La Corea del Nord è forse la nazione più inaccessibile al mondo. Nonostante un vago tentativo di apertura legato alla possibilità di accedere come turisti - naturalmente in viaggi organizzati in cui ogni mossa viene controllata - le informazioni legate alla vita quotidiana nella terra del Brillante Compagno (appellativo con cui i nordcoreani indicano il leader Kim Jong-un) vengono filtrate dalla propaganda di regime e tutto ciò che è ritenuto sconveniente per l'immagine della nazione viene bloccato. In un paese in cui le macchine fotografiche dei visitatori vengono controllate prima della loro partenza, l'estrema segretezza ha favorito il diffondersi di leggende che generano timore, sconcerto e anche una buona dose di morbosa curiosità.
A rispondere ad alcune delle domande sullo stato più militarizzato al mondo ci prova Mentre loro stavano a guardare, pluripremiato documentario presentato pochi giorni fa in anteprima italiana al 57° Festival dei Popoli. Autore del film è il ventinovenneJake J. Smith, regista di natali inglesi e l'animo globetrotter che da Londra si è recato in Corea del Sud per raccontare cosa accade 'oltrecortina'. Mentre loro stavano a guardare, disponibile in streaming digitale su iTunes, Google Play e Microsoft Movies & Tv, parte da un assunto distopico: il film è ambientato in un futuro in cui il regime di Kim Jong-un è caduto e i suoi oppositori possono raccontare le condizioni di vita durante la sua dittatura. La ragione ce la spiega lo stesso Jake J. Smith: "Volevo dare un messaggio di speranza, ma al tempo stesso volevo concedere agli intervistati una sorta di distanza dal loro presente. Parlare al passato li ha aiutati a distaccarsi dalle sofferenze subite, ma all'inizio erano preoccupati. Ho dovuto rassicurarli sul fatto che fosse chiaro al pubblico l'espediente narrativo. Temevano che si potesse pensare che il pericolo era finito".
Leggi anche: La politica USA attraverso le serie TV: nelle stanze del potere
L'Occidente sta a guardare
Dal momento che non vi sono a disposizione immagini dei prigionieri del regime nordcoreano, Jake J. Smith ha optato per un ardito parallelismo alternando alle interviste ai disertori e agli attivisti immagini di repertorio dei campi di concentramento nazisti. Lo stesso titolo del documentario rievoca quell'oscura pagina di storia: "È un riferimento specifico a quello che dicevano le vittime dell'Olocausto: mentre stavano a guardare. Nel film l'Ispettore Onu Michael Kirby paragona ciò che successe nella Germania nazista e ciò che accade oggi in Corea del Nord. In Occidente abbiamo detto spesso "Never Again", eppure ancora una volta assistiamo a violenze, barbarie e palesi violazioni dei diritti umani a causa di interessi economici e politici".
Regista militante, Jake J. Smith ha deciso di non stare a guardare e per realizzare il suo secondo lungometraggio si è recato a Seoul senza grandi mezzi. "Sono partito senza conoscere la lingua, senza telecamera o troupe, ma con la volontà di realizzare un documentario sulla Corea. Per conoscere persone ho iniziato a insegnare inglese e così ho incontrato Yeomni Park, profuga nordocoreana, che mi ha raccontato la sua storia. A quel punto ho trovato una telecamera e dei collaboratori, ho realizzato un teaser con Yeomni e l'ho messo sulla piattaforma Indiegogo. Il teaser è stato notato da una casa di produzione di Seoul ed ora eccomi qui a presentare il mio film. È stato un progetto che ha usato un crowdfunding collettivo, un'esperienza davvero unica che mi auguro di poter rifare".
Leggi anche: Charlie Hebdo e The Interview: tra satira, terrorismo reale ed ipocrisie virtuali
Il potere dissacratorio di James Franco e Seth Rogen
Vista la delicatezza del tema trattato, viene spontaneo chiedersi quali sono le difficoltà che Jake J. Smith ha dovuto superare per portare a termine il documentario. "Convincere gli intervistati a fidarsi di me e del mio progetto non è stato facile" ammette il regista. "Ho deciso di non correre rischi inutili usando il mio appartamento a Seoul, ma la vigilanza, anche al Sud, è molto alta quando è in ballo la Corea del Nord. Nel 2011 alcuni agenti nordcoreani sono riusciti ad attaccare persone a Seoul iniettando loro del veleno con una siringa. Per questo, ho provato paura solo durante gli incontri con Park Sang-Hak (attivista rivoluzionario che lancia palloni con materiale "sovversivo", ndr). Sentivo la tensione anche per via della presenza di guardie e delle protocollo di sicurezza a cui mi sono dovuto sottoporre".
Park Sang-Hak è volui che ha lanciato sulla Corea del Nord dei DVD del censuratissimo The Interview, commedia satirica con James Franco e Seth Rogen, legati a palloncini. Naturalmente Jake J. Smith ha visto il film apprezzandone lo humor. Il regista ammette: "L'idea di considerare un film del genere materiale sovversivo mi ha sorpreso, ma a pensarci bene si tratta dell'unica opera hollywoodiana, con un innegabile appeal per il grande pubblico, che parli di Corea del Nord. Non parlo di documentari o di film impegnati, che comunque sono molto pochi, ma di una commedia, per di più totalmente dissacrante nei confronti di Kim Jong-un. Anche in Corea del Sud l'argomento è un tabù, tanto che l'unico film che mi viene in mente è Joint Security Area di Park Chan-Wook. The Interview non è uscito in Corea del Sud".
Leggi anche: The Interview: il DVD del film che ha fatto infuriare la Corea del Nord
Le due Coree: il Nord visto dal Sud
L'incursione in Corea ha permesso a Jake Smith di approfondire il punto di vista dei sudcoreani nei confronti dei minacciosi cugini con cui i rapporti continuano a essere tesi. "I telegiornali sud-coreani sono costantemente pieni di notizie relative alla Corea del Nord, rappresentata come il male, la minaccia assoluta. Eppure ci sono ancora molte famiglie separate e quando avvengono i ricongiungimenti, la TV sudcoreana dà grande risalto alla notizia strumentalizzandola. Dopo 70 anni di separazione tra le due Coree, questa situazione è diventata la normalità. Nessuno è realmente interessato a denunciare ciò che accade. Cina e Giappone hanno molti interessi economici con la Corea del Nord, hanno stipulato degli accordi in cui si impegnano a negare ai profughi la possibilità di chiedere asilo politico. Nessuno vuole incorrere in un incidente diplomatico e la Cina ha messo il veto alle risoluzioni dell'Onu in materia di violazione dei diritti umani in Corea del Nord. Dovremmo imparare a mettere gli interessi commerciali e politici in secondo piano, per andare oltre visto che si parla di esseri umani".