Monarch, la recensione: una serie tv tra musica country e family drama, troppo drama

Chiede troppa sospensione dell'incredulità Monarch, proponendo una serie tv che sembra davvero anacronistica nel 2022 e spreca il talento degli interpreti, a partire da Susan Sarandon.

Monarch, la recensione: una serie tv tra musica country e family drama, troppo drama

C'è posto per una sola regina.

A volte ci sono dei progetti seriali a cui si fa davvero fatica a dare un senso di esistere. Sarà forse per riempire il vuoto lasciato da Empire e dal suo spin-off Star, poiché ne mantiene tutte le caratteristiche ma trasportandole nella musica country, ma FOX ha partorito Monarch, la nuova serie dal 23 novembre su Sky Serie e NOW con appuntamento settimanale. Inganni, bugie e tradimenti sono le note principali di un family drama senza esclusione di colpi ambientato nell'esagerato mondo della musica country, ma andiamo davvero troppo oltre la soglia dell'incredulità, come spiegheremo nella recensione di Monarch.

Una famiglia non come tutte le altre

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Monarch: Susan Sarandon in una scena della serie

I Roman sono la famiglia reale della musica country, capitanata dalla star Dottie Cantrell (il Premio Oscar Susan Sarandon) e il cantautore Albie (Trace Adkins, già visto in tv in Avvocato di difesa), coppia di facciata assolutamente perfetta ma che nel privato ha i propri problemi, e lui anche pubblicamente con il controllo della rabbia. Hanno tre figli, la primogenita Nicky Roman (Anna Friel, Pushing Daisies), che dovrebbe prendere l'eredità e il palco dalla madre quando si ritirerà, Luke (Joshua Sasse, che aveva già dimostrato le proprie doti canore in Galavant), CEO della Monarch Records, l'etichetta discografica di famiglia e la n°1 per il country, e la "piccola di casa" Gigi (Beth Ditto, On Becoming a God), che da tempo si è allontanata da quel mondo fatto di strass, chitarre fatiscenti e luci della ribalta spesso ingrate.

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Monarch: una scena della serie

Ovviamente anche il rapporto tra fratelli è carico di tensioni, soprattutto per l'eredità musicale e artistica che lascia Dottie, che ha scoperto di essere molto malata e quindi deve preparare il terreno a chi prenderà il suo posto nello showbiz, come il Lucious Lyon di Terrence Howard. Un mondo crudele quello della musica, come sappiamo, che qui viene dipinto al limite della ferocia senza esclusione di colpi: un mondo che non ha mai accettato completamente Nicky come solista ma solo come spalla, mentre la donna deve affrontare anche dei problemi coniugali col marito, nel mondo dello spettacolo anche lui ma come attore. Intanto anche Luke non sembrava avere la stoffa per diventare una star del country, almeno agli occhi del padre, così come Gigi, che i genitori spedivano nelle varie estati tra un campo per obesi e uno per gay. La più giovane dei Roman è riuscita però a costruirsi una vita lontano dai riflettori e con una moglie che ama, ma il venire risucchiato di nuovo in quel mondo la farà ripiombare nel baratro dei segreti e tradimenti.

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Eredità senza quartiere

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Monarch: Susan Sarandon in una scena

Questo quadretto familiare che abbiamo appena dipinto dovrebbe far capire più o meno il tono che si trova affrontando la visione della serie, ma i picchi di esagerazione e sospensione d'incredulità richiesta allo spettatore sembrano non avere fine (ad un funerale c'è un ologramma della defunta, che presenta la funzione, crediamo non serva aggiungere altro). La creatrice Melissa London Hilfers voleva restituire il Texas duro e puro e tutti gli eccessi e le drammatizzazioni, tanto sul palco quanto nella vita privata, di una famiglia che è stata per anni il cuore della musica country, e vorrebbe continuare ad esserlo senza mollare mai. I livelli di cringe e trash raggiunti dallo show sono però raramente stati visti in altri prodotti seriali, e ci sembra di essere al proverbiale "salto dello squalo" fin dall'inizio.

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Monarch: una foto di scena

Non poteva mancare l'elemento crime - tanto di moda e già utilizzato anche in Empire - a completare lo spartito di Monarch: ciò arriva in parte dal passato di Dottie, attraverso i ricordi di un misterioso incendio, in parte dal futuro di Albie, che tre mesi dopo gli eventi raccontati sembra stia per compiere qualcosa di terribile. Ci vorranno 11 episodi per arrivare al bandolo della matassa, tra colpi di scena, rivelazioni sconcertanti, una battaglia a colpi di microfono e tanta retorica familiare. Anche la recitazione degli interpreti risente della scrittura e della storia raccontata, finendo per assecondare quell'eccesso teatrale esasperato. La messa in scena è scintillante e gioca con le luci e i riflettori (e un trucco spesso eccessivo) sempre per entrare appieno in quel mondo, proprio come faceva Empire. Dove avrebbe potuto brillare è nelle canzoni originali, come aveva fatto ad esempio Nashville per rimanere nel genere country, ma preferisce invece puntare più al lato divino-familiare del country che a quello romantico: le caratteristiche eccessive lì erano bilanciate dalla dolcezza di alcune storie e personaggi, che qui è davvero difficile riuscire a trovare.

Conclusioni

Ci dispiace non riuscire a salvare molto della serie alla fine della recensione di Monarch ma è davvero anacronistico nel 2022 proporre una serie sulle lotte intestine familiari nella musica country. Questo soprattutto a causa dell'eccesso che spesso è gratuito e volto a stupire, più che funzionale alla trama, così come di alcune storyline al limite del reale e della parte crime. La dimostrazione che un super cast non fa una super serie tv.

Movieplayer.it
2.0/5
Voto medio
3.0/5

Perché ci piace

  • Il cast scelto, a partire da Susan Sarandon, Anna Friel e Joshua Sasse…

Cosa non va

  • …che però soffre della scrittura eccessiva e sopra le righe della storia raccontata.
  • L’aspetto crime non puramente necessario, così come alcune storyline al limite del reale.
  • È proprio la genesi del progetto che si sembra anacronistica e uno spreco di talenti.