Monster: La storia di Ed Gein, recensione: una grande riflessione sul potere delle immagini

Charlie Hunnam indossa i panni di uno dei killer più influenti della storia in una serie che riesce ad andare oltre l'orrore. Esaltando il valore (pericoloso) delle immagini. Su Netflix.

Charlie Hunnam nel banner di Monster: La storia di Ed Gein

Occhi, mani, piedi. Il corpo che trema e scalpita, spiando e bramando un desiderio violento e distruttivo. Inizia così Monster: La storia di Ed Gein, terzo capitolo antologico della serie Netflix creata da Ryan Murphy e Ian Brennan. In mezzo, per sfatare ogni dubbio, l'orrore e il disgusto nella declinazione narrativa di cosa si celi dietro la mente di un serial killer.

Monster Serie Netflix
Charlie Hunnam è Ed Gein

Diversa dai precedenti capitoli, e se vogliamo ancora più oscura (probabilmente anche la migliore), Monster: La storia di Ed Gein non ragiona solo sul profilo del protagonista, ma sul contesto sociale, politico e culturale di un'epoca a cavallo, e sempre più assoggettata alla forza delle immagini. Infatti, nelle otto puntate da un'ora, dirette in alternanza da Max Winkler e Ian Brennan, la mente perversa e alterata di Gein viene riletta ed estrapolata, e correlata alla suggestione di una violenza indotta che non conosce tempo e spazio.

Monster: La storia di Ed Gein, dietro le quinte di uno dei killer più famosi d'America

A proposito, Monster: La storia di Ed Gein si allunga e si allarga, spostandosi dal Wisconsin alla Germania nazista, per arrivare alla ruggente Hollywood delle star e degli Studios. Avanti e indietro, intanto che Gein, figlio maledetto di una madre spietata, portava avanti i suoi "progetti di famiglia". Se potrebbe essere riduttivo parlare di trama, basti dire che Edward Theodore Gein, detto Ed, è stato uno dei più efferati criminali americani. Inutile fare la conta delle vittime, ma è importante sottolineare quanto il profilo di Ed sia legato ad un certo immaginario, in quanto era solito (anche) disseppellire i cadaveri (tutte donne), scuoiare le sue prede, violarne i corpi. E poi? Poi meglio fermarsi con la lista degli orrori.

Monster Scena Serie Charlie Hunnam Suzanne Son
Charlie Hunnam e Suzanne Son, che interpreta Adeline Watkins

Gein, letteralmente indossato da Charlie Hunnam - con efficacia scenica, bravura e pure un certo coraggio -, è indottrinato dalla violenza soffiata dall'Olocausto e dal mito disumano di Ilse Koch (Vicky Krieps), la "cagna di Buchenwald", come veniva chiamata, macchiandosi di indicibili e rivoltanti crimini, "scoperta" da Ed nei fumetti pulp che si passavano sottobanco nel 1945. Anno cruciale per Ed Gein, perché il 29 dicembre la madre (Laurie Metcalf) passò a miglior vita. Un evento che spingerà l'uomo verso un pozzo nero e melmoso, liberando definitivamente gli istinti più brutali. Una figura che influenzerà la cultura americana (che respira violenza fin dalla sua scoperta), cambiando le regole del terrore. Una suggestione che verrà colta da Alfred Hitchcock (interpretato da Tom Hollander), adattando il romanzo di Robert Bloch nel capolavoro Psycho, interpretato da Anthony Perkins (in Monster con il volto di Joey Pollari), e direttamente ispirato a Gein.

