Recensione Paura primordiale (2007)

'Primeval' riesce a prendere il peggio di tutti i suoi predecessori, illustri o meno che siano, ed è quindi un film di cui non si sentiva l'esigenza, anche solo a volerlo considerare come mero passatempo estivo.

Missione coccodrillo

Anche in un'estate cinematograficamente lunga e viva come quella che stiamo vivendo, non mancano gli abituali horror ad imperversare nelle sale nostrane, come da consolidata abitudine.
In attesa di Vacancy, che però sembra di livello superiore, arriva questa settimana nelle sale Paura primordiale, che ha come protagonista un coccodrillo gigante conosciuto col nome di Gustave. Data la fama di serial killer per pericoloso animale, una troupe televisiva parte dagli Stati Uniti con l'intenzione di stanarlo e catturarlo, ma una volta in Africa si troverà invischiata in situazioni di pericolo che non dipendono solo dal mostro di cui sono a caccia, ma anche dalla complessa situazione sociale ed in particolare da un gruppo di militari che si mette sulle loro tracce.

Niente di originale, quindi, per quello che sembrerebbe il solito film con mostro che rimanda un po' a Lo squalo e un po' ad Anaconda, ma purtroppo non si tratta esattamente e semplicemente di questo: l'uso del background da guerra civile africana, con tutto ciò che comporta dal punto di vista sociale, avrebbe meritato di restar fuori da questo tipo di intreccio, o quantomeno di essere trattato con un rispetto ed un'attenzione maggiori.
Tralasciando queste considerazioni e volendo concentrarsi solo sugli aspetti prettamente cinematografici, Paura primordiale risente del non avere una personalità ben definita. Il regista Michael Katleman, di provata esperienza televisiva, resiste alla tentazione di buttare il mostro in prima linea fin dall'inizio, cercando di dipingere il background in cui la vicenda si svolge, ma questa impostazione, per i motivi accennati in precedenza, risulta controproducente e il film finisce presto per essere un misto di azione e thriller che non riesce a rendersi accattivante per lo spettatore. In più la vicenda ripercorre binari già noti agli appassionati del genere, con l'aggravante di prendersi troppo sul serio, e non bastano un paio di sequenze ben costruite per risolevvare le sorti del film.

Quando non si percepisce una mano sicura alla conduzione del progetto, come in questo caso, risulta anche difficile giudicare le prove degli attori, da Dominic Purcell (conosciuto da noi soprattutto per il suo ruolo in Prison Break) a Brooke Langton e Orlando Jones, intrappolati in uno script che non valorizza i loro personaggi ed il loro lavoro, e la realizzazione tecnica assolutamente nella media, compreso una colonna sonora che cerca soltanto di tenere alta la tensione. Suggestiva la fotografia delle ambientazioni africane, ma viene da pensare che il merito sia dei luoghi e della loro bellezza intrinseca, piuttosto che del modo in cui sono impressi su pellicola.
Deludono, ed è grave per un film di questo tipo, gli effetti speciali, che sfigurano nei confronti del livello medio delle produzioni anche televisive degli ultimi anni.

Parte Anaconda, parte Lo squalo, parte Lake Placid, Paura primordiale riesce a prendere il peggio di tutti i suoi predecessori, illustri o meno che siano, ed è quindi un film di cui non si sentiva l'esigenza, anche solo a volerlo considerare come mero passatempo estivo.

Movieplayer.it

1.0/5