La figura canuta di John Malkovich si muove nell'ombra, i lunghi capelli bianchi a incorniciare un volto inconfondibile. E che crea immediatamente inquietudine. Ma ci spaventa ancora di più la figura che, all'improvviso, appare all'interno di una chiesa: è una statua, un'immagine sacra, creata con il cadavere di una donna. È così che inizia il film che vi raccontiamo nella recensione di Mindcage - Mente Criminale, il nuovo film di Mauro Borrelli, in uscita al cinema l'8 giugno.
Mindcage segna il ritorno di un genere che amiamo molto, e che recentemente vediamo sempre più di rado al cinema: il caro, vecchio, thriller psicologico. Mindcage riprende suggestioni di altri film molto amati, ma non dà mai il senso di essere una copia. Forse mancano attori carismatici accanto a Malkovich, e per il finale serve una grande sospensione dell'incredulità, ma è un tipo di film che siamo sempre felici di vedere.
L'Artista, l'emulatore e l'arte macabra
Un serial killer sta terrorizzando la città. È un emulatore. E sta mettendo in scena una serie di delitti che ricreano quelli di un famoso assassino, L'Artista (John Malkovich), ora condannato a morte in attesa di esecuzione. È arte macabra: uccide le vittime e ricompone con i cadaveri delle immagini sacre. Per catturare l'emulatore, i detective Marty (Melissa Roxburgh) e Jake (Martin Lawrence) si rivolgono proprio all'Artista. Sarà Marty a recarsi in carcere a parlare con lui.
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Il silenzio degli innocenti, Seven e True Detecitve
Una giovane donna che fa la detective, a tu per tu, faccia a faccia, con un pericoloso criminale. Vicinissima a lui, divisa solo da una barriera, un verto o delle sbarre. La mente vola immediatamente a quel capolavoro del thriller che si chiama Il silenzio degli innocenti. Ma non è il solo rimando ai celebri thriller del passato. Quell'aria malsana tra sacro e profano - l'iconografia degli angeli e le opere di Hieronymus Bosch che studiano i detective - ci ricorda Seven. Quell'indizio trovato sotto l'unghia di una vittima ci evoca le lettere messe sotto le unghie di Teresa Banks e Laura Palmer ne I segreti di Twin Peaks e Fuoco cammina con me. E, per restare in tempi più recenti, l'immagine sacra con cui viene composta ogni vittima fa pensare alle composizioni pagane al centro della prima stagione di True Detective.
I favolosi anni Novanta
Mindcage - Mente criminale, in qualche modo, ci riporta indietro nel tempo. A quei favolosi anni Novanta in cui, sull'onda de I segreti di Twin Peaks e de Il silenzio degli innocenti, sullo schermo è stato un continuo fiorire di thriller psicologici e malati, di storie di serial killer articolate e macabre. Ne sono usciti altri capolavori, come Seven di David Fincher. Ma, in generale, quegli anni ci hanno regalato una serie di thriller di ottima fattura. Opere che hanno codificato un genere, che hanno definito degli stilemi. Come, ad esempio, il serial killer che viene raccontato prima solo attraverso il risultato dei suoi delitti, e poi anche visto in azione, senza essere svelato. E come la tradizione che vuole al centro della storia giovani protagoniste donne, e le coppie tra giovani donne e poliziotti maturi (solitamente afroamericani). Così sono nate le coppie Angelina Jolie/Denzel Washington (Il collezionista d'ossa) e Ashley Judd/Morgan Freeman (Il collezionista). La coppia al centro di Mindcage si rifà proprio a queste storiche coppie del cinema thriller.
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Un thriller da manuale, un manuale del thriller
Certo, la protagonista Melissa Roxburgh, bionda algida che sarebbe piaciuta a Hitchcock, non ha il carisma di Jodie Foster o Angelina Jolie, e Martin Lawrence, che siamo abituati a vedere su registri comici, non ci convince appieno nei panni del detective tormentato. La regia è corretta, ma manca di quella "follia" di quel senso del perturbante e del malato che caratterizza i capisaldi di questo genere. Mindcage è un thriller da manuale, inteso nel senso che gli sceneggiatori e il regista hanno girato secondo manuale: hanno studiato tutti i codici, tutte le regole del genere e hanno confezionato un prodotto impeccabile, ma anche chiaramente studiato a tavolino. E che sul finale, vira però sul paranormale chiedendo allo spettatore una grande sospensione dell'incredulità.
Il cinema è il posto giusto dove vederlo
La cosa ovviamente non è affatto un difetto. Quell'epoca del thriller è probabilmente irripetibile. Certi registi non ci sono più, altri non fanno più cinema, altri si sono dedicati ad altri tipi di film. O hanno trasportato questo mondo nella serialità: è il caso di David Fincher che ha girato la bellissima serie Mindhunter, che però non è stata rinnovata da Netflix. Questo per dire che un tempo, thriller come questo Mindcage, sarebbero arrivati al cinema in pompa magna, e sarebbero stati tra le hit di quel momento. Ora prodotti del genere sono molto più rari. Sono cambiate le regole della distribuzione, sono forse cambiati gusti e abitudini del pubblico. Ma un un thriller come questo è comunque bella notizia. È sempre piacevole vedere un film così. Ed essendo un film d'atmosfera il cinema è il posto giusto dove vederlo. Sta arrivando il caldo, e qualche brivido al cinema merita di essere vissuto.
Conclusioni
Come vi abbiamo spiegato nella recensione di Mindcage - Mente criminale, il film riprende suggestioni di altri film molto amati, ma non dà mai il senso di essere una copia. Forse mancano attori carismatici accanto a John Malkovich, e per il finale serve una grande sospensione dell'incredulità, ma è un tipo di film che siamo sempre felici di vedere.
Perché ci piace
- La presenza di John Malkovich.
- La trama che gioca con l'arte sacra.
- Il riprendere molti stilemi di certi horror anni Novanta, senza mai essere una copia...
Cosa non va
- ... ma al cui confronto manca qualcosa, a livello di follia.
- Gli attori principali sono meno carismatici di quelli dei film in questione.
- Il finale sovrannaturale richiede una grande sospensione dell'incredulità.