Mozart in the Jungle, la serie tratta dall'autobiografia Mozart in the Jungle: Sex, Drugs, and Classical Music di Blair Tindall, ritorna, da mercoledì 7 marzo alle 21.15 su Sky Atlantic e su Sky on Demand, con gli episodi della quarta stagione che continuano la storia del direttore d'orchestra Rodrigo De Souza e dell'oboista Hailey Rutledge.
Le nuove dieci puntate riprendono il racconto della loro vita privata e professionale, mostrando quello che accade dopo la trasferta italiana e il ritorno a New York, città in cui i protagonisti non rimarranno però a lungo, spostando l'attenzione in questa occasione al Giappone e alle sue affascinanti tradizioni.
A occuparsi del progetto prodotto da Amazon Studios, che nel 2016 ha conquistato due prestigiosi premi Golden Globes, sono ancora una volta Roman Coppola, Jason Schwartzman, Alex Timbers e Paul Weitz.
Leggi anche: Mozart in the Jungle: sesso, droga e sinfonie
Amori e ambizioni nel mondo della musica classica
Hailey (Lola Kirke) e Rodrigo (Gael García Bernal), all'inizio di questi episodi inediti, sembrano ormai determinati a essere una coppia fissa e il loro rapporto sembra appare passionale e stabile, fino a una trasferta all'estero che causerà qualche difficoltà alla coppia. Rodrigo cerca inoltre nuove fonti di ispirazione, ritrovandosi a fare da cameriere pur di aiutare un giovanissimo musicista a continuare i suoi studi, a collaborare con il coreografo visionario e fuori dagli schemi Egon (John Cameron Mitchell), e a confrontarsi con un inaspettato collega, dall'approccio "robotico". Hailey, invece, dopo un breve ritorno a casa che permette di scoprire qualche dettaglio in più relativo al suo passato e al complicato rapporto con il padre, continua a intraprendere la sua carriera come direttore d'orchestra partecipando anche a un prestigioso concorso internazionale che si svolge in Giappone.
La violoncellista Cynthia Taylor (Saffron Burrows), nel frattempo, si ritrova nuovamente alle prese con un infortunio che potrebbe rovinare la sua carriera, l'ex direttore di orchestra della Filarmonica di New York Thomas Pembridge (Malcolm McDowell) individua una nuova occasione per dimostrare il proprio talento e gettare le basi per una fase inedita della sua vita artistica, e Gloria Windsor (Bernadette Peters) riceve una proposta lavorativa che potrebbe essere complicato rifiutare e deve cercare un modo per rimediare a un cedimento strutturale durante un concerto davvero importante, situazione che la obbliga a cercare potenziali sostenitori per l'orchestra.
Leggi anche: Dalla carta al piccolo schermo: quando le serie TV nascono dalle pagine di un libro
Un cast di livello alle prese con l'evoluzione dei protagonisti
Le dieci puntate mantengono l'ottimo equilibrio tra gli elementi più leggeri e divertenti con un'interessante rappresentazione della vita interiore degli artisti, divisi tra il proprio desiderio di creare e la necessità di formare dei legami profondi in un mondo caratterizzato da un'aspra competizione e ancora piuttosto chiuso nei confronti delle donne che cercano di farsi strada in posti di prestigio.
Nonostante il numero limitato di episodi prodotti e la loro durata di soli trenta minuti, Mozart in the Jungle riesce ancora a dare uno spazio equilibrato ed adeguato ai protagonisti, costruendo in modo efficace un percorso di trasformazione per ognuno di loro.
