Apples, la recensione: come non dimenticarsi di vivere

La recensione di Apples: il film d'apertura della sezione Orizzonti scuote Venezia 2020 con un dramma personale raccontato con grande tatto.

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Apples: un'immagine del film

Sarà la suggestione, sarà l'atmosfera quasi surreale di un Lido pieno di controlli, muri alzati e distanziamenti. Eppure apriamo questa recensione di Apples con una strana sensazione addosso. Un misto di fascinazione e disturbo per film che apre questa strana Venezia 2020 parlando di epidemia in tempi di pandemia. Un tempismo casuale, che rende questa preziosa opera prima ancora più pungente e significativa.

L'esordio del regista greco Christos Nikou ha aperto la sezione Orizzonti della Mostra del Cinema di Venezia 2020 con una storia intima, dedicata alla storia di un uomo alle prese con un percorso personale di decostruzione e ricostruzione. Mila (termine greco che significa "mele" che dà il titolo originale a Apples) rilegge il simposio di Platone in ottica contemporanea, e lo fa con lucido cinismo e tanta scomoda onestà.

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Apples: una scena

Questa volta non ci sono anime gemelle da cercare, metà perfette con cui riconciliarsi, ma parti marce di se stessi con cui entrare in contatto. Un uomo di cui rimangono solo spicchi che deve imparare a ingoiare anche le parti più indigeste della propria esistenza.

Ricordati di non dimenticare

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Apples: un'immagine

In un mondo che vuole affogare il dolore, dimenticare potrebbe persino essere piacevole. Quando la felicità diventa un vanto da sfoggiare, l'amnesia diventa il rimedio perfetto contro qualsiasi brutto ricordo. È forse per questo che il mondo cupo di Apples è afflitto da un'improvvisa pandemia mnemonica. La gente, di colpo, è affetta da un forte mal di testa che spazza via la loro memoria come se nulla fosse. Un morbo mentale che colpisce anche il solitario Aris, costretto a chiedere l'aiuto di un team medico che ha messo a punto un programma di riabilitazione specifico. La cura aiuta tutti i malati a rifarsi una vita, a patto di rispettare un programma ferreo in cui niente è lasciato al caso. Quella di Mila assume subito le fattezze di una realtà distopica mai troppo sottolineata, in cui il pessimismo e la rovina serpeggiano in sottofondo, si notano nei dettagli, senza risultar esasperati. Credibile nel suo incedere, Mila potrebbe ricordare la deriva sociopatica di The Lobster, ma in realtà Nikou non cade mai nell'ironia grottesca tanto cara a Lanthimos, preferendo delineare una parabola personale molto intima, che scava poco per volta nell'animo tormentato di un uomo che deve soltanto scendere a patti con i propri tormenti.

Io ballo da solo

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Apples: Aris Servetalis in una scena

Albero piene di mele marce, Apples è un film profondamente radicato nella società occidentale contemporanea. Quella in cui è molto facile sentirsi soli nonostante tutti siano iperconnessi, quella in cui il contatto tra esseri umani richiede uno sforzo talvolta innaturale, quella dove le persone faticano a stare assieme. Il percorso di Aris, interpretato da un Aris Servetalis misurato e dolente, svela poco per volta un disagio che è sia personale che sociale. Ed è qui il grande merito di Nikou: delineare un panorama umano nonostante si fossilizzi su un solo personaggio. Mila ti racconta un mondo attraverso la storia del singolo, suggerisce senza sottolineare, perché è pieno di indizi nonostante una narrazione essenziale e asciutta.

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Apples: una sequenza

Impreziosito da una messa in scena in cui tutto sembra naturale anche quando nessun movimento di macchina è lasciato al caso, il film è racchiuso (anzi, rinchiuso) in un formato 4:3 perfetto per raccontare l'esistenza di un protagonista chiuso, schermato, sempre rintanato in se stesso. Grazie al tatto di una narrazione mai troppo compiaciuta del suo profondo dramma, Mila guarda il suo protagonista dalla giusta distanza, gli sta addosso senza dargli troppe pacche sulle spalle, e lo prende per mano sino a una rivelazione finale toccante e liberatoria. Una Necessaria come non dimenticarsi di vivere senza barare. Ovvero mangiando anche le mele marce che ti cadono in testa all'improvviso.

Conclusioni

In questa recensione di Mila non abbiamo nascosto la nostra sorpresa davanti a un'opera prima affascinante e dotata di gran tatto. A metà strada tra la distopia e il dramma intimo, Christos Nikou ci trascina dentro un'odissea nell'amnesia di un uomo solitario, alla ricerca di una verità tanto scomoda quanto necessaria per tornare a respirare.

Movieplayer.it
4.0/5
Voto medio
3.3/5

Perché ci piace

  • La scelta del formato in 4:3, coerente con il carattere chiuso del protagonista.
  • La prova dolente di un intenso Aris Servetalis.
  • Il racconto di una distopia raccontata attraverso tanti dettagli molto significativi.

Cosa non va

  • Chi non ama i ritmo e il linguaggio del cinema d'autore europeo non cambierà idea.