygirl mi ha lasciata esposta, vulnerabile, spaventata. Lo abbiamo appena consegnato al mondo. Siamo tutti nervosi, dopo il relax intimo delle riprese. Certo, sono contenta di andare avanti, di continuare, di essere stata diretta da una donna. A Cannes, anni fa, ho detto di voler dare più peso alle registe. Stiamo finalmente cambiando le cose".

Babygirl Nicole Kidman Set
Nicole Kidman sul set di Babygirl

Ma come si affronta un set complesso, come quello di Babygirl? Non può mancare la fiducia, sorretta e indotta dal piglio di una regista sempre più promettente. "Ci siamo incontrati prima su Zoom e poi ci siamo incontrati a New York, dove abbiamo fatto delle prove. La sceneggiatura è densa, non lineare. Abbiamo condiviso storie, abbiamo parlato di noi. Affrontiamo l'intimità. In tutto ciò che si fa c'è l'intimità. Anche l'intimità emotiva. Quindi è fondamentale la sacralità del set mantenuta da Halina Reijn", e prosegue, "È stato un viaggio intimo, intrapreso insieme. C'erano Harris e Sophie, che hanno rappresentato la collisione tra più generazioni".

Babygirl: alla ricerca dell'espressione

Il successivo gancio, è quello relativo al corpo come strumento di comunicazione. "Il corpo fa parte del campo di battaglia femminista, mi sono però chiesta come abbandonarmi al personaggio, e quindi alla regista. Non penso al corpo, ma alla visione di insieme. Io porto me stessa, sempre, con tutti i registi, alcune volte funziona, altre volte non funziona".

A chiudere, una riflessione su una certa standardizzazione narrativa legata alla definizione dei personaggi portati al cinema. "Romy è un personaggio che cerca l'espressione. Solitamente vediamo personaggi solo sfruttati. Ed ecco dov'è l'interesse: sapevo di non venir sfruttata, ma sentivo invece di far parte del processo. Nessuno sfruttamento. Tutti ci siamo impegnati ad essere gentili, ad aiutarci, l'uno con l'altro. Mi sono sempre sentita protetta in questa realtà".