Dopo Nico, 1988, Susanna Nicchiarelli ha portato un po' di rock'n'roll anche nell'Ottocento: siamo nel 1883, Eleonor Marx (Romola Garai), figlia del celebre filosofo, conosce lo scrittore Edward Aveling (Patrick Kennedy) e se ne innamora. Comincia così Miss Marx, dal 17 settembre in sala, dopo essere stato presentato in concorso alla 77esima Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia.
Sotto la rigida etichetta di fine '800, in Miss Marx batte un cuore ribelle, punk: si vede quando la regista fa dire alla sua protagonista che i poeti come Shelley conoscono il vero significato della parola libertà. E per Susanna Nicchiarelli cosa significa questa parola? Ce lo ha detto proprio al Lido di Venezia: "La libertà credo sia essere in grado di capire e comprendere la propria natura e poi seguirla. Questa è la libertà. Credo che Eleanor, il personaggio che raccontiamo, fosse molto libera, ma non abbia avuto il coraggio di seguire fino in fondo la sua natura. Perché non è facile. Sono cose facili a dirsi, ma non facili a farsi."
Lo studio dei colori, degli ambienti, degli abiti, degli oggetti è curatissimo in Miss Marx. Frutto di un lungo lavoro di preparazione: "Abbiamo lavorato con il costumista, Massimo Contini Parrini, e con lo scenografo, Alessandro Vannucci, sui quadri. La nostra intenzione era quella di non partire dalle fotografie, perché danno un'immagine distante dell'Ottocento. In bianco e nero, sempre molto fissa e ingessata. Invece se si parte dai quadri Impressionisti, quelli delle donne che si pettinano, con gli interni delle case, oppure i quadri dei Preraffaelliti, che sono stati un nostro riferimento, hanno una libertà, nella scelta dei colori e dei costumi, che racconta un Ottocento diverso rispetto a quello che siamo abituati a vedere. L'Ottocento era un'epoca di grandi rivoluzioni, di grandi stravolgimenti: i personaggi che raccontiamo hanno cambiato il mondo. Sarebbero rivoluzionari ancora oggi. Quindi l'intenzione era proprio quella di trasmettere questa libertà."
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L'amore e le orme paterne in Miss Marx
Eleonor Marx era una donna molto colta e indipendente ma, da quello che vediamo nella pellicola, di fronte all'amore per Edward Aveling, che sperperava i suoi soldi e la tradiva, perde completamente la razionalità. Capita anche ai migliori? Secondo Susanna Nicchiarelli: "L'essere umano si divide sempre tra la parte razionale e quella emotiva: tante volte, dal punto di vista razionale, siamo perfettamente in controllo di noi stessi, delle nostre idee, delle nostre convinzioni, ma dal punto di vista emotivo ci perdiamo. Questo succede soprattutto nelle storie d'amore, in cui mettiamo in discussione le nostre convinzioni, le perdiamo, si sbriciolano ed esce fuori tutta la nostra fragilità."
Miss Marx, la recensione: rivoluzione e sentimento
Dal film emerge una grande devozione della figlia nei confronti del genitore, Karl Marx: secondo la regista quanto c'era di spontaneo nel lavoro fatto da Eleonor e quanto invece, seguendo le orme paterne, ha tentato di farsi accettare da lui? Per Nicchiarelli: "Sicuramente lei ha portato avanti con grande energia le idee del padre. Sotto certi punti di vista anche meglio di lui: era una grande comunicatrice, facevano dei discorsi alle folle che erano famosi. Le cose che scrive sono estremamente chiare, limpide, più chiare delle cose che scrive Marx. Aveva questa grande dote e poi era anche un'artista, ha tradotto Madame Bovary in inglese per prima. Credo che abbia seguito le orme del padre perché era convinta della giustezza di quelle idee. Anzi, ancora di più: si faceva paladina dei diritti dei più deboli, era una donna molto empatica. Soffriva molto della sofferenza altrui. Credo che però avesse una fragilità - ma chi non ce l'ha? - riguardo alla persona da avere accanto."