Incredibile quanto lo script firmato da Giacomo Bendotti e Stefano Sardo sia in grado di viaggiare a corrente alternata, offrendo staffilate di innegabile verità sociale ad alcune scelte narrative che, però, girano senza una vera uniformità nel contesto narrativo principale. Del resto, nel marasma generale, Stefano Sardo definisce il suo Muori di lei un film "sul desiderio". Addirittura, e ragionandoci meglio in post-visione, lo spunto sembra arrivare direttamente da L'uomo che guarda di Moravia, poi riletto da Tinto Brass. Ora, Muori di lei non è un film erotico nel senso stretto del termine, ma ragiona come se lo fosse (e la vicinanza al maestro Brass dovrebbe essere intesa come un complimento): due grandi appartamenti, un marito annoiato, e una vicina attraente.
Muori di lei: maledetta passione

Letteralmente, il film di Sardo inizia con uno schizzo. Ce lo dice lo stesso protagonista, in voice-over (un voice-over che tornerà nel corso del film). Lui, il narratore nonché point-of-view del film, è Luca (Riccardo Scamarcio), insegnate di liceo abbastanza frustrato e incompiuto. Sua moglie Sara (Maria Chiara Giannetta) fa il medico, ed è quantomeno risoluta anche nella voglia di avere un figlio.

Tuttavia, siamo nel marzo del 2020: Conte sciorina i suoi famosi dpcm e l'Italia diventa "zona protetta". I turni di Sara sono massacranti, e Luca detesta la didattica a distanza. Serve lo stimolo. E quello stimolo arriva da Amanda (Mariela Garriga), la nuova dirimpettaia. Nemmeno a dirlo, tra i due nasce una focosa e incontrollata passione. Tuttavia, senza rivelare troppo, le conseguenze saranno inaspettate.
Il desiderio come spunto narrativo

A cominciare degli splenditi titoli di testa animati (realizzati da Sansone), in Muori di lei c'è una chiara cura estetica (anche se la fotografia di Francesco Di Giacomo ammicca un po' trollo alla color correction dei più tipici film streaming), e c'è pure una chiara cura musicale fin dal titolo che cita i Verdena (la soundtrack scelta funziona, così come lo score di Francesco Cesari, e ci aggiungiamo anche l'omaggio sempre gradito ai Sonic Youth), dall'altra parte, però, i temi toccati o solo sfiorati sembrano un po' troppi, accavallandosi e consumandosi a vicenda.
Il tradimento, l'ossessione verso una certa realizzazione, il desiderio di maternità, la routine, la procrastinazione tutta maschile, il concetto di chiusura e addirittura il contesto pandemico (funzionale ma non propedeutico: solo uno sfondo che si colloca verso un diametro reale e nulla più) si immergono in una sceneggiatura che, in alcuni passaggi, rasentano la didascalia e lo slogan (come la trasversale rivalità di genere, consumata in fila per entrare al supermercato), risultando fin troppo ridondante rispetto all'intimità di uno spunto che avrebbe giovato di una funzionale sottrazione, anche rispetto al finale, fin troppo velocizzato al netto di una storia estremamente ramificata, e basata su un castello di lucide menzogne.
Se la vita è questione di punti di vista, quello scelto da Sardo segue una rotta mediale che non incide a dovere: per volere o per caso, Muori di lei rispecchia totalmente il discutibile profilo di Luca, un uomo comune senza particolari doti, incapace di portare avanti le cose. Irrisolto emotivamente, banale anche nelle sue aspirazioni da eroe che passano attraverso un tradimento consumato voracemente. E se la tagline del film ci ripete il pericolo nascosto dietro i nostri desideri, ecco che lo schema è servito: ma nonostante ci sia un intreccio capace di esaltare le corde più torbide del noir - sfidando ogni convenzione di genere, e non solo cinematografico - sembra che Muori di lei si perda proprio al centro della matassa, senza trovare i necessari bandoli.
Conclusioni
Stefano Sardo dimostra di saper utilizzare il mezzo cinematografico, optando per una messa in scena elegante e avvolgente. Tuttavia, gli spunti e le strutture da film erotico potevano essere più marcate: il film si blocca per i troppi temi, che confluiscono in un finale che appare, però, slegato e poco convincente. Ottime scelte musicali, e una sempre sorprendente Maria Chiara Giannetta.
Perché ci piace
- Una cura musicale ed estetica.
- Maria Chiara Giannetta è una continua sorpresa.
- Lo spunto da film erotico...
Cosa non va
- ... che si blocca senza arrivare fino in fondo.
- Un finale che appare slegato.
- Troppi temi tutti insieme.