Gael García Bernal è completamente a suo agio nel mondo di Rodrigo e delle stranezze che contraddistinguono il compositore, dal suo dialogare con gli artisti del passato ai comportamenti sopra le righe, mentre Lola Kirke, in particolare nella parte della storia ambientata in Giappone, riesce a dare maggiore spessore e vulnerabilità al suo personaggio, sempre alle prese con una certa dose di insicurezza e, al tempo stesso, consapevole del proprio desiderio di affermarsi in modo indipendente, senza essere messa in ombra dalle altre persone che fanno parte della sua vita. Il feeling esistente tra i due interpreti permette inoltre di sostenere con bravura il rapporto tra i due personaggi, seguendone i momenti più romantici e quelli maggiormente emozionanti e malinconici.
Ad aumentare il livello di comicità sono le interazioni tra Gloria e Thomas, interpretati in modo brillante da McDowell e Peters, che regalano dei momenti esilaranti, tra karaoke improvvisati, litigi epici e battute taglienti.
Tra i tasselli che compongono la narrazione uno dei più interessanti e soddisfacenti è poi quello dedicato alle lezioni a una giovanissima orchestra che deve affrontare gli sbalzi d'umore di Rodrigo e i problemi dei loro prestigiosi insegnanti, un po' a disagio nel gestire i talenti in erba.
Leggi anche: Berlino 2018: Gael García Bernal, red carpet tra flash e proteste
Una regia a tratti sorprendente ed emozionante
Paul Weitz e Roman Coppola firmano le puntate chiave della stagione e Ichi Go Ichi E, con la sua capacità di portare sul piccolo schermo le tradizioni giapponesi, si conquista uno spazio prestigioso nella top 3 degli episodi migliori dello show. Coppola, che si è occupato della regia e della sceneggiatura, ha saputo infatti creare un'atmosfera unica per immergersi nei pensieri di Rodrigo e Hailey, seguendone le riflessioni in modo coinvolgente e suggestivo, fino a un epilogo che lascia il segno sulla storia dei due protagonisti.
Gli autori hanno inoltre dimostrato di essere in grado di rinnovare la narrazione in modo costante, rendendo ogni stagione diversa dalla precedente pur proseguendo in modo coerente l'evoluzione della trama. A contribuire al buon risultato finale c'è anche l'introduzione di numerose guest star, come ad esempio il potenziale investitore amante della tecnologia affidato a Masi Oka, che propongono continuamente delle novità utili a mantenere viva l'attenzione e il divertimento. Il progetto, in queste puntate, espande anche l'attenzione su altre forme d'arte come la danza contemporanea, sottolineandone la capacità di creare opere in grado di farci riflettere e incantare.
Lo show, grazie all'ottimo livello tecnico (da segnalare anche l'ottima fotografia che contribuisce a creare l'atmosfera, dai colori brillanti nei parchi newyorchesi a quelli pastello delle visioni giapponesi) e artistico, si propone come una delle visioni seriali più piacevoli e soddisfacenti degli ultimi anni, a prescindere dalla modalità con cui ci si avvicina alla visione, permettendo agli spettatori di apprezzare lo show sia con un episodio a settimana sia compiendo una vera e propria maratona.
Leggi anche: Guida ad Amazon Prime Video: come funziona e cosa guardare
Conclusione
Mozart in the Jungle, sfruttando nel modo migliore la collaborazione con artisti che conoscono molto bene il settore e la bravura delle persone coinvolte nel progetto, mantiene alto il proprio livello anche nella quarta stagione. Le puntate regalano un coinvolgente alternarsi di commedia e dramma, sorprendendo con un racconto pieno di brio e ritmo che non esita ad assumere sfumature malinconiche e ritornare su un territorio più realistico e meno surreale per equilibrare le pazzie di Rodrigo e le apparizioni a sorpresa di maestri del passato.
Ai Golden Globes, un paio di anni fa, è stato Gael García Bernal a veder premiata la sua interpretazione, tuttavia dovrebbe essere l'intero cast meriterebbe di vedere il proprio lavoro riconosciuto e celebrato.
Senza mai concedersi una pausa, la serie sembra infine voler gettare le basi per il proprio futuro lasciando agli spettatori il desiderio di scoprire cosa accadrà ai protagonisti.