MobLand ha conquistato i fan di Guy Ritchie - e non solo - perché si tratta sostanzialmente di una mafia story familiare che incontra il dramma shakesperiano. All'interno della famiglia Harrigan c'è Eddie, il nipote del patriarca Conrad (Pierce Brosnan) e il figlio del secondogenito Kevin (Paddy Considine) e di Bella (Lara Pulver), di famiglia aristocratica. Il giovane Harrigan fa sparire l'amico-nemico Tommy Stevenson (Felix Edwards), figlio della famiglia criminale rivale, dopo una serata 'brava'.

Ad interpretare Eddie c'è Anson Boon che potreste aver già visto nella miniserie Pistol: questo nuovo ruolo è altrettanto folle e anticonformista. Lo abbiamo incontrato su Zoom per farci raccontare il dietro le quinte della serie in streaming su Paramount+. Attenzione agli spoiler!
MobLand, intervista ad Anson Boon
Le storie di mafia hanno molta presa sul pubblico. "Penso che le persone siano sempre attratte da storie emozionanti. Io sono sempre stato un grande fan dei film di Guy Ritchie, lo ero già prima di iniziare questo lavoro. Se mi chiedessi quali sono i miei tre film preferiti, posso garantire che Snatch - Lo strappo sarebbe tra questi e Lock & Stock - pazzi scatenati rientrerebbe tra i primi cinque".
Continua: "Penso ad altri grandi registi come Quentin Tarantino e Martin Scorsese. Si sono cimentati con storie di mafia e hanno creato i classici che amiamo. Però è sempre emozionante averne di nuovi e questo è il bello della serie Paramount+: penso che introduca il genere alla Generazione Z, soprattutto con il mio personaggio. In un certo senso rappresento i discendenti delle persone che un tempo hanno recitato nelle mafia story a cui siamo così abituati".
Sul set con Guy Ritchie
Dato che è un grande fan del regista inglese, dev'essere stato un sogno lavorare a questo progetto: "Ricordo il mio primissimo giorno, abbiamo iniziato proprio la primissima scena, che è quella di Eddie, quando sale le scale prima di salire sul taxi. Era il primo giorno per chiunque e ricordo che tutti mi chiedevano prima di arrivare sul set: 'Hai mai lavorato con Guy?' e mi dicevano che sarebbe stato diverso da qualsiasi altra esperienza. Questo aumentava il mio nervosismo (ride)".

Continua: "Poi l'ho sentito dare delle indicazioni ai tecnici su come sarebbe dovuto apparire il set e infine è arrivato da dietro l'angolo in tuta, camminando con vera spavalderia. In un certo senso incarna davvero quello stile furbo, veloce e scattante che hanno le sue opere. Stare sul suo set è un po' come essere in uno dei suoi film. Ci sono così tanti personaggi fantastici, ti senti quasi come se fossi al pub. Adoro ricevere indicazioni da un regista e Guy è un maestro in questo, pieno di umorismo. Soprattutto quando ti propone qualcosa a cui non avresti mai pensato da solo. Penso che sia per questo che i suoi film sono così singolarmente divertenti ed emozionanti".
Lavorare con un cast stellare: paradiso o inferno?
A proposito di collaborazioni e grandi nomi, in MobLand dove ti giri trovi una star. Da Pierce Brosnan a Helen Mirren fino a Tom Hardy: un sogno che si avvera per il giovane Moon ma anche un incubo per il suo personaggio. "Ricordo la prima email ricevuta per il primo provino, quando ho letto i nomi coinvolti mi sembrava tutto così surreale (ride). Non avrei solamente lavorato con queste persone, ma avrei interpretato un membro della famiglia, quindi avremmo dovuto condividere parecchie scene. I nomi col tempo sono aumentati: Paddy Considine, che interpreta mio padre, Joanne Froggat, Jeff Bell, verso la fine arrivano Janet McTeer e Toby Jones. Ero senza parole".

