Le migliori serie TV Netflix del 2020

Ecco le migliori serie TV Netflix 2020, le imperdibili in streaming disponibili nel corso dell'anno: Sex Education, Better Call Saul, Tiger King, Non ho mai e molte altre tra novità e continuazioni.

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Sex Education: Lily e Ola nella seconda stagione

Come ogni anno, anche nel 2020 Netflix non dà il minimo cenno di volersi fermare, continuando a sfornare prodotti seriali con un ritmo serrato, che si tratti di vere produzioni originali (anche in Italia) o di acquisizioni, principalmente serie americane di cui la piattaforma ha i diritti internazionali, in esclusiva o quasi (vedi le serie della CW, che in alcuni mercati - tra cui il nostro - sono in mano ad altre emittenti o piattaforme). Tra ritorni e novità, il catalogo del gigante dello streaming continua a espandersi a dismisura, apportando nuove modifiche all'algoritmo sempre più variegato di una piattaforma che alla quantità abbina anche una dose non indifferente di qualità.

Ecco dunque una panoramica sulle migliori serie TV Netflix del 2020 con il meglio di ciò che la piattaforma streaming ha avuto da offrire in quest'anno.

1. Sex Education - Stagione 2

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Sex Education: Adam nella seconda stagione

Dopo una prima stagione buona ma a tratti prevedibile, Sex Education riconferma i propri punti di forza nella seconda annata, ancora più divertente e sregolata, con un uso ancora più mirato ed efficace del cast, ormai perfettamente calibrato all'interno del mondo dello show. Come nella stagione precedente il nucleo emotivo rimane l'amicizia tra Otis e Maeve, ma sono tutti irresistibili nel fare i conti con argomenti tabù legati alla sessualità in ambito liceale, raggiungendo l'apice in un finale che chiude le trame in sospeso con brio e coraggio, e pone le basi per una terza stagione teoricamente ancora più promettente.

Sex education 2, la recensione: il ritorno della serie Netflix che, più che di sesso, ci parla d'amore.

2. BoJack Horseman - Stagione 6, Parte 2

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Bojack Horseman 6: un'immagine dal nono episodio dell'ultima stagione

Già la prima metà della stagione finale aveva messo a dura prova le emozioni degli spettatori, abituati alle sofferenze del protagonista, e poi è arrivata la seconda, che chiude l'epopea di BoJack Horseman con la giusta dose di amarezza condita da risate tinte di imbarazzo. C'è un senso di incompiutezza, dovuto al fatto che nelle intenzioni dell'autore la serie non doveva finire qui, e lo show ci gioca allegramente, sovvertendo ogni aspettativa nei due episodi conclusivi e lasciandoci con qualcosa di sospeso, di incompleto. Come la vita, di cui lo show ha sempre saputo mostrare le sfumature meno appetibili. Mai come prima (vedi alle voci House of Cards e Orange Is the New Black), abbiamo avuto a che fare con la vera fine di un'era su Netflix.

BoJack Horseman 6, parte 2, la recensione: addio, Uomo Cavallo di Netflix

3. Better Call Saul - Stagione 5

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Better Call Saul 5: Bob Odenkirk in una foto di scena

Non si tratta di un Netflix Original in senso stretto, ma potevamo non includere la quinta e penultima stagione di Better Call Saul, serie che di anno in anno ha dimostrato di essere all'altezza del genitore Breaking Bad, se non addirittura in grado di superarlo. Questo quinto ciclo lo dimostra con la solita, impeccabile precisione, ponendo ulteriori basi per la trasformazione di Jimmy McGill in Saul Goodman, accentuando questa volta il rapporto sempre più conflittuale con Kim, fino ad arrivare a un finale che lascia col fiato sospeso, in attesa di una stagione di commiato che dovrebbe chiudere tutte le faccende in sospeso, permettendoci di salutare alcuni dei migliori personaggi televisivi degli ultimi anni.

Better Call Saul 5, la recensione del finale: Verso Breaking Bad e oltre!

4. Formula 1: Drive to Survive - Stagione 2

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Formula 1: Drive to Survive - una scena della stagione 2

Dopo una prima stagione già di suo ammirevole, la docuserie Formula 1: Drive to Survive torna con una seconda annata ancora più ricca, con accesso esclusivo ai retroscena del campionato di Formula Uno del 2019. Il valore aggiunto, oltre che da una piccola componente autoironica (non mancano le battute su Netflix), è dettato soprattutto dall'aggiunta di un pezzo da novanta come la scuderia Ferrari, che per il primo ciclo non concesse interviste. E ora attendiamo con ansia la terza stagione, che si annuncia già come la più interessante a causa di ciò che è accaduto nel mondo nel corso del 2020.

