La recensione di Mister 8, nuova serie disponibile a cadenza settimanale su iWonderfull (parte dei Prime Video Channels), comporta un viaggio al nord, per l'esattezza in Finlandia: si tratta infatti della nuova fatica di Teemu Nikki, cineasta che gli spettatori italiani hanno avuto modo di apprezzare soprattutto alla fine del 2021, quando è uscito nelle sale Il cieco che non voleva vedere Titanic, bislacco e toccante racconto di amore e cinefilia che ha vinto il premio del pubblico nella sezione Orizzonti Extra alla Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia. Dopo quel film, forse il suo più "normale" a livello di personaggi e atmosfere (lui viene dalla fantascienza e dalla commedia nera), Nikki è tornato in territori più consoni, coadiuvato dal produttore Jani Pösö. Insieme hanno concepito, per il servizio streaming finnico Elisa Viihde, un prodotto che incarna il meglio dei due mondi della fruizione seriale oggi: perfettamente scandito in otto parti con le loro identità distinte, una a settimana, ma anche l'ideale - complice la durata breve dei singoli episodi - per chi dovesse preferire il bingewatching. N.B. La recensione, senza spoiler, si basa sulla visione in anteprima della serie completa.
L'ottavo incomodo
Mister 8 si riferisce a Juho (Pekka Strang), ingegnere che, in occasione di un appuntamento al buio andato a monte, si imbatte in tale Maria (Krista Kosonen), anche lei abbandonata dal suo cavaliere, e ci finisce a letto. La mattina dopo lui dice di volerla rivedere, e lei gli chiede se è geloso: nei piani di Maria, infatti, è prevista una certa condivisione. L'ambiziosa donna d'affari (è amministratore delegato dell'azienda di famiglia) ha sette amanti, uno per ogni giorno della settimana, ciascuno con caratteristiche diverse: uno fa il personal trainer, un altro è cuoco, un altro ancora poeta. Siccome quello del lunedì ha dato forfait, Juho è in pole position per sostituirlo, previo accordo di riservatezza e rispetto di alcune regole basilari. Egli accetta, pur pensando che in fondo non gli dispiacerebbe avere Maria tutta per sé. E così nasce l'idea di rimuovere dall'equazione i rivali, per cercare di far capire all'amata che basta un compagno solo. Da qui la struttura dello show: ogni episodio prende di mira un amante diverso, con i titoli di testa che cambiano in base alla figura centrale di turno.
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Innamorarsi in Finlandia
Strang e Kosonen hanno già recitato insieme tre anni fa, nel film Dogs Don't Wear Pants, e anche lì c'era di mezzo un rapporto affettivo strano: lui, vedovo, andava da lei, dominatrice, e si faceva asfissiare per raggiungere uno stato in cui si ricongiungeva provvisoriamente con la moglie. Qui è una situazione meno estrema, ma forse non è casuale che lui si chiami quasi allo stesso modo: da Juha e Juho il passo è breve. Lei invece da Mona è diventata Maria, in un contesto più freddo, distaccato, portato sullo schermo con un bianco e nero che rispecchia la mentalità in apparenza neutra, da transazione, della protagonista femminile. Se nel film di J.-P. Valkeapää c'era una disperata tenerezza, nella serie di Teemu Nikki di tenero c'è ben poco: è un mondo di luci e ombre dove i sentimenti trovano poco spazio, dove tutto è predeterminato e stipulato. Un mondo fatto di humour stralunato, molto finlandese, anche se veicolato in modo diverso rispetto alla malinconia alcolizzata del cinema di Aki Kaurismäki.
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È un mondo che potrebbe spiazzare chi si aspetta qualcosa di simile a Il cieco che non voleva vedere Titanic, lungometraggio dove l'escamotage stilistico (l'intero film fuori fuoco per mostrare la realtà come la vede il protagonista ormai quasi interamente privato della vista) celava un cuore sincero, incapace di lasciare indifferenti. Qui affezionarsi ai personaggi nel senso classico del termine è praticamente escluso, almeno nelle prime fasi dove la freddezza non è solo stilistica ma anche parte integrante dell'intreccio. E lì interviene la formula settimanale, capace di sciogliere eventuali riserve sulla possibilità di empatizzare con questo strano duo, mentre attorno a loro si muove un universo quasi noir (le scene in garage sono un mirabile esercizio di stile), dove il mistero - o sarebbe misterotto? - non è tanto sapere come andrà a finire, ma scoprire se questo humour nordico può funzionare in un contesto italico. E qui, come sempre, ci sentiamo in dovere di consigliare la visione in lingua originale: c'è un senso della misura, al limite dell'apatia totale, nel modo in cui Strang recita le sue battute, che difficilmente sarà replicabile nel doppiaggio nostrano.
Conclusioni
Chiudiamo la recensione di Mister 8, sottolineando come si tratti di una serie finlandese che propone un'interessante, stralunata variazione sul tema dei rapporti amorosi al giorno d'oggi.
Perché ci piace
- Pekka Strang e Krista Kosonen sono eccellenti insieme.
- La cura estetica di questo universo strambo è quasi ipnotica.
- La premessa si sposa bene con la formula seriale settimanale.
Cosa non va
- Lo humour nordico non è proprio per tutti.