"Da spettatore adoro le scene in cui ci sono un sacco di persone tutte insieme, le grandi sequenze di famiglia, le cene, il rilassarsi intorno al "consiglio di guerra" sapendo di aver partecipato a quasi tutte! Ho imparato così tanto guardando gli altri interpreti in azione da vicino". D'altronde, se c'è una cosa in cui Guy Ritchie è bravo sono le scene corali e questa serie non fa eccezione.
Ispirazioni e reference per Eddie Harrigan

Anson Boon ha guardato ancora una volta alla filmografia del cineasta più che a grandi classici di genere per prepararsi al ruolo. "Non ho necessariamente preso spunto da altri cult, ma sicuramente un personaggio dei film di Ritchie che mi è rimasto impresso come fan è Testarossa (Bricktop) Polford di Snatch, che penso sia uno dei cattivi più minacciosi, terrificanti ma anche divertenti, simpatici che abbia mai visto. Ho voluto studiare: ho rivisto tutti i suoi film prima di iniziare a girare, così da potermi immergere davvero in quel mondo".
Le scene preferite di Anson Boon
Tanti momenti indimenticabili sul set: C'è una scena nel primo episodio alla fine della sequenza del night club in cui il mio personaggio trova Tommy Stevenson sul fiume. Era molto tardi ed era una tipica sera britannica gelida e ricordo Guy che si avvicina e mette uno sgabello vicino a noi due, per sedersi con noi e discutere della scena vicino al Tamigi. Lo skyline di Londra era dietro di noi e mi sembrava di essere a teatro per come lui approcciava noi attori".

Continua. "Devo anche dire che la scena della cena alla fine del nono episodio è stata davvero speciale da girare. Ho visto Pierce Brosnan e Helen Mirren perdere la testa e infuriarsi l'uno con l'altra, per poi essere innamorati e felici un attimo dopo. Assistere a quella performance è stato incredibile e mi ha ricordato il calibro degli interpreti con cui stavo lavorando".
Conclude: "C'è una scena nel sesto episodio che sarebbe la mia preferita, ci sono quasi tutti ed è quando parliamo dell'esplosione di Vron. Mi è piaciuta tantissimo, sembrava una tragedia greca, con tutte le persone in casa che se ne stavano sedute sui divani".
Genitori e figli
Il rapporto tra Eddie e i suoi genitori, in particolare suo padre e suo nonno, è complicato perché ci sono molte aspettative nei suoi confronti da parte della famiglia a causa del loro "lavoro". "Eddie non è la persona più accomodante, anzi sarebbe un modo diplomatico di dirlo, ma simpatizzo molto con lui in questo. So che è un po' strano, ma lo faccio perché nella sua famiglia ci sono due questioni".

"Prima di tutto c'è la relazione complicata di cui hai parlato, e il fatto che si possono probabilmente contare sulle dita di una mano il numero di volte in cui lo si vede in scena con uno dei suoi genitori. Lo tengono a distanza, non hanno molto tempo per lui e suo nonno, anche se gli sta maggiormente vicino, può essere piuttosto ostile e brusco nei suoi confronti. La nonna Maeve è l'unica persona gentile con lui, ma sa anche quanto il nipote stia creando problemi, sa che non è stupido e sta facendo cose pericolose. Siccome lei compie vari atti opinabili, come tradire Archie e chiamare la polizia, Eddie si chiede se dovrebbe fidarsi di lei".
Continua: "In seconda battuta, c'è il fatto che nella famiglia in cui è cresciuto, ai pranzi e alle cene, gli argomenti a tavola erano droga, racket e omicidio. Sicuramente non è una cosa normale per un bambino crescere intorno a queste dinamiche e che gli vengano inculcate come normali. Quindi a volte le persone mi dicono 'Come ci si sente a interpretare un personaggio così orribile?' e io rispondo che è solo un prodotto dell'ambiente in cui è cresciuto".
L'amicizia con Tommy Stevenson
E poi c'è la relazione tra lui e Tommy che dà il via a tutta la storia di MobLand. "Credo sia stato davvero bello creare quel rapporto perché Felix e gli altri due ragazzi -Jake e Lucas- che interpretano gli amici che incontriamo quella sera, sono davvero nuovi alla recitazione e anch'io mi considero ancora nuovo, pur avendo quei 5-6 anni di esperienza alle spalle. Eravamo quattro giovani che lavoravano con Guy Ritchie per la prima volta, nervosi ed entusiasti".

Conclude Anson Boon: "Come dicevo abbiamo girato quelle sequenze proprio il primo gioco quindi è stato un battesimo di fuoco (ride). Eravamo tutti sulla stessa barca e quindi è emerso un grande spirito di squadra. Abbiamo davvero legato, abbiamo scoperto di essere tutti appassionati di calcio e di cinema, quindi avevamo molto di cui parlare. Quando ti ritrovi coinvolto in scene con attori nella tua stessa fase artistica, si impara e cresce insieme sul set".