Formula 1: Drive to Survive 2, recensione: il campionato del 2019 su Netflix

5. Tiger King

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Tiger King: Joe Exotic in una scena della serie Netflix

Tra i punti di forza di Netflix da qualche anno a questa parte c'è il documentario seriale, e Tiger King si è rapidamente imposto come uno degli esempi più folli e irresistibili di questo trend, tramite la storia allucinante di Joe Exotic, delle persone che erano a stretto contatto con lui e del loro rapporto alquanto curioso con le tigri. È il classico esempio di un racconto vero talmente strambo che se uno sceneggiatore l'avesse proposto come progetto di finzione sarebbe stato scartato per l'eccessiva inverosimiglianza, e la miniserie per certi versi si diverte con questo aspetto, sfidando lo spettatore con rivelazioni sempre più bizzarre. E l'impatto del progetto si è fatto sentire in tempi rapidi, poiché sono in cantiere almeno tre adattamenti romanzati, di cui uno con Nicolas Cage e l'altro con Rob Lowe.

Tiger King, la recensione: la serie Netflix più folle del momento

6. Unorthodox

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Unorthodox: Shira Haas in una scena della serie Netflix

Basato sulle memorie di Deborah Feldman, che lasciò la comunità ortodossa in cui viveva a New York per trasferirsi a Berlino e vivere una vita più convenzionale, Unorthodox è una miniserie rigorosa e appassionante, che ricrea con dovizia di particolari dei microcosmi molto precisi per spiegare che cosa significhi essere ebrei oggi, negli Stati Uniti (per l'esattezza a Williamsburg, zona nota per la forte affluenza di comunità ebraiche ortodosse) e in Germania. Una ricostruzione che, sulla falsariga del recente film americano Menashe, si estende alla questione linguistica, con gran parte dei dialoghi recitati in yiddish, la prima volta in una produzione originale Netflix.

Unorthodox, la recensione: la miniserie Netflix in yiddish è un film sulla rinascita

7. The Last Dance

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The Last Dance: Michael Jordan in un'immagine dalla docuserie Netflix

Anche qui non si tratta propriamente di un Original, poiché gli episodi sono arrivati su Netflix il giorno dopo la messa in onda su ESPN negli Stati Uniti, ma è impossibile escludere The Last Dance da questa classifica perché anche qui abbiamo a che fare con un documentario seriale molto appassionante, che racconta l'ultima stagione di Michael Jordan come giocatore nei Chicago Bulls. C'è chi ha avuto da ridire sul progetto, come il documentarista Ken Burns che ha criticato la partecipazione attiva di Jordan come produttore, il che avrebbe influito su parte del contenuto, ma è indubbiamente potente l'impatto delle immagini per lo più inedite che commentano la fine di un'era, con le testimonianze odierne di chi ne faceva parte. Ed è innegabile l'impatto culturale che la miniserie ha avuto nel giro di poche settimane: prima ancora che fosse andato in onda l'ultimo episodio, era già un meme la frase di Jordan "A quel punto la cosa si fece personale."

The Last Dance: oltre Michael Jordan, perché ci siamo innamorati del documentario sui Chicago Bulls

8. After Life - Stagione 2

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After Life 2: una scena della sere Netflix

La collaborazione tra Ricky Gervais e Netflix continua con la seconda stagione di After Life, la serie tragicomica dove il creatore di The Office decide di dire esattamente ciò che pensa di tutto e tutti dopo la morte della moglie. Mentre gli altri cercano di farlo diventare una persona migliore, lui continua imperterrito, e la seconda annata mantiene intatto quell'equilibrio tra esilarante e devastante di cui Gervais è uno dei massimi esperti. E la notizia di una terza stagione - la prima volta per una serie ideata dal noto comico inglese - lascia intendere che lui abbia ancora parecchio da dire sulla questione.

After Life 2, la recensione dei primi tre episodi: un malinconico risveglio

9. Dead to Me - stagione 2

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Dead to Me 2: una scena tratta dalla nuova stagione della serie Netflix

Tra le più piacevoli sorprese del 2019 su Netflix c'era Dead to Me, una commedia nerissima al femminile, e la seconda stagione mantiene tutte le promesse, puntando ancora di più sulla potentissima alchimia recitativa tra Christina Applegate e Linda Cardellini. Segreti e delitti si susseguono in un delizioso gioco di generi che si sovrappongono con gioia ed energia, mettendo in evidenza tutti i punti di forza del mondo creato da Liz Feldman. E il tutto conduce verso quello che sarà il gran finale, una terza stagione già confermata come quella conclusiva, dinanzi alla quale ci poniamo con una certa malinconia perché ci dispiacerà salutare le due strepitose protagoniste.

