È una carezza leggera la musica; un tocco delicato che culla l'anima e consola la mente. È un corrispettivo perfetto del nostro stato d'animo, un riflesso in note di sentimenti incomprensibili, che ci prendono, destabilizzano, abbattono. Ecco allora che se tutto cambia, e il corpo trema, il dolore assale l'anima, da carezza leggera la musica diventa un colpo al petto, un pugno sferrato con precisione millimetrica in pieno volto, abbattendoci, mettendoci definitivamente al tappeto.
Come sottolineeremo in questa recensione di My Soul Summer, anche nel film Fabio Mollo (presentato nella sezione autonoma di Alice nella città), la musica è il nettare di vita per bocche rimaste a secco di parole; è una fucina in continuo operare che sforna pensieri per chi non riesce a parlare. Un sostituto dei cuori timidi, e linfa vitale per anime perdute, destinate a trovare il proprio posto del mondo. Anime come quella Anita (Casadilego), di Vins (Tommaso Ragno),che di quelle note suonate al pianoforte si nutrono giorno dopo giorno, ponendosi davanti alla macchina da presa come protagonista di un coming of age dove è sempre quella musica che tutto prende e decide, che stabilirà il giusto percorso da intraprendere, e il destino da realizzare. In My Soul Summer da carezza leggera la musica diventa allora una mano morbida, pronta a prendere tanto quella della sua protagonista, che quella del proprio pubblico, per accompagnarla lungo una vita tutta da scoprire e rivoluzionare, riscrivendo ogni pagina sotto melodie nuove, tra ritornelli commoventi, e riff dinamici.
My Soul Summer: la trama
Anita è una giovane ragazza di diciassette anni dal talento musicale indiscutibile, ma - come tutte le adolescenti della sua età - è ancora alla ricerca del suo posto nel mondo. I genitori, in particolare la mamma Ludovica (Anna Ferzetti), puntano molto su un suo futuro nella musica classica, mentre lei sente che il destino ha qualcosa di più in serbo per lei. Proprio per prepararsi agli esami di ammissione al conservatorio, Anita passerà la propria estate in Calabria, nella casa al mare della nonna. Qui ritroverà una vivace amica d'infanzia, molto attiva nella vita di spiaggia, che le presenta Filippo, che per un attimo le fa battere il cuore. Ma la persona a cui si avvicinerà di più la giovane Anita sarà il vicino di casa Vins, un rocker un po' bollito e temporaneamente afono che le non solo la introdurrà al mondo di Ella Fitzgerald e Nina Simone, ma la spronerà a comporre e a cantare. Figura estremamente egocentrica, grazie comunque a Vins Anita capirà l'importanza di liberare il proprio potenziale, mettendo tutta se stessa nella musica, fino a mettere da parte la musica classica per scrivere una propria canzone e passare del tempo con il giovane tuttofare Vittore. Una svolta che farà di quell'estate un punto di partenza per una nuova vita.
You're the music in me
È un personaggio a parte la musica in My Soul Summer. Le sue note non sono più timidi accompagnatori musicali da eseguire in sottofondo, ma arti di un corpo divino e invisibile, modellatore ed esecutore di destini dicotomici pronti a incontrarsi, scontrarsi, allontanarsi, per creare insieme percorsi nuovi e rivoluzionari. Non solo alito di vita, la musica per Anita non è altro che il filo che la tiene in perfetto equilibrio nel mondo, che la muove e la sostiene, per non farle perdere il controllo. È la sostanza che la rende viva, le alimenta il pensiero e le stimola la fantasia, una suggeritrice invisibile che le sussurra il giusto cammino, lasciando che sia Anita stessa a farsi fautrice del proprio destino, burattinaia della propria esistenza. Consigliera nascosta tra i battiti cardiaci, la musica e le sue note diventano segni leggiadri su una mappa interiore che solo chi sa ascoltare potrà seguirla per ritrovare il proprio posto nel mondo. Coordinandosi lungo le scale di Beethoven, Anita seguirà il proprio percorso ritrovandosi davanti la porta di Vins; un incontro solo apparentemente casuale che squarcerà quel velo di Maya che entrambi si ostinavano a porsi davanti agli occhi, facendosi ciechi al resto del mondo e sordi rispetto alle proprie esigenze. Posti davanti al bivio dell'esistenza, con la musica sempre pronta a tenerli per mano, spetterà ai due prendere l'ultima decisione, tra dubbi amletici perfettamente resi da Mollo con intensi, ma mai intrusivi, primi piani.
Brani di anime sperdute
Anime sperdute in un universo che pare attrarli verso sé, per poi rigettarli, i due vengono immortalati da soli nello spazio di un'inquadratura. Poche le riprese che li uniscono al resto del mondo; molto più frequenti i momenti in cui sia Anita che Vins vengono uniti a quel microcosmo a cui sentono di appartenere per nascita, a quella musica che li prende e li comprende, squarciandone le anime, e districando la matassa dei propri dubbi. Con un perfetto gioco di montaggio, i raccordi uniscono il dettaglio di mani che suonano, ai primissimi piani dei loro volti, gioco allusorio di quello sposalizio interiore tra anima e musica, mente e destino. Una congiunzione astrale, che può avere come un epilogo un lieto fine fortunato, o un disastro annunciato. E ancora una volta a decidere saranno i personaggi stessi, giovane ragazza e uomo adulto dotati di libero arbitrio, e di un passato che li segnerà, aiutandoli a nuotare nel mare della vita con la stessa forza di un solo al pianoforte, o un canto al microfono.
