"Riccardo Scamarcio si è reso disponibile a rispondere a tutte le domande che arriveranno per Johnny Depp. Potete anche chiamarlo Johnny". C'era un grande assente alla conferenza stampa di Modi. Johnny Depp, regista della pellicola che arriverà nelle nostre sale con Be Water Film, non è salito sul palco allestito per la conferenza stampa del suo film, Modi. Un ritardo aereo che ha impedito alla star di Hollywood di parlare del biopic dedicato ad Amedeo Modigliani. A fare le sue veci il protagonista, Riccardo Scamarcio, che ha prestato il volto al pittore livornese per una storia ambientata in settantadue ore della sua vita sullo sfondo della Parigi del 1916 nella morsa della prima guerra mondiale.
Un film in divenire
"Il nostro primo incontro è avvenuto di sera tardi. Io ero nell'autogrill di una stazione di servizio con mia figlia e la tata in macchina, lui nel suo ufficio a Londra", ricorda l'attore parlando dell'inizio del rapporto con il regista di Modi. "Il primo giorno di riprese ricordo che la sua assistente alla regia viene nel mio camerino scusandosi e dicendo: 'Johnny ha riscritto la scena'. Mancava un'ora alle riprese e ho pensato: "Ma questo è il Paradiso". Non avevo imparato nemmeno l'altra. Ero giustificato (ride, ndr). Così abbiamo fatto un film in divenire, in cambiamento continuo, sempre pronti ad accogliere gli incidenti, a far si che la scena stessa ci suggerisse la strada da prendere. È stata un'esperienza incredibile".
Modi è la seconda regia di Johnny Depp dopo The Brave nel 1997. Una pellicola che ha avuto una lunga gestazione, di oltre trent'anni, e che ha portato l'attore italiano a diventare il volto del pittore livornese. "Sono fan di Johnny, lo ritengo un artefice e un attore incredibile. Abbiamo avuto l'opportunità di parlare di cinema, mi ha raccontato dei suoi incontri con Marlon Brando, delle avventure vissute, di come ha messo in piedi i personaggi", ricorda l'attore parlando dell'esperienza sul set del film. "Pensieri veri che ho coltivato intimamente in questi anni. L'incontro con lui mi ha confermato che ho coltivato la strada giusta come attitudine e atteggiamento al lavoro. Quell'arrivare ad un passo dal baratro in senso metaforico. È in quel punto lì che uno più trovare un terreno creativo interessante. Mi sono dato completamente a questo film e l'ho fatto perché avevo al mio fianco un grande artista e un registra straordinario che mi ha fatto sentire amato. Mi ha ricordato il motivo per cui faccio questo mestiere".
Modigliani, l'alter ego di Depp
A guardare Modi ci si ritrova spesso a chiedersi quanto della storia di Modigliani si parli con quella di Depp, compresi i suoi personaggi. "Questo Modiglioni è un alter ego di Johnny, racchiude una serie di dinamiche un po' anarchiche ma anche leggere, ingenue. Una certa purezza che è sempre pronta a d esplodere in qualcosa di pericoloso" confessa Scamarcio. "Non me ne sono reso conto mentre giravo, poi ho unito i puntini di un flusso in cui il mio personaggio somiglia molto a Johnny. E anche un po' a me. È allo stesso tempo il personaggio più lontano e più vicino a me che abbia mai interpretato".
L'incontro con Al Pacino
L'idea del film, così a lungo rimandato, è da imputare ad Al Pacino che in Modi interpreta il collezionista d'arte Maurice Gangnat. "Quando sono arrivato alla prima lettura del film a Budapest non avevo capito quale personaggio avrebbe interpretato. Un po' per scaramanzia, un po' perché pensavo non si sarebbe fatto il film. Neanche nelle più rosee aspettative di un attore italiano potevo immaginare di essere il protagonista di un film diretto da Johnny Depp e interpretato da Al Pacino", ammette Riccardo Scamarcio. "Durante la prima lettura Bruno Godrei mi fa: 'Ma ti rendi conto chi interpreta Maurice Gangnat?'. Io non ci credevo. La scena l'abbiamo girata a Loa Angeles. Ci siamo incontrati e ho trovato un uomo dalla gentilezza estrema. Abbiamo passato una giornata insieme, voleva ci conoscessimo. E anche in questo caso è stata la conferma di una leggenda. È uno dei motivi per cui ho deciso di fare l'attore".
"Inizialmente la scena era di 15 pagine, poi Johnny l'ha riscritta tutta è diventata di 27", continua l'attore parlando dell'esperienza sul set con Pacino. "E anche in questo caso avevo un'ora di tempo per impararla. Questa cosa di Johnny di procrastinare mi ha messo nella situazione migliore e peggiore per maneggiarla. Ma a un certo punto mi sono detto: 'Se lui pensa che io ce la possa fare in queste condizioni, allora io ce la faccio'. La scena ha respirato questa precarietà che avevamo, che è proprio il rapporto giusto tra Modigliani e Gangnat. Il rapporto di chi ha i soldi e finanzia l'artista. È un meccanismo questo anche molto limitante dove la parte economica è sempre più preponderante. Per gli artisti è più intimo e le due cose non vanno d'accordo".