Nel 1995 una nuova realtà si è affacciata nel mondo dell'animazione. Una forza nuova, coraggiosa e originale, che si è presentata con un biglietto da visita che si è fatto notare e si è ritagliato un spazietto nel cuore degli spettatori. Toy Story è oggi un classico, che ha dato vita a due seguiti e si prepara a generarne un altro, ma allora appariva come qualcosa di diverso, insieme tradizionale e innovativo, una prima deviazione in un settore che non sembrava intenzionato ad abbandonare la sicura strada che aveva percorso fino a quel momento. E non solo per la tecnica, per la CGI che presentava al grande pubblico, ma per le idee.
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Ma se dopo i primi due Toy Story e A Bug's Life ci poteva essere ancora qualche dubbio sulla capacità di stupire di una realtà giovane e nuova come la Pixar, ad inizio 2002, esattamente il 15 marzo di quell'anno, arrivava nelle nostre sale un film che spazzava via qualunque dubbio ci potesse ancora essere. Monsters & Co. rappresenta il primo vero caso in cui lo studio di John Lasseter ha giocato a carte scoperte ed ha mostrato che quella che stava percorrendo non era solo una piccola deviazione dalla strada principale: era la nuova strada dell'animazione occidentale.
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Verso la Computer Graphic ed oltre
Quando ci ha portati a Mostropoli per immergerci in un mondo diverso dal nostro, per farci conoscere i suoi abitanti mostri, i loro problemi e le loro routine, la Pixar aveva già raggiunto un livello tecnico impressionante ed aveva appena affrontato una prima missione impossibile: rendere in modo realistico il pelo di Sulley, uno dei due mostruosi protagonisti di Monsters & Co., quello che insieme al buffo e tondeggiante Mike formava una irresistibile coppia di spaventatori, impegnata quotidianamente a intrufolarsi nelle camere da letto dei bambini umani per strappare loro le urla che forniscono energia alla loro città. Subdoli bambini umani, visti come esseri pericolosi da mostri addestrati per queste missioni quotidiane.
Perché è qui il genio della Pixar, forse alla sua prima dimostrazione pratica: il rendere i mostri i protagonisti della storia, ponendo la piccola, adorabile, Boo nella posizione di temibile minaccia. Gli abitanti di Mostripoli vivono infatti con lo spauracchio di questi temibili esseri umani e ne sfruttano le potenzialità energetiche stando bene attenti a non esserne contaminati, a tenerli ben distanti, dietro i portali che permettono loro di arrivano nel nostro mondo, agire e fuggire senza correre troppi rischi.
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Le porte dell'immaginazione
Solo quando la piccola Boo arriva a Mostropoli al seguito di Sulley dopo che il mostro le ha fatto visita, quando il peloso protagonista ed il suo compagno d'avventura Mike si trovano loro malgrado ad aver a che fare con lei, l'idea che i mostri hanno degli umani può finalmente cambiare e quei portali diventano un'opportunità piuttosto che una minaccia. Portali rappresentati da decine, centinaia, forse migliaia di porte, che il complesso sistema messo in piedi dalla Monsters, Inc. per raccoglier energia usa per accedere alle camerette dei bimbi umani. Un'altra trovata geniale di Lasseter e soci, che acquista un valore simbolico potente, oltre ad essere strumento narrativo di purissima efficacia, che trova la sua apoteosi nella complessa sequenza in cui Sulley e Mike devono affrontare il loro antagonista Randall e riportare la piccola Boo a casa.
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I personaggi, le emozioni, le storie
Eppure la costruzione dell'intreccio, gli spunti geniali, le trovate narrative e visive, le citazioni e gli ammiccamenti, oltre alla costruzione di una città di mostri credibile e capace di scimmiottare il nostro mondo, non varrebbero nulla senza i personaggi di Monsters & Co.: se come spettatori ci appassioniamo, divertiamo ed emozioniamo è per il cuore di Sulley e Mike, per la piccola Boo ed anche per l'odioso Randall, perché i personaggi Pixar riescono ad essere vivi e render vive le loro storie, a varcare quel muro trasparente ma solido che li separa da noi, a trovare quella porta magica e colorata che gli permette di entrare direttamente nella nostra cameretta. Promettendo emozioni e non spaventi.
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