Mio Fratello, Mia Sorella, Alessandro Preziosi: “Le parole non servono a niente: l’errore è fondamentale”

La video intervista ad Alessandro Preziosi e Claudia Pandolfi, protagonisti di Mio Fratello, Mia Sorella, film di Roberto Capucci in cui interpretano due fratelli che non si vedono da venti anni.

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Mio fratello, mia sorella: Ludovica Martino, Claudia Pandolfi, Stella Egitto in una scena del film

È su Netflix dall'otto ottobre Mio Fratello, Mia Sorella, Alessandro Preziosi, film di Roberto Capucci con protagonisti Alessandro Preziosi e Claudia Pandolfi nei ruoli di Nick e Tesla Costa, fratelli che non si vedono da venti anni, che si ritrovano quando il padre, stimato professore universitario, muore e gli lascia in eredità la casa di famiglia da dividersi.

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Mio fratello, mia sorella: Claudia Pandolfi e Alessandro Preziosi in una scena del film

Da sola con due figli, Carolina (Ludovica Martino), che sogna di fare la stilista, e Sebastiano (Francesco Cavallo), musicista che ha smesso di suonare perché il suo autismo sta peggiorando, Tesla all'inizio non vuole saperne del fratello Nick. Poi, visto che il padre ha lasciato come richiesta quella che i due vivano insieme per almeno un anno prima di vendere la casa, deve abituarsi a ritrovarselo costantemente di fronte.

Antichi rancori, un confronto evitato per anni, una figura paterna ingombrante di cui si sente ancora il peso e una nuova generazione da guidare: abbiamo parlato del film insieme agli attori Alessandro Preziosi e Claudia Pandolfi, che, come i personaggi che interpretano, non potrebbero essere più diversi tra loro.

La video intervista ad Alessandro Preziosi e Claudia Pandolfi

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Mio Fratello, Mia Sorella e le storie che ci raccontiamo

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Locandina di Mio fratello, mia sorella

Il più giovane di casa dice: "Su Marte non ci vado di mia iniziativa: sono un prescelto". Quanto è importante inventarsi delle storie per sopravvivere e quanto è pericoloso raccontarsi delle storie?

Claudia Pandolfi: Attui un tranello: ti scrivi da sola la trappola in cui cadere.

Alessandro Preziosi: È fondamentale. Colorare la vita non costa niente. È tutta la vita che faccio questo. Sono sempre proiettato in un mondo e mi sono reso conto che non costa niente, a meno che non crei problemi ad altri. Sono arrivato a un punto della mia vita in cui trasformo il mio lavoro nella qualità migliore della mia vita perché l'arte fa questo. Non fare l'attore, ma tutto quello che c'è prima e che c'è dopo. Anche entrare gratuitamente ai musei è una cosa fantastica: sono così felice ogni volta. Penso che colorare la realtà sia un'ottima attitudine. In generale le persone hanno bisogno di storie. Come hanno bisogno della televisione, dei libri, di personaggi a cui credere per poi a un certo punto fermarsi e credere in se stessi.

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Mio fratello, mia sorella: Francesco Cavallo in una scena

Claudia Pandolfi: Ho molte cose da imparare da te: pensa che io faccio l'esatto opposto. Preferisco rinunciare a tutti gli orpelli, le storielle, alle finzioni per arrivare all'autenticità. Esistono i fatti ancor più delle storie. E bisogna riuscire a essere consapevoli, perché essendo consapevole puoi scegliere. Per te stesso e per gli altri. Quindi vivere in funzione di una storiella che ti racconti ti assolve dai peccati senza capire che cosa hai peccato. Quindi piuttosto c'è uno studio pragmatico di quello che faccio. Io pago il biglietto al museo, faccio anche la fila. Non vivo di privilegi. E non si può vivere in funzione della storia di un altro. C'è la tua storia e il tuo percorso.

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Mio Fratello, Mia Sorella e l'importanza delle parole

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Mio fratello, mia sorella: Alessandro Preziosi e Francesco Cavallo durante una scena del film

Una frase del film è "fermati, respira e perdona". Dopo "mangia, prega, ama" abbiamo "fermati, respira e perdona". Non è facile. Come si fa?

Alessandro Preziosi: Sono quelle frasi fatte che non servono a niente. Anche io c'ho pensato quando l'ho sentita. Quello che io considero insopportabile è che le parole sono prive di significato. Non servono a niente. Anzi: più cercano aforisticamente di impostare la conoscenza delle cose, più tu ti illudi che quelle tre paroline ti hanno segnato la vita. Invece no, ti hanno proprio anestetizzato dallo sperimentare, dallo sbagliare, dall'accettare che la vita non è fermati, respira e perdona: è mandare a quel paese e fermarti. È sbagliare. L'errore è fondamentale. Errare è anche muoversi. Se ti muovi per forza sbagli.

Claudia Pandolfi: Sì ma errare è muoversi senza una direzione. È arrivato Don Chisciotte!