Mostra del Cinema di Venezia: la commozione di Alberto Barbera per un programma artisticamente urgente

Dietro il tumulto di un mondo in fiamme, la Mostra di Venezia 82 risponde con un'offerta cinematografica che vuole divincolarsi dalle zone di comfort. Senza aver paura di emozionarsi. E forse c'è già un possibile Leone d'Oro: il film di Kaouther Ben Hania.

Il manifesto di Manuel Fior

"Benvenuti e bentornati, ogni anno mi prometto di essere più breve nel mostrarvi il programma. Dunque, cominciamo subito". Risoluto, appassionato e come sempre impeccabile, il direttore Alberto Barbera, annuncia - come da tradizione - i (molti) film che compongono il programma della 82esima Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica la Biennale di Venezia. "Mai come in questi anni, il cinema è tornato ad essere lo specchio del presente, l'invito alla riflessione sui temi della contemporaneità, la cartina di tornasole del reale e dei suoi irrisolti conflitti", spiega il direttore, nelle note stampa.

Portobello Marco Bellocchio Fabrizio Gifuni
Portobello, i primi due episodi in programma a Venezia 2025

Effettivamente, scorrendo i titoli, c'è la sensazione che la Venezia numero 82 sia ancorata al presente "Senza la pretesa di fornire risposte a problemi la cui complessità si sottrae all'illusione di facili soluzioni", prosegue Barbera, "I film di questa Mostra inducono a un atteggiamento di scoperta, offrono punti di vista articolati e a volte contraddittori, rimandano senza sosta all'irriducibile ricchezza dell'esperienza umana e all'opacità della condizione individuale, sociale e politica i in cui ci troviamo immersi".

Una Mostra, non un Festival

Dunque, se bisogna sostenere la qualità cinematografica in una prospettiva futura, puntando ad una Mostra e non di certo ad un Festival, nella lunga lista di opere pronte a sbarcare al Lido eccone ben diciannove nella sezione Orizzonti (sparita la sezione Orizzonti Extra), aperto da Mother di Teona Strugar Mitevska. In mezzo anche Divine Comedy di Ali Asgari e Rose of Nevada di Mark Jenkin. Come sempre, un'attenzione alla durata dei film, sia da parte nostra sia da parte del Direttore Barbera, che ha lanciato una mezza occhiataccia alle tempistiche eccessive di molte produzioni: "Lo standard quest'anno sembra sia settato tra le due ore e le due ore e mezza. Uno standard forse preoccupante, soprattutto per chi deve fare la programmazione", spiega. L'esempio massimo? Il documentario Director's Diary di Aleksandr Sokurov, Fuori Concorso, dura cinque ore.

La Valle Dei Sorrisi
Riondino in La valle dei sorrisi

Sempre tra i titoli Fuori Concorso, oltre ai documentari su cinema e musica (tra cui Nino D'Angelo e il festival di Newport) e ai titoli non-fiction (ben quindici), anche le serie. Portobello di Bellocchio ("solo i primi due episodi, Marco non ha ancora finito", confida Barbera), poi Un Prophète di Enrico Maria Artale (otto episodi in totale), Etty di Hagau Levi (sei episodi) e Il mostro di Stefano Sollima (quattro episodi). Occhio poi al corto How to Shoot a Ghost di Charlie Kaufman. Capitolo lungometraggi: se Chien 51 di Cedric Jimenez chiude la Mostra, sentito l'omaggio ad Antonio Capuano con il suo L'isola di Andrea.

Curiosi di vedere sia Il Maestro di Andrea Di Stefano sia La valle dei sorrisi di Paolo Strippoli. Presente After the Hunt: Dopo la caccia di Guadagnino che, secondo le parole di Barbera, è stato volutamente indirizzato dalla produzione per essere presentato Fuori Concorso. Una gustosa nota a margine. Qua e là, tra le varie sezioni, segnaliamo anche l'opera seconda di Carolina Cavalli, Il Rapimento di Arabella; Motor City di Posty Ponciroli, un gangster movie senza dialoghi e Megadoc di Mike Figgs su Megalopolis, capolavoro imperfetto di Francis Ford Coppola.

I film in programma al Lido: un'Italia alternativa

Jay Kelly George Clooney
George Clooney in Jay Kelly

L'altra nota interessante, dal diametro concettualmente sociale nonché politico, arriva ancora dalle note firmate da Barbera che accompagnano il programma della Mostra del Cinema. Ovvero: "A dispetto dei molti cantori della morte del cinema e della gran quantità di prodotti (a stento definibili 'film') di scarso o nullo interesse, sono molte le opere che testimoniano della inesausta capacità dalla settima arte di alimentare senza sosta il nostro desiderio di cinema".

La Grazia Toni Servill
Toni Servillo nella prima foto de La Grazia

Un filo rosso che sembra prendere vita fin dal manifesto, splendido, firmato da Manuel Fior (rompendo il filone decennale di Mattotti). C'è Venezia, ci sono i richiami ad un certo fantastico, e quindi alla creazione di un sogno dall'orizzonte sconfinato, allungandosi fino ai titoli in Concorso. Ventuno, uno in meno dello scorso anno. Del resto, "mi riprometto sempre di arrivare a diciotto, non ci riesco mai", scherza Alberto Barbera. Si inizia con La grazia di Paolo Sorrentino, si prosegue con la commedia Jay Kelly di Noah Baumbach (dal cast gigante), troviamo il ritorno di Kathryn Bigelow con A House of Dynamite. Puntuale la presenza di Frankenstein di Guillermo del Toro - "un film spettacolare, Netflix non ha lesinato sui mezzi messi a disposizione" -, mentre per l'Italia in concorso ecco Elisa di Leonardo Di Costanzo, Un film fatto per bene di Franco Maresco, Duse di Pietro Marcello, che torna dopo il capolavoro Martin Eden, e Sotto le nuvole di Gianfranco Rosi, un documentario su Napoli.

La commozione di Alberto Barbera

Al Lido Jim Jarmusch con Father Mother Sister Brother, un "film bellissimo" definito da Barbera, entusiasta di averlo strappato a Toronto. Prevedibile la presenza di Bugonia di Yorgos Lanthimos. Occhi aperti per Orphan di Laszlo Nemes, "un film che racconta un figlio che aspetta il ritorno di un padre". In concorso pure l'atteso The Smashing Machine di Benny Safdie.

The Voice Of Hind Rajab
The Voice Of Hind Rajab

E poi c'è soprattutto The Voice of Hind Rajab di Kaouther Ben Hania che, per quanto possa valere, puntiamo come possibile favorito al Leone d'Oro. I motivi? Tanti. A cominciare dalla storia vergognosamente vera; quella di una bambina di sei anni intrappolata in un'auto, a Gaza, mentre tentava di fuggire da un attacco dell'esercito israeliano. Un film già sconvolgente, girato utilizzando le autentiche registrazioni audio intercorse tra la bambina, i soccorritori della Mezza Luna, lo zio e la madre. Alberto Barbera, presentando il film, non trattiene lacrime né la commozione, "un film che susciterà impressioni e spero non polemiche", dice. Un'emozione sincera quella del direttore, e forse indicativa di un programma artisticamente urgente che, con potente delicatezza, ci spinge fuori dalla solita comfort zone.