Alla proiezione in anteprima al Taormina Film Festival di Transformers segue una conferenza stampa cui partecipano il regista Michael Bay, il protagonista Shia LaBeouf e il produttore Lorenzo di Bonaventura.
Il rapporto con i personaggi, ovvero i robot protagonisti della storia è un tema che salta fuori più volte durante la conferenza stampa.
Michael Bay risponde allegro: "Spielberg mi ha chiamato quando ancora non c'era sceneggiatura. Dopo che l'abbiamo finita di scrivere, allora abbiamo cominciato a girare e abbiamo scelto i robot."
Dopo poco si ritorna sull'argomento, e Di Bonaventura racconta: "Per riprodurre i robot, abbiamo preso i vecchi giocattoli e per capire come funzionavano cercavamo di ri assemblarli, ma non ci riuscivamo per cui dovevamo chiedere sempre a qualche bambino di farlo per noi."
E continua ridendo Michael Bay: "Si, abbiamo trovato un bambino che era un genio: riusciva sempre a montarli!".
Altro punto che desta interesse è la partecipazione di Spielberg. "Come ha reagito Spielberg quando ha visto il film?". "Rideva come un matto - risponde divertito Bay - Gli ho mostrato la scena dei robot che si nascono in giardino. Rideva e mi dava le pacche sulla gamba. 'Non ho mai visto dei robot fare cose di questo genere!'"
Gli effetti speciali del film lasciano senza parole. Qualcuno chiede quali elementi concettuali devono rimanere forti, in un settore in cui la tecnologia è così avanzata.
Bay predilige l'aspetto umano: "Mi piace l'idea di due mondi che si confrontano e che condividono una specie di nucleo comune". Bonaventura è più focalizzato sull'effetto che la fantascienza produce sui nostri animi: "Forse la fantascienza ci piace perché mostra il lato più semplice ed elementare delle emozioni umane."
Diverse le domande a Bay sulle sua regia: "Innanzitutto il mio obiettivo è quello di dare al pubblico un'angolatura diversa delle cose. Per questo sono le immagini che mi guidano. Quando realizzo i miei film cerco di visualizzare nella mia mente le immagini del film. Ho in testa una sorta di montaggio visivo, iconico. Questo naturalmente non vuol dire che non do importanza alla scneggiatura. Ma cè un rapporto strettissimo, un passaggio immediato e continuo tra sceneggiatura-immagini-sceneggiatura e ancora immagini."
Se qualcuno si domanda poi se c'è nel film il riferimento ad altri titoli importanti del passato, Bay risponde che sicuramente c'è un esplicito richiamo alla celeberrima scena finale King Kong: "Amo la scena finale del film."
Quanto agli spunti che lo hanno ispirato, Bay sottolinea di nuovo come nella sua testa si muovano moltissime idee e scene. "La scena del cellulare ad esempio è vera. Me l'aveva raccontata un militare: proprio come nel film, cercavano di fare una telefonata urgente al comando ed erano incappati nei meccanismi del customer service che non voleva dare loro la linea se non avessero pagato con la carta di credito!"
Un punto ancora interessante è il pubblico che si è cercato di raggiungere: i Transformers sono un mito degli anni '80 che forse i più adulti o i troppo giovani non conoscono.
"Avete realizzato un analisi di mercato per capire come il pubblico lo avrebbe recepito?"
"No, - risponde Bay - in realtà ho seguito l'istinto; nessuna indagine, nessuna ricerca, ma finora il pubblico ha dimostrato di capire e amare il film. In Corea lo hanno adorato, e idem in Australia. Tutti lo hanno accolto molto bene finora e quello che mi ha colpito e mi è piaciuto di più è che tutti hanno applaudito nello stesso momento e alle stesse scene, anche se naturalmente con qualche differenza paese per paese."
"Quale strategia avete seguito per il lancio?"
"Abbiamo deciso di farlo uscire in tanti paesi allo stesso momento. - spiega Bay - Quanto ai contenuti, abbiamo messo in evidenza il livello umano del film, che è quello che secondo noi è più importante. Volevamo che fosse chiaro e vivo lo spirito umano del dialogo tra noi e i robot."
Poi il focus si sposta sul giovane e bravissimo protagonista, Shia Labeouf.
"La tua esperienza in Transformers?"
"Non avevo mai fatto un film così importante, per cui mi sono preparato tanto. Mi sono calato nel personaggio pensando che è molto giovane, non ha alcuna esperienza di vita, viene da una famiglia benestante che lo protegge benché nevrotica. Questo adolescente vuole togliersi di dosso l'aria provinciale per conquistare questa ragazza bellissima che poi scopre anche essere una dura."
"Pericoli sul set?", gli chiede un cronista.
"In alcuni momenti ho pensato che avrei dovuto lottare per sopravvivere durante le riprese; ad esempio nella scena in cui sono inseguito dai cani: lì i cani, anche se erano stati addestrati, non smettevano di corrermi dietro, e me la sono vista brutta. E Michael mi diceva: sei pagato più degli stunt, per cui certe cose devi farle. Certo si è lavorato tutti insieme, e la sicurezza è sempre stata massima, però il fattore paura cè stato e ho qualche cicatrice, sia fisica che mentale", dice ridendo.
"La tua prima auto?"
"L'avevo vinta alla lotteria ed era una volvo. Quando ho comprato lo stereo mi sono reso conto chcostava più della macchina!".
La conferenza si chiude con qualche ultima domanda a Michael Bay:
"Girerebbe un film minimalista?"
"Si certo, sto anche valutando una serie di progetti per film con budget assolutamente diversi, intorno ai 10-15 milioni di dollari. Mi piacerebbe moltissimo dirigere dei bravi attori recitare in dei ruoli impegnativi."
"Voleva mandare qualche messaggio particolare con l'ultima scena? Quella in cui i genitori dicono che l'America è una paese dove vige la più assoluta trasparenza e che i governi informano sempre i cittadini di tutto?"
"Ok, lì effettivamente prendo in giro il mio paese. Ma onestamente, non c'era vena polemica: questo genere di film non ha la pretesa di essere serio."
Grazie a Way to Blue