Dead to Me 2, la recensione: le improbabili coincidenze del karma

10. Skam Italia - Stagione 4

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SKAM 4: Sana nella quarta stagione della serie

Qui si tratta di un progetto che Netflix ha ereditato, poiché inizialmente Skam Italia era una produzione originale di TIMvision, a cui la piattaforma californiana è subentrata dopo la cancellazione dello show al termine della terza stagione. La quarta annata è un po' diversa, per esigenze produttive: gli episodi, come da consuetudine Netflix, sono stati messi a disposizione tutti insieme, e il periodo in cui ha debuttato la stagione ha fatto sì che non avesse senso realizzare i contenuti extra che accompagnavano i cicli precedenti. Rimane però inalterato lo spirito della serie, che in questa occasione si concentra sul personaggio di Sana, offrendo un punto di vista forte e inedito attraverso le esperienze di una protagonista di origine tunisina.

Skam Italia 4, la recensione: La storia di Sana abbatte gli stereotipi sui musulmani in Italia

11. Non ho mai

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Non ho mai...: Maitreyi Ramakrishnan in una scena

Tra le firme più interessanti del panorama statunitense contemporaneo, l'attrice e sceneggiatrice Mindy Kaling ha deciso di portare su Netflix una versione romanzata delle sue vere esperienze con Non ho mai, la storia di una giovane di origine indiana residente negli Stati Uniti. Il risultato è una serie fresca e vivace che mescola leggerezza e intelligenza, aggirando o mettendo alla berlina i luoghi comuni associati agli immigrati di origine asiatica. Il momento più alto, in tal senso, è la voce narrante autoironica di John McEnroe nei panni di "se stesso", che già nel primo episodio sottolinea l'apparente assurdità di essere stato scelto come narratore di un progetto simile.

Non Ho mai, la recensione: l'adolescenza di Mindy Kaling in una serie sul confronto tra tradizioni e modernità

12. Jeffrey Epstein: soldi, potere e perversione

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Jeffrey Epstein: soldi, potere e perversione: una scena della serie

Un altro documentario, anch'esso scioccante ma per altri motivi rispetto a Tiger King: Murder, Mayhem and Madness. Concepito mentre il soggetto era ancora vivo, Jeffrey Epstein: soldi, potere e perversione è poi stato reinventato dopo la morte del miliardario accusato di abusi su minori, ma il succo del discorso non è cambiato più di tanto: a parlare sono soprattutto le vittime di Epstein, e dalle loro dichiarazioni emerge un microcosmo di perversione e corruzione che non può lasciare indifferenti. Ed è una storia ancora non del tutto conclusa, poiché poco dopo il debutto della miniserie c'è stato l'arresto di Ghislaine Maxwell, principale complice di Epstein. Seconda parte in arrivo?

Jeffrey Epstein: soldi, potere e perversione, la recensione: la docuserie che dà voce alle vittime del mostro

13. F Is for Family - Stagione 4

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Una scena di F Is for Family

In ambito animato la produzione di Netflix può vantare anche un gioiellino come F Is for Family, l'esilarante commedia basata in parte sulla vera infanzia del creatore Bill Burr, noto comico americano che per l'occasione presta anche la voce al patriarca d'altri tempi Frank Murphy, affiancato da un cast che include Laura Dern e Justin Long. La quarta e penultima stagione arricchisce ulteriormente il meraviglioso mondo satirico ideato da Burr introducendo il padre di Frank, la cui voce in originale appartiene a Jonathan Banks, e il risultato è ancora una volta da morire dal ridere.

14. The Umbrella Academy - Stagione 2

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The Umbrella Academy: un'immagine della stagione 2

Tra le più apprezzate sorprese del 2019 su Netflix, per la seconda annata The Umbrella Academy si è spinto oltre le più rosee aspettative, puntando ancora di più su quello strambo equilibrio tra dramma, humour e azione che caratterizza le avventure dei fratelli Hargreeves. Questa volta siamo nel 1963, grazie ai poteri di Five, e il destino del mondo è nuovamente nelle mani dei figli adottivi di Sir Reginald. Magnifico, come sempre, l'apparato musicale, questa volta impreziosito da classici intramontabili e chicche inattese come una cover svedese di Hello di Adele.

Le migliori serie Netflix del 2019

Lucifer - Stagione 5, parte 1

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Lucifer 5: un'immagine di Tom Ellis nel secondo episodio

Dopo la cancellazione su Fox, ci ha pensato Netflix a riportare in vita Lucifer, la serie basata - molto liberamente - sull'omonimo fumetto della DC Comics dove l'angelo caduto si stufa di regnare sulle anime dannate e decide di aprire un locale a Los Angeles. Al quinto giro, abbiamo a che fare con un Lucifer Morningstar reduce da un recente ritorno all'Inferno, e quando si palesa nuovamente sulla Terra le cose sono un po' cambiate. Come già nella stagione precedente, anch'essa targata Netflix, l'aspetto seriale ha una presenza maggiore, culminando in un grandissimo cliffhanger di metà stagione, ma non mancano le chicche autoconclusive come l'episodio noir in bianco e nero e quello incentrato su un omicidio commesso sul set di un serial molto simile a quello che stiamo guardando. Strepitoso come sempre Tom Ellis, questa volta in doppia versione.

