Storie normali di persone normali. Oltre i generi, guardando alle autrici e agli autori di quel domani già arrivato. Forse è una banalità scriverlo, ma andando oltre il contesto delle solite locandine, il cinema italiano sta vivendo una vera primavera. Come dire, c'è speranza, c'è linguaggio, c'è visione. Ma non solo. C'è anche un ritorno ai principi del nostro cinema, declinando al meglio il concetto di commedia, da sempre un baluardo imprescindibile. E dunque, considerando solo i titoli usciti nel 2025, ecco quelli che, forse, sono i migliori film italiani dell'anno appena concluso.
I migliori film italiani del 2025
Dal ritorno di Alessio Rigo de Righi e Matteo Zoppis fino all'horror di Paolo Strippoli, e poi ancora l'esordio di Greta Scarano e il documentario su Aldo, Giovanni e Giacomo. La classifica di fine anno che racchiude il meglio del nostro cinema.
12. Testa o Croce?
Dopo Re Granchio, Alessio Rigo de Righi e Matteo Zoppis proseguono la loro esplorazione del mito e del racconto popolare italiano con un western decisamente affascinante. Il cast, guidato da Alessandro Borghi (con lui Nadia Tereszkiewicz e John C. Reilly), si muove in un mondo a metà di un cosmo in cui la leggenda incontra la realtà. Il ritorno del vero cinema di genere, declinato in modo originale e visivamente potente.
11. Attitudini: Nessuna
Sophie Chiarello racconta dall'interno la storia di Aldo, Giovanni e Giacomo, affidandosi a una regia che privilegia il racconto intimo. Attraverso materiali inediti e testimonianze dirette, il film ripercorre la nascita del trio e il loro percorso artistico, mettendo in luce amicizia, fallimenti e intuizioni comiche. Uno storytelling autentico, e una riflessione sulla comicità come attinenza e resistenza sociale.
10. Primavera
Musica e arte, emancipazione e ribellione. Ma attenzione, perché Primavera non è solo uno sguardo audace sulla sensibilità artistica di Antonio Vivaldi. Al centro del film, diretto da Damiano Michieletto e scritto da Ludovica Rampoldi, l'arte e la libertà che sfidano l'establishment politico e religioso. Una sfida portata avanti dalla protagonista, Cecilia, interpretata da Tecla Insolia. Orfana sperduta in un convento veneziano, troverà il contrappunto artistico proprio negli insegnamenti di Vivaldi, con il volto di Michele Riondino. Un film di grande personalità.
9. La valle dei sorrisi
Paolo Strippoli alza il volume dell'horror italiano. Ambientato in un piccolo paese di montagna, La valle dei sorrisi segue Michele Riondino, professore disilluso che si ritrova al centro di un villaggio stretto da un terribile segreto. Un horror moderno, che si regge sull'incomunicabilità, la solitudine, lo scollamento sociale, sul dolore anestetizzato. Una tensione che cresce lentamente, facendo leva sull'atmosfera. Uno dei titoli di genere più riusciti dell'anno.
8. 40 Secondi
Vincenzo Alfieri dirige un film duro e teso, rileggendo una storia di cronaca in cui la responsabilità individuale si scontra con la responsabilità collettiva. Il cast, che include Francesco Gheghi, Enrico Borello e Francesco Di Leva, offre interpretazioni intense e credibili, sostenute da una regia che non cerca lo spettacolo, puntando sull'impatto emotivo. Un'opera tragica, quasi orrorifica.
7. Nonostante
Con Nonostante, Valerio Mastandrea di essere un grande regista. L'elaborazione della perdita in un momento di passaggio, il dolore sospeso, in bilico tra vita e morte. Una regia, quella di Mastrandrea, che sceglie un tono surreale, trasformando l'ospedale in un luogo simbolico dove il tempo sembra fermarsi. Poetico e straziante.
6. Il rapimento di Arabella
Carolina Cavalli dirige un on-the-road inquieto, liminale, contemporaneo, costruito intorno all'interpretazione di Benedetta Porcaroli, affiancata dalla rivelazione Lucrezia Guglielmino. Il rapimento di Arabella esplora il tema della solitudine e dell'identità, facendo dei luoghi e della musica un metro di racconto. Il nuovo cinema italiano che avanza, finalmente.
5. Un film fatto per Bene
Franco Maresco spiazza tutti con un'opera metacinematografica ironica e provocatoria che, di fatto, ha svegliato la stampa di Venezia 82. Tra realtà e finzione, il film riflette sul mestiere del cinema, coinvolgendo figure e interpreti legati all'universo grottesco e dissacrante del regista. Un'opera volutamente irregolare ma profondamente coerente con la poetica di Maresco. Una boccata d'aria, e di verità.
4. Cinque Secondi
Paolo Virzì torna alla grande, guidato dall'interpretazione di Valerio Mastandrea, affiancato da Galatea Bellugi e Valeria Bruni Tedeschi. Film di umanità, di rimorsi, di sorrisi, di generazioni che si incrociano. Un'opera in sottrazione, che si regge sulla scrittura dei personaggi, mischiati ad un tono narrativo che alterna leggerezza e dolore.
3. La vita da grandi
Ci sono gli esordi, e poi ci sono gli esordi come quelli di Greta Scarano. La vita da grandi affronta il tema dell'autismo con uno sguardo delicato e mai forzato, suggerendo che "provare a essere felici" conta più di ogni aspettativa sociale. In mezzo i legami famigliari, la pressione, i desideri. Ironico, quasi comico, vitale e vivido. Vivido come la prova, intensa ma sempre credibile, di Yuri Tuci - che scoperta - e di Matilda De Angelis, forse alla sua miglior prova. Sì, ci vediamo ai David di Donatello.
2. Il Maestro
Cuore, emozioni, sorrisi, vita vera, personaggi sbilenchi. Tutto ciò che di meglio si potrebbe chiedere, diretto da Andrea Di Stefano, e scritto insieme a Ludovica Rampoldi, Il maestro è il ritorno della vera commedia all'italiana. La regia accompagna con misura una storia intensa, sostenuta da un protagonista di grande carisma: Pierfrancesco Favino.
Favino, probabilmente al suo miglior ruolo, interpreta un tennista viveur segnato dal passato che trova nel rapporto con un giovane allievo - interpretato da Tiziano Menichelli - l'occasione per rimettere ordine nella propria vita. Andando sempre in direzione ostinata e contraria. Meraviglioso.
1. Le città di pianura
Francesco Sossai firma un road movie atipico e profondamente italiano, ambientato nelle pianure del Nord-Est. Il viaggio dei protagonisti prende corpo grazie a un cast corale che vede Filippo Scotti, Sergio Romano e Pierpaolo Capovilla muoversi tra dialoghi assurdi e momenti di sospensione emotiva, intanto che la vita fa il suo giro attorno "all'ultimo bicchiere". La regia osserva i personaggi con discrezione, trasformando i paesaggi quotidiani in spazi di grandissimo cinema.