È la triste e inevitabile realtà di tanti nuclei familiari e di tante piccole imprese: quella entrata mensile sicura, la pensione del nonno/nonna - ma soprattutto della nonna perché, si sa, le donne vivono più a lungo - tiene insieme il corpo e l'anima e permette di arrivare a fine mese senza indebitarsi o dover dichiarare fallimento. Per Claudia, giovane restauratrice, la pensione della deliziosa nonnina Birgit è essenziale per pagare le sue collaboratrici, nell'attesa che il classico e kafkiano iter burocratico giunga in porto per permetterle di ottenere un cospicuo bonifico che la salvi dalle acque perigliose in cui veleggia la sua attività.
Ma la nonna, che sembrava inaffondabile per mantenerci sulle metafore nautiche, se ne va all'improvviso lasciando Claudia e le sue amiche di fronte ad una tentazione irresistibile: intanto l'ampio congelatore vibra in cucina, ricolmo di tortellini fatti in casa e di filetti di platessa, pronto a conservare un nuovo macabro tesoro per assicurare alle ragazze qualche mese di tranquillità.
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Ci pensa la nonna
Ispirato a ciclici fatti di cronaca (truffare lo stato è un'arte in cui gli italiani sono mastri nel globo terracqueo), Metti la nonna in freezer è una commedia scoppiettante e originale che ha verso i suoi protagonisti un atteggiamento affettuoso e vagamente apologetico. Claudia - l'incantevole Miriam Leone - ci viene mostrata disperata già nella primissima scena, che la vede in procinto di danneggiare un Caravaggio nella speranza di ottenere il saldo del suo credito col ministero, mentre il suo futuro spasimante, Simone (Fabio De Luigi), un integerrimo e stakanovista ispettore della guardia di finanza, è un uomo in fondo ammirato e apprezzato dalla sua squadra, e che sconta con un lento avanzamento di carriera le raccomandazioni degli altri.
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Più di uno spunto tristemente attuale, quindi, per fare un film in cui possiamo riconoscerci e dinanzi al quale sia facile chiudere un occhio sulle mancanze, i comportamenti assurdi e le incursioni dell'illegalità da parte di grosso modo tutti i protagonisti.
Come in fondo in fondo la nonna, che quella nipotina l'ha amata e cresciuta, avrebbe chiuso un occhio sull'eventualità di finire surgelata e ricongelata come una confezione di sofficini per risparmiarle la bancarotta.
"Non si può essere onesti da soli"
Così racconta il messaggio del film il suo sceneggiatore Fabio Bonifacci: in un paese in cui tutti rubano, truffano, evadono anche gli onesti sono costretti a comportarsi da disonesti. Scenario deprimente ma vero? Giustificazione insopportabilmente paracula? Visione lusinghiera per chi, nonostante tutto, a essere onesto c'è sempre riuscito? Poco importa alla fine dei giochi, dato che non siamo di fronte a un film di denuncia ma a una black comedy molto divertente, dal ritmo forsennato, con personaggi ben delineati e interpretati ancora meglio. Se non avessimo visto Leone centrare alla perfezione ruoli drammatici e malinconici, diremmo che è nata per la commedia; De Luigi affronta con consumata bravura e acclarata simpatia il dilemma di Simone, costretto a scegliere tra la legge e l'amore. Sono assolutamente spassose Lucia Ocone e Marina Rocco, e merita una menzione anche la splendida Barbara Bouchet, che cerca di affrancarsi dalla perenne nomea di sex symbol con un ruolo consono alla sua età anagrafica, anche se questo significa finire sotto zero.
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Non abbiamo lasciato per ultimi i due registi esordienti, Giancarlo Fontana e Giuseppe G. Stasi, perché siano meno meritevoli del resto della gang; anzi vogliamo che raccolgano l'applauso finale. Il dinamismo, la modernità, l'inventiva, l'ironia cinefila del loro lavoro in Metti la nonna in freezer ci fa pensare che, per qualche anno a venire, le sorti della commedia nostrana siano in buone mani.
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3.0/5