Nancy, la recensione: il mistero della figlia scomparsa

La recensione di Nancy, il film d'esordio di Christina Choe: un dramma psicologico imperniato sulle interpretazioni di Andrea Riseborough e J. Smith-Cameron.

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Nancy: una scena del film con Andrea Riseborough

L'ascesa dei social media nel nostro vissuto quotidiano ha accentuato il bisogno di definire e controllare la percezione di noi stessi da presentare agli altri, ma anche alla nostra coscienza; un bisogno a cui si accompagna talvolta un radicato senso di inadeguatezza e la tentazione costante di distorcere la realtà. Questi sono alcuni dei temi che ci accingiamo ad affrontare all'interno della recensione di Nancy, film che segna il debutto della regista e sceneggiatrice americana Christina Chloe, presentata con successo al Sundance Film Festival 2018 e approdata nelle sale italiane a un anno e mezzo di distanza dalla sua distribuzione negli Stati Uniti.

Madri e figlie

La frustrazione per un'esistenza percepita come grigia e insoddisfacente e il desiderio di far leva su menzogne e illusioni sono gli elementi che caratterizzano il personaggio eponimo del film: Nancy Freeman (Andrea Riseborough) è una trentacinquenne senza un impiego fisso, che abita in un appartamento fatiscente in un sobborgo popolare di New York insieme alla madre Betty (Ann Dowd), malata di Parkinson. Costretta a prendersi cura della donna, Nancy trova una via di fuga tramite internet, adoperando un blog con confessioni fittizie per offrire ai suoi contatti virtuali una diversa proiezione di sé. Ma proprio quando la sua vita sembra aver preso una piega ancor più triste e desolata, un servizio intercettato per caso in TV segna all'improvviso una potenziale svolta per Nancy (una svolta a cui corrisponde, sul piano visivo, il passaggio dal formato 4:3 a 16:9).

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Nancy: una scena del film con Steve Buscemi
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Nancy: J. Smith-Cameron in un'immagine del film

E se la ragazza fosse infatti Brooke Lynch, rapita trent'anni prima in un centro commerciale? Un'ipotetica immagine virtuale della Brooke adulta, e la sua bizzarra somiglianza al volto di Nancy, diventano i mezzi in grado di instillare il dubbio nella mente dello spettatore, così come in quelle dei coniugi Lynch: Leo (Steve Buscemi), di professione psicologo, ed Ellen (J. Smith-Cameron), docente di letterature comparate. Pronti, specialmente quest'ultima, ad accogliere Nancy nella loro casa di campagna appena fuori New York, in attesa del responso che possa stabilire definitivamente la verità sul loro presunto legame. La trama di Nancy, in fondo, è tutta qui: Christina Chloe non aggiunge altro materiale al racconto, ma dopo la parte iniziale sceglie di focalizzarsi sul rapporto fra una giovane donna in cerca d'identità e una madre determinata ad aggrapparsi a ogni residuo di speranza.

Room: lasciare la stanza

Andrea Riseborough e J. Smith-Cameron, duetto di attrici

Dall'incontro con Leo ed Ellen, il film sembra lanciare vari spunti in merito alle motivazioni e ai sentimenti della protagonista: invidia sociale nei confronti di questa coppia colta, raffinata e altoborghese? Necessità di sentirsi pienamente amata e accettata? Aspirazione a una completezza che finora le era stata negata? La Chloe non scioglie del tutto le ambiguità del personaggio del titolo, ma si affida alla prova tutta in sottrazione di Andrea Riseborough, a quel volto timoroso e sfuggente seminascosto da una folta capigliatura scura; e la Riseborough, attrice di comprovata versatilità, è perfettamente all'altezza del compito, restituendo la natura enigmatica della sua Nancy.

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Nancy: una scena del film con J. Smith-Cameron

Se Ann Dowd e John Leguizamo risultano incisivi a dispetto della brevità dei loro ruoli, è però J. Smith-Cameron, vista di recente nella serie TV Succession, a dominare la scena accanto alla Riseborough: dolcezza e sofferenza convivono nello sguardo della donna, insieme a innumerevoli altre sfumature che contribuiscono a veicolare il senso profondo di un'opera imperfetta, ma indubbiamente interessante.

Conclusioni

Il lungometraggio d’esordio di Christina Chloe, infatti, pur entro i limiti di una struttura narrativa piuttosto ridotta riesce a costruire una progressiva tensione emotiva nell’illustrare le dinamiche della relazione fra la protagonista e i coniugi Lynch, ma ancor di più fra la protagonista e se stessa. E come abbiamo rilevato nella nostra recensione di Nancy, è il cast – e in particolare le due attrici principali – il vero punto di forza di questo efficace dramma psicologico venato di mistero.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
3.5/5

Perché ci piace

  • Le ottime interpretazioni di Andrea Riseborough e J. Smith-Cameron, che aggiungono complessità ai rispettivi personaggi.
  • Il tono sommesso di un racconto che, tuttavia, è scandito da una crescente intensità e da un profondo senso di realismo.
  • La scelta di un finale aperto, ma a suo modo coerente con il percorso della storia.

Cosa non va

  • L’insistita sgradevolezza della prima parte del film, che potrebbe provocare un effetto respingente su alcuni spettatori.