Il potere del cinema (e dei mostri) secondo Alfred Hitchcock

Monster Scena Serie Netflix
Lo sguardo di Hunnam nei panni di Ed Gein

Più punti d'osservazione, più chiavi di lettura, facendo del montaggio incrociato il metro stilistico di riferimento. Un incrocio costante, e un parallelo tra realtà e violenza, tra immaginazione e suggestione. Intanto che il ritmo si alza, per poi placarsi, come fosse una fisarmonica. A proposito di musica: tocco di classe la colonna sonora di Nick Cave e Warren Ellis, che stride e graffia citando direttamente quella leggendaria di Psycho. E le citazioni, in Monster, non finiscono qui: la serie cita Halloween, It Follows e Non aprite quella porta. Un gioco meta-cinematografico in cui il cinema stesso diventa materiale malleabile, e continuamente adattabile. Come se fosse una maschera, a volte confortante a volte orrorifica. Se dovremmo soprassedere sul discutibile trucco prostetico di Tom Hollander, è proprio Alfred Hitchcock (uno che di manie se ne intende) ad essere il punto di contatto tra l'uomo, la maschera e il mostro.

La potenza delle immagini

In questo senso, se la morbosa voglia di spulciare la vita di Gein sfiora gli abissi voyeuristici e pruriginosi (nella totale esaltazione del crime drama basato su storie vere), lo show di Ryan Murphy - mettendo sullo stesso piano Gein, Ilse Koch e Anthony Perkins - ha l'audacia e l'intelligenza di spostare l'attenzione verso la sobillazione indotta dalle immagini. Ed, secondo Hitchcock, ha visto "la verità".

Unnamed
Una scena della serie

Dietro le sue gesta c'è l'emulazione, l'attrazione, la normalizzazione dell'orrore (tema drammaticamente attuale) che passa in mezzo alla maniacale ossessione per il sangue e il sesso, creando un cortocircuito tanto intimo quanto sociale. I cannibali, i racconti del mare del sud, le teste tagliate e i campi di concentramento. Ed Gein ha vissuto a portata del male perpetrato dai nazisti, quando l'uomo negava Dio. Charlie Hunnam lavora quindi sulla voce, sulla postura e sullo sguardo pur giocando sul filo dell'intimità e della sottrazione, in quanto la serie segue principalmente il tatto e la vista del killer, costruendo così un profilo di grande impatto.

Una serie nel segno di Ryan Murphy

Se il tocco marcato di Ryan Murphy si vede e si sente (non poteva essere altrimenti, data la sua metrica) Monster: La storia di Ed Gein ha però la capacità espandere il racconto, portando a galla il valore dello storytelling. Come? Scegliendo la finzione più vera di una narrazione (cinematografica o seriale) che mostra l'uomo per com'è, vittima e carnefice di una società perbenista che spinge a soffocare gli impulsi, portando alla pazzia. Un peso interiore che si tramuta in malattia. Ginefilia, necrofilia, schizofrenia. Del resto, Frankenstein, Dracula o Il Fantasma dell'Opera ormai non funzionano più. Lo spettatore ha scoperto un nuovo mostro: sé stesso.

Conclusioni

Monster: La storia di Ed Gein, forse, è il migliore tra i tre capitoli della serie antologica Netflix creata da Ryan Murphy e Ian Brennan. In otto puntate, la serie esplora l'orrore dietro la mente del serial killer Edward Theodore Gein, capace di influenzare l'immaginario sociale e culturale. Interpretato da un eccezionale da Charlie Hunnam (come si dice, al ruolo della vita), lo show non si concentra solo sul profilo di Ed, ma anche sul contesto di un'epoca imbevuta di violenza. Tra vera finzione e numerose citazioni, vengono analizzate le suggestioni che portarono Ed Gein a compiere i brutali crimini, a cominciare dall'influenza malvagia della nazista Ilse Koch. La serie si sposta tra il Wisconsin e la Germania, arrivando fino all'Hollywood di Alfred Hitchcock. Infatti, la sceneggiatura si sofferma su quanto Gein abbia ispirato Psycho, cambiando le regole del terrore. Elegante, brutale, satura e ossessiva, lo show targato Murphy riflette sull'ossessione per l'orrore e sul potere delle immagini, mettendo in discussione la stessa natura umana.

Movieplayer.it
4.0/5
Voto medio
N/D

Perché ci piace

  • La bravura di Charlie Hunnam.
  • Il tono generale.
  • Musica e ritmo.
  • Le molteplici letture.

Cosa non va

  • Il trucco prostetico di Tom Hollander.
  • Il doppiaggio italiano...