"È tutto cambiato. Nessuno sacrifica più un ariete in mio nome". A parlare è Dio, un Dio molto particolare, come non l'abbiamo mai visto. Per questa recensione di Miracle Workers dimenticatevi i modi affabili e l'eleganza di Morgan Freeman in Una settimana da Dio ed imparate a conoscere il Dio di Steve Buscemi. Nelle sette puntate che vedrete di Miracle Workers, la serie tv targata TBS (canale Turner, gruppo WarnerMedia), in onda in prima assoluta da martedì 2 aprile 2019 su Italia 1, conoscerete un Onnipotente completamente diverso dall'immagine a cui siete abituati.
Tratta dal libro di Simon Rich What in God's Name questa serie ci mostra un Dio inedito e scostante, una figura in vestaglia, pantofole e con la barba incolta. È disilluso, annoiato e... ha deciso di distruggere il mondo. Anticipato da una curiosa campagna stampa teaser con e-mail che arrivavano da un fantomatico indirizzo GOD, Miracle Workers è una serie comedy curiosa, sarcastica e originale. Abbiamo visto la prima puntata in anteprima, e la curiosità di continuare a vedere le altre sei puntate c'è.
La trama: Daniel Radcliffe è un angelo
Benvenuti in Paradiso. Sì, siamo alla Heaven Inc., il regno dei cieli che è raffigurato (in modo per nulla banale, e con un senso ben preciso), come lo stabilimento di un'industria piuttosto ordinario e grigio. I dipendenti sono spesso poco motivati. D'altra parte il Capo, lo abbiamo visto, ha altre cose per la testa. Craig - interpretato dalla star di Harry Potter Daniel Radcliffe - ed Eliza (Geraldine Viswanathan) sono due angeli che si trovano a lavorare insieme nel reparto che esaudisce le preghiere degli umani, un reparto che è palesemente sotto organico: le preghiere sono troppe, spesso sono impossibili da esaudire e spesso, svogliatamente, se ne esaudiscono alcune che sono ridicole. Quando Eliza, che è appena arrivata e ha ancora entusiasmo, pone la questione a Dio (Steve Buscemi), la risposta è "non vorrei sembrarti cinico, ma qual è il problema?". Il giorno dopo annuncia ai suoi dipendenti di voler distruggere la Terra. Al suo posto vorrebbe lanciare un nuovo progetto: un'isola in mezzo a un ruscello dove chef preparino cibi di qualità che la gente possa prendere con dei forconi. Eliza vuole provare a salvare il mondo, e fa una scommessa con Dio: se lei e Craig riusciranno a far innamorare un uomo e una donna l'uno dell'altra, la Terra sarà salva.
Il Dio di Steve Buscemi
Miracle Workers incuriosisce sin dalle prime scene. Vedere Dio come un uomo annoiato e trasandato, spalmato sul divano in vestaglia mentre tracanna birra e assiste sconsolato e - pare impossibile, ma è così - impotente a disgrazie e incidenti che accadono sulla Terra, è qualcosa che non lascia indifferenti. Questo ritratto inedito e dissacrante di Dio è straniante, ci diverte e al tempo stesso ci lascia con una strana sensazione, un dubbio che ci fa chiedere "ma allora davvero a Lui non interessa?". Su questo aspetto torneremo dopo, ma qui è interessante far notare l'ottima interpretazione di Steve Buscemi, lontanissima da qualsiasi ritratto divino portato su qualche grande o piccolo schermo.
La vita dopo Harry Potter
Ma Miracle Workers è soprattutto una nuova vita per Daniel Radcliffe, forse nel primo ruolo convincente e a fuoco. Non era stato facile, per l'attore inglese, trovare una strada dopo che per anni è stato identificato con il protagonista della saga di Harry Potter, soprattutto se pensiamo che ai tempi era un ragazzino. Passato il tempo dei ruoli da bambino, e non abbastanza avvenente per diventare una star del cinema come la intendiamo, Radcliffe è perfetto per un ruolo come questo, un po' etereo un po' dimesso (all'inizio ha una folta barba), un po' outsider e un po' magico, fuori dagli schemi. Il suo understatement è perfetto per bilanciare l'entusiasmo e l'energia di Geraldine Viswanathan, la sua collega Eliza, che è la vera anima del film.
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I dubbi di Simon Rich sono i nostri
Detto del cast e del tono irriverente del film, la novità sta nel Paradiso, o meglio la Heaven Inc., immaginato dai creatori di Miracle Workers. È un luogo niente affatto idilliaco, quanto un posto piuttosto "burocratico" e di routine, dove un gruppo di lavoratori, a volte con impegno, ma molto più spesso demotivati, prova a fare un lavoro che non è affatto facile. Certo, ci sono anche i creativi, i creatori di arcobaleni o chi progetta il cavallo alato o l'uomo immortale. Ma sono in minoranza, e destinati a rimanere frustrati. Non si tratta di una scelta fine a se stessa, ha un senso ben preciso all'interno della serie.
Che nasce dai dubbi e dalle riflessioni di Simon Rich, che in fondo sono i nostri. A volte vediamo il nostro mondo, e ci pare che le cose accadano a caso, e che spesso siano ingiuste. Rich ha immaginato che il Capo si trovi allora in una crisi di mezza età, che sia sfiduciato e disilluso, e che le persone che lavorano per lui si trovino in una specie di azienda mal gestita. L'idea è efficace, e risponde con sarcasmo a tutte le volte che qualcuno si chiede dove sia Dio in certe situazioni. Girato in un formato da comedy, con puntate brevissime, da venti minuti l'una, fa un po' quello che faceva Kidding: usa un format di solito associato al divertimento per dirci cose molto serie.
Conclusioni
Dalla recensione di Miracle Workers avrete capito che è una serie comedy curiosa, sarcastica e originale. Le puntate sono brevissime (20 minuti) ma, come faceva Kidding, ci permettono di affrontare dubbi e riflessioni molto serie. Ma forse di non approfondirli abbastanza. Il Dio di Steve Buscemi è diverso da ogni rappresentazione che ne è stata fatta finora.
Perché ci piace
- Il Dio inedito e scostante, in vestaglia, pantofole e barba incolta, di Steve Buscemi.
- Il Paradiso raffigurato come un'azienda grigia e noiosa è molto originale.
- In forma di serie comedy, con puntate di 20 minuti, si pone le domande su Dio che ci poniamo tutti noi.
Cosa non va
- La confezione fresca e veloce delle puntate impedisce forse di soffermarsi meglio sui temi affrontati.