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La realtà in piccole note
C'è qualcosa in My Soul Summer che chiama lo spettatore a sé, tenendolo stretto a ogni minuto che scorre. È un canto di sirena, un abbraccio stretto, dove la spontaneità della recitazione, e l'uso della macchina a mano, fanno di quest'opera un intimo squarcio sulla piccola realtà di mani che scorrono sul piano, e di occhi che scrutano un mondo di cui si sono privati per troppo tempo. Se già quest'anno il talento di una cantante come Elodie ha dimostrato di saper brillare anche sul grande schermo, dando dato vita a un'anima funesta, tradita, prigioniera della criminalità organizzata nel film di Pippo Mezzapesa Ti mangio il cuore, in My Soul Summer il mondo della vincitrice di X Factor Casadilego continua a vivere di musica. Nessuno scarto tra sé e la sua Anita: entrambe sono fatte della stessa sostanza di cui sono fatte le note musicali. Una perfetta commistione che permette alla giovane cantautrice di costruire, su propria immagine e somiglianza, un personaggio talmente realistico da sembrare provenire dal mondo reale. Nessuna forzatura a ostacolare la propria interpretazione: Casadilego si muove con una naturalezza disarmante davanti alla macchina da presa, senza sentirsi inferiore rispetto ai suoi colleghi professionisti (in primis Tommaso Ragno e Lunetta Savino). Il rapporto con Ragno vive in particolare di un'alchimia armoniosa, una chimica perfetta che fa di questo duo un'altalena pronta a darsi forza a vicenda, spingendosi a turno e sostenendosi senza cadere. A metà strada tra legame paterno, e quello tra creatura e creatore, il mondo che nasce tra i confini della casa di Vins non vuole giungere a nessun epilogo interno, ma aprire un varco di salvezza per entrambi. Una scelta che vive ancor più di verosimiglianza, riportando l'opera tra i meandri di un'ordinarietà che vive al di là della cornice cinematografica dove non ci sono happy ending, ma solo tanti forse, e molti dubbi decisionali.
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Music has the power
Ci sono incontri che distruggono l'anima, lacerano l'orgoglio, annientano ogni brandello di sicurezza. E poi ce ne sono altri che ti fanno sentire libera, recidendo quei legami che ti costringevano a una prigione eretta sulla forza di attese e decisioni altrui. Quello tra Anita e Vins è una bomba a orologeria in perenne attesa, pronta a esplodere distruggendo ogni brandello di reclusione, lasciando libera la ragazza di seguire la propria strada e (ri)scorpire se stessa. Una sensazione di autodeterminazione che la regia di Mollo riesce perfettamente a restituire attraverso una macchina da presa libera di muoversi, anticipando o seguendo a giusta distanza i propri personaggi per tradurne visivamente ogni sentimento celato, ogni emozione repressa. Tra le sue mani Mollo riesce a rendere tangibile il processo mistico e iconoclasta di un incontro che tutto prende e ricostruisce sotto mentite e musicali spoglie, lasciando a ogni personaggio il giusto spazio per muoversi e così cadere per rialzarsi. Illuminati da una fotografia che sa quando essere tenue nelle sue tonalità pastello, e quando ammantarsi di luci naturali e brillanti, i protagonisti di My Soul Summer sono frammenti di una galleria umana di rara poesia. Un dipinto tracciato senza molti retaggi melensi - sebbene colpito da un pugno di retorica nella scena del matrimonio dei genitori incarcerati del giovane tuttofare Vittore - che riesce ad abbracciare con fare gentile il proprio pubblico, lasciandogli addosso una sensazione di dolcezza, di armonia, come una canzone che amiamo e che ci accarezza dolcemente nella calda, dolce, brezza estiva.
Conclusioni
Concludiamo questa recensione di My Soul Summer sottolineando come il film di Fabio Mollo riesca con delicatezza a tracciare i confini di un incontro destinato a cambiare la vita di due musicisti agli antipodi, segnando per sempre gli esiti di due esistenze pronte a rivoluzionarsi al ritmo di musica. Una restituzione perfetta di un universo reso verosimile dalla performance naturale di Casadilego e di Tommaso Ragno.
Perché ci piace
- La naturalezza di Casadilego.
- La schiettezza feroce di Tommaso Ragno.
- La dinamicità della macchina a mano di Fabio Mollo.
Cosa non va
- Il pugno pieno di retorica lanciato nella scena del matrimonio dei genitori di Vittore.
- La durata forse un po' troppo eccessiva per un film che richiedeva venti minuti.