Murderville, la recensione: crime improvvisato, crime fortunato?

La recensione di Murderville, la crime comedy che unisce il copione sopra le righe di Will Arnett all'improvvisazione delle prestigiose guest star, dal 3 gennaio su Netflix.

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Murderville: una scena della serie

Siamo circondati da crime comedy - che qualcuno ha già ribattezzato crimedy come nuovo genere ibrido - in queste settimane sulle varie piattaforme e canali tv che propongono una ricca offerta seriale. E così dopo Landscapers su Sky e NOW, The Afterparty su Apple Tv+, La donna nella casa di fronte alla ragazza dalla finestra su Netflix, sempre su quest'ultima piattaforma, colosso dello streaming, ecco arrivare Murderville, dal 3 febbraio tutta disponibile. Dopo gli esperimenti più o meno riusciti dei titoli precedentemente citati però, come spiegheremo in questa recensione di Murderville, forse stavolta è stato fatto il passo più lungo della gamba.

Crime improvvisato...

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Murderville: una foto di scena della serie

Premettendo che La donna nella casa di fronte alla ragazza dalla finestra non è un titolo, rispetto agli altri, che ha messo d'accordo tutti ma proprio per la sua surrealtà che sfocia nel trash ha diviso pubblico e critica, Murderville parte da un assunto e da un'idea di per sé originale e molto promettente. Ovvero unire il copione cucito a puntino su Will Arnett - comico del SNL e interprete di personaggi grotteschi e sopra le righe di moltissime comedy Usa - con una recitazione a braccio delle guest star prestigiose che di puntata in puntata vanno ad arricchire l'arredamento di questa crime comedy sui generis. Quindi questa volta il genere già ibrido si mescola all'improvvisazione di altrettanti anchorman (come Conan O'Brien, ospite della prima puntata) o di star di fama mondiale (come Sharon Stone qualche episodio più avanti). Purtroppo però il risultato non è all'altezza delle aspettative: da un lato perché la comicità di Arnett è troppo "figlia" di suoi vecchi personaggi-tipo e vira pericolosamente verso il caricaturale del suo Terry Seattle (già dal nome una garanzia, dato che ovviamente non è di quella città), un detective che vuole apparire duro e con grande esperienza di situazioni pericolose alle spalle ma sotto sotto vorrebbe portare a casa lo stipendio senza troppi scossoni, e allo stesso tempo farsi bello di fronte ai colleghi. Non aiuta in questo il rapporto conflittuale con la quasi ex moglie, nonché suo capo alla stazione di polizia, Rhonda Jenkins-Seattle (Haneefah Wood).

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...crime fortunato?

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Murderville: Will Arnett e Ken Jeong in un'immagine della serie

Dall'altro lo stuolo di guest star che vanno a impreziosire il racconto - dai veterani della commedia Annie Murphy di Schitt's Creek, Ken Jeong di Community e Una notte da leoni e Kumail Nanjiani di Silicon Valley e il recente Eternals del Marvel Cinematic Universe, fino al giocatore di football Marshawn Lynch e all'attrice di Parenthood Erinn Hayes - non riescono a fungere da perfetto contraltare per Terry/Will soprattutto perché la loro recitazione e la loro interazione con Arnett appare tutt'altro che spontanea e improvvisata, ma profondamente studiata a tavolino. Per quanto sia fisiologico che l'improvvisazione vada a braccetto con un briciolo di traccia scritta, qui l'impressione che arriva allo spettatore è quasi totalmente opposta. Di conseguenza proprio la peculiarità che dava a Murderville un'identità nel folto panorama seriale e, nello specifico, di quello crimedy, arranca nel portare sullo schermo l'ennesima dark comedy che faccia ridere o quantomeno sorridere il pubblico. È come se la serie - che nasce come adattamento dell'originale britannica Murder in Successville della BBC Three - voglia replicare il successo di Extras, la comedy in cui Ricky Gervais ospitava in ogni episodio delle star di successo in versioni sopra le righe di se stesse mentre lui e Ashley Jensen interpretavano delle comparse, in un discorso meta-cinematografico e televisivo, non riuscendoci.

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Murderville: una foto di scena

Qui la dimensione è piuttosto meta-narrativa e meta-crime e le guest star si ritrovano ad essere degli spiantati detective alle prime armi, delle reclute pronte a venir derise dal loro partner "esperto" e allo stesso tempo avere il potere nelle proprie mani, dato che saranno loro a decidere chi è il colpevole fra i possibili sospetti, con conseguenze ovviamente inaspettate e momenti che strizzano l'occhio ai talent show. È in questo frangente che forse Murderville riesce maggiormente, nel prendere in giro gli stessi stilemi del genere che a suo modo celebra: il detective fintamente macho e meno esperto di quanto voglia far credere, il mobbing fatto alle reclute, il voiceover che scimmiotta pensieri profondi e giochi di parole, l'interrogatorio seduti a cavalcioni sulla sedia per incutere timore al sospettato - interrogatorio che ad esempio inaspettatamente diventa un numero di magia ribaltandone i ruoli e mostrando paradossalmente più spontaneo stupore da parte di Arnett che della guest star di turno. Murderville è in fin dei conti uno spaccato della nostra società, un Pleasantville versione gialla in cui tutto intorno a noi, come nella realtà dei TG di tutti i giorni e dei podcast e delle docu-serie true crime che impazzano sempre più, porta a un possibile omicidio e una conseguente indagine con svelamento del colpevole.

Conclusioni

A chiusura della recensione di Murderville confermiamo come la crimedy – nuovo genere ibrido oramai collaudato – si inserisca nel sempre più folto panorama con una peculiarità nel soggetto – unire la recitazione collaudata e sopra le righe di Will Arnett all’improvvisazione delle guest star che di episodio in episodio arricchiscono il racconto – ma non raggiunga l’effetto sperato nella messa in scena, facendo arrivare allo spettatore spesso solamente un sorriso e non riuscendo a dare quella spontaneità alle situazioni che avrebbe giovato alla resa del racconto.

Movieplayer.it
2.5/5
Voto medio
5.0/5

Perché ci piace

  • L’idea alla base, presa in prestito dai britannici, di unire copione e improvvisazione per il genere crimedy.
  • Il prendere in giro alcuni stilemi del giallo e della detective story.
  • Will Arnett collaudato nella comicità fisica e grottesca…

Cosa non va

  • …ma che allo stesso tempo rischia di diventare la caricatura dei propri personaggi-tipo.
  • Le guest star che spesso sembrano più preparate che improvvisate.