Porgere lo sguardo verso il futuro. Il cinema va avanti, in movimento costante verso un continuo rinnovamento. I vecchi Maestri, a poco a poco, lasciano il testimone alle nuove leve, generazioni successive di cineasti che dovranno a loro volta diventare nuove voci, nuovi Maestri. Perché il cinema non finisce mai e, col passare del tempo, muta. Quale modo migliore di dimostrare il proprio talento, spiccare il volo della fama e della notorietà attraverso un'opera prima coraggiosa e sopra la media? Era successo con Steven Spielberg, con Martin Scorsese, con Sam Raimi e Quentin Tarantino: registi che sono entrati nel cuore degli appassionati (e non solo) grazie a un folgorante esordio nel lungometraggio, capaci di cambiare, forse non subito ma nel giro di poco tempo, la storia del cinema stesso. Chi sono i nuovi Maestri, oggi? Ripercorrendo gli ultimi anni abbiamo riscoperto alcune opere di registi giovani che, per vari motivi, stanno dimostrando di essere i nuovi poli attraverso cui il cinema si muove anche grazie a un talento in cabina di regia totalmente convincente, che è riuscito a porli immediatamente sotto i riflettori.
Abbiamo compiuto una scelta precisa, cercando di non citare nomi già noti in altri ambiti (è il caso di Charlie Kaufman o di Aaron Sorkin, il cui lavoro è sicuramente più conosciuto come sceneggiatori) e cercando di tener conto anche della loro evoluzione negli anni, se l'hanno già avuta. Ecco i 15 migliori esordi alla regia degli ultimi vent'anni.
1. Hunger (2008)
Come dimenticare l'opera prima di Steve McQueen con protagonista Michael Fassbender? Hunger è un film durissimo e senza filtri, capace di raccontare lo sciopero della fame di Bobby Sands che gli costò infine la vita. Non solo un film in cui il talento del protagonista viene messo in mostra, ma anche una dimostrazione dello sguardo di McQueen con una sequenza ormai diventata storia del cinema: il lungo piano-sequenza di diciassette minuti dove il protagonista dialoga con un prete. Regista e attore continueranno il loro legame nei due film successivi (Shame e 12 anni schiavo), l'ultimo dei quali porterà Steve McQueen a vincere l'Oscar per il miglior film nel 2014. Dopo una parentesi nel thriller con Widows, Steve McQueen sta per presentare la sua prima serie tv Small Axe, composta da cinque lungometraggi in cui ancora una volta il messaggio politico sarà preponderante.
2. J'ai tué ma mère (2009)
L'enfant prodige del cinema ha un nome e cognome ben precisi: Xavier Dolan. A soli 16 anni Dolan scrive J'ai tué ma mère, film rabbioso che prende spunto da eventi ed emozioni autobiografiche e che racconta il rapporto conflittuale tra un figlio adolescente e una madre. Anche protagonista dei suoi film, Xavier Dolan dimostra non solo una piena padronanza del mezzo, ma anche una prolificità che non ha precedenti in quanto a livelli qualitativi. Fino al 2014, anno dell'acclamato Mommy, il giovane regista canadese realizza quasi un film all'anno, sempre differenziandosi dal precedente e spaziando attraverso i generi (il dramma, la commedia, il thriller...). Nonostante l'età, il suo è un cinema maturo ben riconoscibile e che trova compiutezza anche attraverso alcune scelte stilistiche un po' adolescenziali: non da considerare difetti, ma la dimostrazione di una voce vera e sincera.
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3. Prossima fermata Fruitvale Station (2013)
C'è un fatto di cronaca alla base del breve film Prossima fermata Fruitvale Station, esordio al lungometraggio di Ryan Coogler, classe 1986. Il film racconta l'ultimo giorno di vita di Oscar Grant, un ragazzo afroamericano di 22 anni che verrà ucciso dalle forze di polizia della California nel giorno di Capodanno del 2009. Un film schietto, sorretto dalle musiche di Ludwig Goransson, che permette a Coogler e al suo attore protagonista Michael B. Jordan di fare il gran passo e approdare nella Hollywood che conta. Grazie al successo del film i due collaboreranno insieme per Creed, primo spin-off della saga del pugile Rocky, per poi dare vita a un vero e proprio film iconico capace di incassare più di un miliardo di dollari al box office. Stiamo parlando di Black Panther, film di importanza storica per la comunità afroamericana e appartenente al progetto del Marvel Cinematic Universe, diventato inoltre il primo film di supereroi candidato all'Oscar nella categoria di Miglior Film.
