My Hero Academia: la nuova serie animata che sta appassionando il mondo

Scopriamo My Hero Academia, la serie animata che ha debuttato da poco in Italia e che molti considerano già il nuovo erede di Dragon Ball.

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Proiettata in anteprima al Riminicomix tenutosi a luglio, la serie animata ispirata al manga omonimo My Hero Academia - già sottotitolata in italiano su VVVVID da qualche tempo - ha debuttato da qualche settimana anche su Italia 2, completamente doppiata nella nostra lingua. La serie, ideata dal giovane fumettista giapponese Kōhei Horikoshi, ha riscosso un grande successo prima in patria e poi nel resto del mondo in cui è stata pubblicata, guadagnandosi in poco tempo una fama cui molti manga ambiscono ma che soltanto pochi riescono effettivamente a raggiungere. Con la conclusione prima di Naruto e poi di Bleach - sfortunatamente, entrambi in un trionfo di banalità - nella rivista settimanale Weekly Shōnen Jump è stato proprio My Hero Academia ad affiancarsi al sempreverde One Piece, andando così a colmare il vuoto che si era venuto a creare nel trittico che per anni ha cercato di bissare lo straordinario successo del Dragon Ball di Akira Toriyama.

My Hero Academia, giunto oggi al diciannovesimo volumetto o tankōbon, sembrerebbe avere tutte le carte in regola per farsi ricordare negli anni a venire: è innovativo, curato, divertente e drammatico nelle giuste misure. L'autore, Horikoshi, classe 1986, è tutt'altro che uno sprovveduto. Ha già pubblicato alcune serie brevi, sempre per la casa editrice Shueisha, tra le quali spiccano Ōmagadoki Dōbutsuen e Barrage. My Hero Academia (Boku no Hīrō Akademia in patria) è la sua opera più longeva e attraverso essa Horikoshi cerca di trasmettere il suo amore per la cultura pop, i fumetti supereroistici americani targati Marvel, i manga d'avventura che lo hanno formato: Naruto, One Piece, Akira, Tekkonkinkreet e Boys on the Run. In questo senso, My Hero Academia - che frattanto ha generato due spin-off a fumetti parodistici - è un trionfo di citazioni, e Horikoshi è un autore che ha molto a cuore il feedback dei suoi lettori, ragion per cui trascorre parecchie ore a navigare in rete a caccia di commenti sulla sua opera per capire che cosa piace e cosa non piace, quindi aggiustare il tiro dove possibile.

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L'accademia degli eroi

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My Hero Academia racconta le disavventure di Izuku "Deku" Midoriya, un adolescente qualunque che vive in un'epoca in cui essere ordinari è l'eccezione, non la regola. Nel mondo di My Hero Academia, infatti, la stragrande maggioranza della popolazione mondiale ha sviluppato un Quirk, cioè un super potere che può assumere le forme più disparate. In questo mondo, quello dell'eroe è semplicemente un mestiere autorizzato dalle forze dell'ordine e i ragazzi frequentano scuole in cui imparare a controllare e contestualizzare i loro Quirk. Deku è un grande fan dell'eroe più famoso di tutti, All Might, e compensa la sua ordinarietà con un grande intuito e una maniacale attenzione per i dettagli. Tutto cambia quando il giovane incontra All Might in persona e questi, riconoscendo le potenzialità di Deku, decide di condividere con lui il suo più grande segreto, trasmettendogli il suo Quirk. Grazie all'intervento di All Might, Deku si iscrive all'accademia Yuei, praticamente una Hogwarts per supereroi, ma nell'ombra trama una setta di malvagi intenzionati a rovesciare l'ordine mondiale.

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Pur essendo uno shonen manga che rispecchia i canoni del genere, My Hero Academia in un certo senso li stravolge fin dall'inizio. Deku, non è il solito predestinato o un giovane pieno di insospettabili talenti combattivi: è un protagonista intelligente e acuto, un nerd con un taccuino pieno di informazioni su eroi e criminali, uno stratega che riflette pure troppo prima di agire. Horikoshi rovescia le aspettative anche nel senso opposto. Deku non riesce a controllare la sua super forza e ogni volta che la esercita finisce in infermeria con le ossa rotte e il corpo coperto di cicatrici. L'escamotage mette il protagonista in una posizione complicatissima fin dall'inizio, perché fondamentalmente sarebbe l'eroe più forte del mondo, se solo non si facesse male ogni volta che usa il suo Quirk. In questo modo, però, Horikoshi riesce anche a scandire in maniera più credibile e organica la crescita del suo protagonista, facendogli pian piano imparare a usare il suo potere, piuttosto che catapultarlo in una sequela di trasformazioni sempre più improbabili.

