Nell'elenco impietoso dei fallimenti di una vita, la bella ex pasticcera Annie ha appuntato il crack della sua amata attività lavorativa, un impiego attuale che non la stimola, una vita sentimentale quanto mai vuota, o peggio piena di rapporti sbagliati, e un ménage familiare segnato dalla presenza di una madre sui generis (si imbuca alle riunioni degli alcolisti anonimi per trarre ispirazione per la sua non meglio precisata attività artistica) e da due coinquilini decisamente svitati.
Solo un elemento può peggiorare il quadro deprimente di un'esistenza tormentata: il matrimonio della migliore amica Lillian, una donna che, a differenza sua, dalla vita ha avuto solo soddisfazioni. Siamo a Milwaukee, la città di Happy Days, e la felicità di un'amica val bene qualche faticosa incombenza. Così, facendo buon viso a cattivo gioco, Annie accetta il ruolo di damigella d'onore. Quello che non sa è che da quel momento dovrà fronteggiare le pericolose attenzioni di Helen, la 'nuova' migliore amica di Lillian, un concentrato di perfidia ed eleganza che mira a sostituire Annie nel cuore della futura sposina. E per far questo non risparmierà carognate e colpi bassi. Del gruppo di 'signore in rosa' che devono impreziosire il giorno più bello di Lillian fanno parte anche altre tre pittoresche assistenti nuziali, la casalinga disperata Rita, la sognante neomogliettina Becca e Megan, agente governativo in sovrappeso, pervasa da una strana e incontrollabile voglia di vivere.
Le amiche della sposa è una delle commedie più divertenti nello scarno programma dell'estate, uno di quei rari casi in cui il mix tra umorismo e romanticismo riesce con una certa fluidità, come 'pretende' l'inconfondibile marchio di fabbrica di Judd Apatow, re Mida della commedia in apparenza scorretta (Molto incinta, 40 anni vergine), ma in realtà più sentimentale che mai, qui nelle vesti di produttore. Con una regia, firmata da Paul Feig, che non spicca certo per originalità e inventiva visiva, ma che si dimostra sicura nella direzione del nutritissimo cast, gran parte del merito per la riuscita del film va dato allo script firmato da Kristen Wiig, perfetta anche come protagonista, e da Annie Mumolo (presente in un esilarante cameo a bordo dell'aereo nei panni di una passeggera terrorizzata dal volo). Non esente da pecche, ad esempio aver inserito un paio di personaggi che non sono poi stati sviluppati a dovere (la madre della protagonista e le due damigelle in crisi matrimoniale), la sceneggiatura evita il colpo di scena facile e si muove nella direzione di un'analisi spiritosa e non banale dei rapporti umani, siano essi di amicizia o d'amore, individuando quelle giuste sfumature che danno genuinità ai personaggi, permettendo così un'adesione piena alla storia. Tutto questo fa solo bene ad una commedia che altrimenti avrebbe rischiato una deriva esclusivamente ridanciana, anche se l'umorismo 'basso' di certe situazioni (mai fare la prova di un vestito da sposa dopo aver mangiato in un ristorante brasiliano di dubbia qualità) non ne tradisce lo spirito faceto.
Molto sposate
Che non sia la classica rom-com intessuta di buoni sentimenti, solo di tanto in tanto velata di cattiveria, lo si capisce dall'inizio e cioè dalla divertente "seduta" di sesso ginnico tra Annie e uno dei suoi spasimanti, (Jon Hamm, sciupafemmine senza cuore). L'amplesso focoso in cui i corpi dei due proprio non si trovano è la perfetta introduzione di un film che fa invece del ritmo giusto la sua arma di punta. Forgiata da anni di gavetta nella compagnia The Groundlings, specializzata in improvvisazione teatrale, e dalla lunga militanza nel leggendario Saturday Night Live, la Wiig non poteva lasciarsi sfuggire l'occasione di duettare con un'altra star del celebre sho televisivo della NBC, quella Maya Rudolph, che rende con estrema naturalezza la simpatia e le crisi del suo personaggio, Lillian. Grazie a questa solida linea narrativa, il matrimonio, con i suoi preparativi, diventa solo il folle sfondo su cui far muovere sincronicamente le amiche della sposa, un gruppo quantomai eterogeneo di donne in cui spicca per malcelata slealtà la Helen di Rose Byrne.
Col suo ruolo di infantile rompiscatole che ambisce ad essere l'unica amica di Lillian, all'attrice australiana tocca l'infausto compito di guastafeste. E' quella che ruba ad Annie l'idea per il party di addio al nubilato, quella che riesce a contattare la stilista del momento per disegnare l'abito da sposa della festeggiata, quella che riesuma il trio delle Wilson Philips, per garantire all'amica un matrimonio indimenticabile e nel contempo dimostrare una netta superiorità 'morale' sulla dirimpettaia. E' il confronto a distanza con Annie a regalare i momenti più divertenti del film; come la lunghissima sequenza del doppio discorso di ringraziamento declamato dalla Wiig e dalla Byrne durante il party di festeggiamento di Lillian, una delirante escalation di capricci, colpi bassi e commozione a buon mercato che sfocia in una versione sui generis di That's What Friends Are For. E le due interpreti sostengono con grande partecipazione questo faccia a faccia, destinato, se non ad una riconciliazione, quanto meno ad una tregua. Non manca il filone più spiccatamente sentimentale in cui fa la sua bella figura l'irlandese Chris O'Dowd, alias l'agente di polizia Rhodes, l'uomo che senza eccessive smancerie (altro apprezzabile elemento della storia) riesce a mettere sulla buona strada Annie, offrendole molto più che una semplice storia d'amore. Quella di O'Dowd è anche l'unica figura maschile di una certa pregnanza in un film tutto in rosa. Perfino il futuro marito di Lillian è appena tratteggiato, mentre il fatuo latin lover interpretato da Jon Hamm è troppo programmaticamente sgradevole. E' probabile che sul matrimonio il cinema continuerà a far sbizzarrire registi e sceneggiatori, con esiti forse migliori di questo, resta il fatto che Le amiche della sposa sfrutta appieno il tragicomico punto di vista della protagonista e si lascia gustare fino alla fine.
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3.0/5