4. Whiplash (2014)
Lo ammettiamo: Whiplash non sarebbe proprio il film d'esordio del genio di Damien Chazelle. La sua vera opera prima si chiama Guy and Madeline on a park bech, presentato al Festival di Tribeca nel 2009, ma tutt'oggi è inedito in Italia (oltre che difficilmente reperibile). Ci sembrava, tuttavia, compiere un torto nel non mettere in questa lista uno dei più giovani e talentuosi registi degli ultimi anni. Whiplash è un film come non se ne vedevano da tempo. Racconta l'ossessione di un batterista che ricerca la perfezione, ma lo fa scardinando il racconto a tempo di jazz, trasformando il film in un brano musicale, ritmato e coi toni da thriller. Le dita sanguinano, il sudore sgorga, solo per raggiungere quel cenno di consenso del professore interpretato da J.K. Simmons. Il mondo imparerà ad apprezzare l'esordio fulminante di Chazelle prima di cadere ai suoi piedi, follemente innamorato di La La Land, già diventato un vero e proprio classico del cinema americano.
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5. A girl walks home alone at night (2014)
La regista Ana Lily Amirpour rivoluziona l'immaginario dei vampiri grazie a questo suo folgorante esordio. A girl walks home alone at night è un film in bianco e nero, ambientato in una città fantasma iraniana dove seguiremo le notti di una donna vampiro. C'è un'atmosfera rarefatta e onirica, capace di mettere in mostra non solo tutte le caratteristiche dei film di vampiri per un pubblico contemporaneo e con la novità dell'ambientazione (da quanto non si vedeva un film di genere capace di coniugarsi con le origini culturali del proprio autore?) ma anche il talento registico della regista. Il suo secondo film, The Bad Batch, passerà un po' più in sordina, ma si tratta comunque di un nome, quello della Amirpour, da seguire con attenzione, capace di unire il genere con un modo totalmente nuovo di rappresentare il femminile.
6. The Witch (2015)
Chi sta dimostrando di fare il cinema che vuole, senza compromessi, sperimentando coi mezzi, con la lingua e col modo di girare è Robert Eggers. The Witch è il suo primo lungometraggio ed è un horror ambientato nel New England del Seicento di cui ne mantiene non solo i costumi ma anche la lingua: un inglese più arcaico che rende il tutto incredibilmente musicale. Una scommessa riuscita perché, grazie anche alla scelta di girare solo con l'utilizzo della luce naturale, riesce a catapultare lo spettatore in un mondo veramente realistico e allo stesso tempo unico, pieno di orrori e magia. La sua opera seconda, The Lighthouse, ha confermato il talento del giovane regista, già al lavoro su un terzo film ambientato nelle terre norrene. L'esordio di Eggers ha dato il via a un vero e proprio nuovo modo di intendere e mettere in scena l'horror.
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7. Il figlio di Saul (2015)
Potrebbe essere un tema già mostrato e raccontato centinaia di volte, ma ciò che caratterizza Il figlio di Saul tanto da inserirlo nella nostra lista è lo stile di regia singolare. Lásló Nemes mette in scena le giornate in un campo di concentramento nazista in una maniera nuova e incredibile: la camera a mano rimane alle spalle del protagonista, lasciando fuori dal quadro tutta la sofferenza e le violenze e, di conseguenza, tutto ciò che di solito siamo costretti ad affrontare in film di questo tipo. Un film che colpisce forte e che ha conquistato la giuria del Festival di Cannes, oltre che successivamente l'Academy americana che ha premiato l'opera d'esordio di Nemes con l'Oscar al miglior film straniero.
8. Lo chiamavano Jeeg Robot (2015)
Non ci dimentichiamo del nostro cinema. Non poteva mancare forse l'esordio più cult degli ultimi anni, quello di Gabriele Mainetti che con Lo chiamavano Jeeg Robot ha dimostrato che anche in Italia si possono fare film con i supereroi. Claudio Santamaria è Enzo Ceccotti, un ladruncolo romano che, dopo essere caduto nel Tevere, si risveglia con poteri sovrumani destando l'attenzione di Alessia che lo crede il Jeeg Robot del titolo. Lo sappiamo, a ogni supereroe corrisponde anche un super-villain e quello dello Zingaro di Luca Marinelli è un vero e proprio personaggio indimenticabile che ricorda un Joker nostrano. Capace di dar nuova vita al cinema di genere italiano, ma anche a restare impresso nella memoria con una serie di momenti altissimi (lo Zingaro al karaoke che canta Anna Oxa è l'apice), Lo chiamavano Jeeg Robot è una forza della natura, un film che dona fiducia all'industria intera.
9. Scappa - Get Out (2017)
Chi poteva pensare che un comico come Jordan Peele potesse esordire alla regia con un horror di stampo politico come Scappa - Get Out? Eppure, il regista si dimostra capace non solo di saper far coincidere una vena più ironica con l'horror puro, ma anche di intavolare un discorso sul razzismo ancora oggi presente nei territori americani. Vincitore dell'Oscar per la miglior sceneggiatura originale (e non possiamo dar torto, perché pochi film negli ultimi anni si sono dimostrati più originali di Get Out), il film riesce a riportare l'horror in binari meno puramente commerciali, attento a usare il genere come metafora del mondo in cui viviamo. Il successivo Noi prosegue il discorso sull'America dei dimenticati e sulle minoranze e non vediamo l'ora di scoprire quali altri film potrà regalarci il talento di Jordan Peele.