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In tal senso, My Hero Academia ricorda più Le bizzarre avventure di JoJo che Dragon Ball. Negli scontri, eroi e malvagi usano i loro super poteri in modo creativo e originale, ricorrendo raramente alla violenza fisica nuda e cruda. Horikoshi tratteggia un cast di personaggi pittoreschi che comprendono non solo i compagni di scuola di Deku, ma anche i criminali, gli insegnanti e i genitori. Questi ultimi, figure che in questo genere di produzioni sono solitamente relegate al ruolo di macchiette o misteriosi manipolatori, in My Hero Academia rivestono ruoli atipici e sorprendenti. La madre di Deku non è la solita sventola per cui stravedono tutti i suoi compagni, espediente intorno al quale si potrebbero costruire gag umoristiche a tutta forza, ma una donna pienotta e apprensiva. Il padre di un compagno di classe di Deku, Shoto Todoroki, è il rivale di All Might e l'eroe fiammeggiante che risponde al nome di Endeavor: Horikoshi rovescia ancora una volta le aspettative e, invece di caratterizzarlo come un borioso antagonista fino alla fine, lo mette anzi sotto i riflettori famigliari, smontandolo piano piano.

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Anche gli adolescenti che frequentano lo Yuei insieme a Deku riservano non poche sorprese: l'autore cerca di dare spazio a tutti, pur riservando un posto speciale all'immancabile rivale del protagonista, l'esplosivo Bakugo Katsuki. Forse My Hero Academia pecca un po' nella raffigurazione delle figure femminili, più che altro perché Horikoshi abbozza una serie di intrecci sentimentali senza mai avere il coraggio di esplorare a fondo dinamiche che in una storia di azione e avventura potrebbero risultare stucchevoli. La storia, tuttavia, inizia con un monologo di Deku, il narratore, che ci rivela essere diventato l'eroe più famoso di tutti i tempi, quindi l'autore potrebbe avere qualche asso nella manica anche in quel senso.

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L'anime

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La serie animata, realizzata dallo studio Bones - già famoso per produzioni del calibro di Eureka Seven, Soul Eater e RaXephon - conta attualmente una sessantina di episodi. Lo studio ha ricalcato fedelmente il tratto morbido e dettagliato di Horikoshi, impegnandosi nello sviluppo di animazioni fluide e spettacolari soprattutto nelle sequenze d'azione più importanti che una colonna sonora esaltante e piena di brio non manca mai di rendere memorabili. La regia è attenta, ma il ritmo in alcune puntate risulta forse fin troppo dilatato, sebbene sia la conseguenza di una sceneggiatura che si prende i suoi tempi per consolidare i colpi di scena migliori. Sotto questo punto di vista, studio Bones - che nel frattempo ha realizzato anche un lungometraggio, uscito nei cinema giapponesi soltanto da pochi giorni col sottotitolo Two Heroes - è stato categorico nell'escludere la produzione dei famigerati filler, gli episodi riempitivi, spesso di bassissima qualità, che servono a prendere le distanze dalla pubblicazione cartacea quando la serie animata rischia la sospensione.

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Dragon Ball è un'icona internazionale che nessuna opera riuscirà mai a spodestare, questo è abbastanza chiaro. My Hero Academia difficilmente riuscirà a scalfire la posizione che in questi anni ha assunto One Piece, la popolare serie piratesca di Eiichiro Oda. Eppure molti considerano My Hero Academia una specie di erede di Dragon Ball, anche se le due opere sono molto diverse sotto tanti aspetti. Sono i punti di contatto, tuttavia, quelli che contano veramente. Le vicende raccontate in My Hero Academia sono semplici e intuitive. L'autore distingue chiaramente gli eroi dai malvagi, gestendo gli immancabili percorsi di redenzione con naturalezza e senza forzature. Il cast è colorato, interessante e coinvolgente. La nostra speranza è che Horikoshi continui a sostenere l'ottima impostazione fino alla fine, evitando i tranelli in cui cascano prima o poi tutti i fumettisti nipponici.