Lucifer 5, parte 1, recensione: il diavolo si sdoppia su Netflix

The Haunting of Bly Manor

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The Haunting of Bly Manor: Victoria Pedretti nella serie Netflix

Dopo averci terrorizzati nel 2018 con Hill House, il cineasta Mike Flanagan torna al tema delle case infestate da spiriti/demoni con The Haunting of Bly Manor, basato sul celebre romanzo Il giro di vite. In molti si sono lamentati perché, rispetto al lavoro precedente, sarebbe venuta a mancare la componente puramente horror, ma il fascino dell'adattamento di Flanagan, e della sua filmografia in generale, sta proprio nel passaggio da un registro a un altro, cercando di non replicare ciò che è venuto prima. E nel puntare su un orrore diverso, più subdolo e meno "cinematografico", dà a questa "seconda annata" un'identità propria di tutto rispetto.

The Haunting of Bly Manor, recensione: (poco) terrore e (molto) sentimento

La regina degli scacchi

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La regina degli scacchi: Anya Taylor-Joy in una scena

Scott Frank, noto sceneggiatore hollywoodiano (a lui dobbiamo per esempio il copione di Out of Sight), porta sullo schermo con La regina degli scacchi il romanzo di Walter Tevis (autore del tomo da cui è tratto L'uomo che cadde sulla Terra) su una giovane campionessa, e lo fa con una precisione che però non perde d'occhio il piacere e la suspense, rendendo fonti di tensione sequenze potenzialmente fatali per la pazienza dello spettatore come la fase preparatoria e i tornei stessi. Magnifica la protagonista Anya Taylor-Joy, che si riconferma una delle migliori scoperte degli ultimi anni.

La regina degli scacchi, la recensione: la vita tormentata di una mente geniale

Big Mouth - Stagione 4

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Big Mouth 4: una scena della nuova stagione della serie Netflix

Anno nuovo, orrori puberali nuovi: Big Mouth, trasposizione animata e romanzata delle vere esperienze del creatore Nick Kroll, rimane una delle creazioni più folli e intelligenti di Netflix, e la quarta annata non è da meno, con tanto di componente autoriflessiva che alimenta la creatività di un programma che rimane fedele a se stesso ma continua ad esplorare nuove strade. Da applauso, come sempre, il cast vocale, al quale si aggiungono questa volta nomi del calibro di Seth Rogen e Paul Giamatti, quest'ultimo nei panni di un escremento che non vuole saperne di uscire. Sì, avete letto bene. E quella scena, in certi punti, è tra le più toccanti della stagione.

Big Mouth 4, recensione: l'animazione irriverente di Netflix torna più spassosa che mai

Bridgerton

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Bridgerton: Nicola Coughlan e Claudia Jessie in una scena della serie

Dopo Ryan Murphy, anche Shonda Rhimes ha firmato un accordo lucrativo con la piattaforma di streaming, e il primo risultato di tale sinergia è Bridgerton, adattamento dell'omonima serie di romanzi. Un prodotto leggero e molto nelle corde della produttrice, trattandosi di una storia a base di intrighi e romanticismo, questa volta nell'Inghilterra del XIX secolo. Ad alcuni ha fatto storcere il naso l'uso di licenze poetiche per quanto riguarda certi personaggi, ma anche quello fa parte del gioco: è un racconto squisitamente moderno, il cui contesto storico non è da prendere del tutto alla lettera.

Bridgerton, parla lo showrunner: "I fan dei libri ritroveranno ogni elemento che amano su schermo"

Sanpa: Luci e tenebre di San Patrignano

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Sanpa: Luci e tenebre di San Patrignano - una scena del documentario

Se c'è una cosa su cui tutti concordano per quanto riguarda la produzioni originali di Netflix in lingua italiana è che finora i vari titoli non sono stati particolarmente entusiasmanti, soprattutto per quanto riguarda le serie. A ribaltare tale percezione, giusto in tempo per la fine del 2020, ci pensa Sanpa: Luci e tenebre di San Patrignano, la potente docuserie di Cosima Spender che racconta il sogno utopistico della comunità immaginata da Vincenzo Muccioli e la verità non sempre rosea che si cela dietro quel sogno. Un lavoro preciso e coinvolgente, a conferma della vitalità di un certo modo di pensare l'audiovisivo nel nostro paese.

SanPa, la recensione: le luci e ombre di San Patrignano su Netflix