10. The Rider - Il sogno di un cowboy (2017)
Anche in questo caso, nel parlare di The Rider - Il sogno di un cowboy non stiamo affrontando il vero e proprio esordio della regista. Chloe Zhao, ultima vincitrice del Leone d'Oro del Festival di Venezia con Nomadland, inizia la sua filmografia di lungometraggi con Songs my brothers taught me, che però è inedito in Italia, oltre che difficilmente reperibile. Il suo talento, però, non viene a mancare con questo film presentato nella Quinzaine del Festival di Cannes e che racconta una presa di coscienza del protagonista Brady. Chloe Zhao ha uno stile semplice, che ricorda il cinema orientale, ma che si unisce perfettamente alle caratteristiche del cinema americano. Dotata di una voce singolare, anche la Zhao è riuscita a spiccare attraverso il cinema indipendente per entrare nella serie A dei blockbuster targati Marvel Studios: è lei a dirigere il film dedicato agli Eterni.
11. Lady Bird (2017)
Un'altra regista che si è dimostrata capace di spiccare il volo già al suo primo film. Lady Bird è la prima prova da regista di Greta Gerwig, un film che richiama il canonico coming of age ma che spicca grazie all'interpretazione di Saoirse Ronan e a una sceneggiatura brillante. Un primo passo nel mondo della regia che la porta subito alla serata degli Oscar con cinque nomination di cui una molto importante: la Gerwig è una delle poche donne a essere nominata nella categoria di miglior regista. Successo, quello di Lady Bird, che la porterà a dirigere, qualche anno più tardi, un moderno e apprezzato nuovo adattamento di Piccole donne. Dimostrandosi capace di rappresentare l'universo femminile in tutta la sua forza, Greta Gerwig è una regista da seguire.
12. Hereditary (2018)
Insieme a Robert Eggers, l'horror contemporaneo ha un altro nome di riferimento: Ari Aster. Il giovanissimo regista ha esordito nel lungometraggio con Hereditary, uno dei più grandi successi della casa di produzione indipendente americana A24. Aster non solo scrive sceneggiature iperdettagliate ed enigmatiche, dove spesso non basta una sola visione per mettere insieme tutti gli indizi che risolvono la trama, ma è capace di usare la macchina da presa in maniera tale da regalare un'atmosfera unica nei suoi film. L'horror incontra il dramma borghese, il dolore soprannaturale passa attraverso il lutto in famiglia: c'è molto Ingmar Bergman in Hereditary, ma anche una vera tensione che sfocia in rapidi e violenti eventi, capaci di shockare lo spettatore. A solo due anni dal suo esordio cinematografico, Ari Aster è già un regista imitato, un modello da seguire, un nome che registi affermati del calibro di Martin Scorsese e Bong Joon-ho non smettono di lodare.
13. La terra dell'abbastanza (2018)
Ancora cinema italiano per un esordio che, sebbene meno sorprendente del loro ultimo film Favolacce, ha messo subito in mostra una voce innovativa, quella dei fratelli Fabio e Damiano D'Innocenzo. I gemelli romani esordiscono a soli trent'anni con La terra dell'abbastanza, storia ambientata nel mondo della malavita e che coinvolge due amici, Mirko e Manolo, mentre sprofondano sempre di più nell'inferno criminale. Si ha la sensazione, guardando i film dei fratelli D'Innocenzo, di vedere qualcosa di incredibilmente internazionale eppure ben radicato e tipicamente italiano. Nascono fotografi e, infatti, nel film c'è una cura visiva che non può passare inosservata, come il loro film d'esordio.
14. I miserabili (2019)
Opera prima di Ladj Ly, I miserabili consacra il regista francese con un Premio della Giuria al Festival di Cannes e il Premio Cesar al miglior film nel 2019. Un racconto di ribellione dal basso che vede coinvolti degli agenti di polizia violenti e alcuni adolescenti dei bassifondi parigini. Un'opera d'esordio che non solo dimostra il talento del regista, ma che si fa portavoce di uno zeitgeist capace di arrivare agli spettatori di tutto il mondo. È il racconto di un equilibrio sottile che viene a mancare, di un'esplosione di rabbia che non si riesce a trattenere. Girato con l'aiuto di droni e con la camera a mano che ben coinvolge lo spettatore nelle vicende, I miserabili è un film imperdibile.
15. One night in Miami (2020)
Concludiamo la nostra lista dei migliori esordi degli ultimi vent'anni con l'opera prima da regista dell'attrice premio Oscar Regina King. One night in Miami uscirà a gennaio su Amazon Prime Video in tutto il mondo, ma noi l'abbiamo già visto al Festival di Venezia. Un film di stampo teatrale con quattro protagonisti, simboli di un'America pronta al cambiamento, sorretto non solo dalle interpretazioni straordinarie degli attori, ma anche da una regia capace di mantenere alta l'attenzione dello spettatore nonostante il film sia in gran parte ambientato dentro una sola stanza. Uno degli esordi più potenti e interessanti degli ultimi anni e sicuramente uno dei titoli di punta della prossima stagione dei premi.
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