Matteo Vicino e il suo Outing - fidanzati per sbaglio

Il nostro incontro con il regista e il cast della commedia incentrata sulla storia di due amici, Nicolas Vaporidis e Andrea Bosca, che fingono di essere una coppia gay per ottenere l'accesso ad un fondo regionale e realizzare il loro sogno lavorativo; 'In un Paese in cui il merito viene cassato, ridiamo amaramente delle diversità', ha detto in conferenza stampa Vicino.

Cosa non si farebbe per ottenere dei soldi da investire nell'attività lavorativa della propria vita; è quello che pensano Federico e Riccardo, amici dai tempi dell'infanzia, playboy il primo, stilista il secondo, costretti dalle circostanze a fingersi compagni di vita per accedere ad un finanziamento della Regione Puglia, riservato alle coppie di fatto. Su questa linea si sviluppa la commedia di Matteo Vicino, Outing - Fidanzati per sbaglio, presentata questa mattina a Roma. In uscita il prossimo 28 marzo grazie a AI Entertainment che distribuisce in 200 copie, la pellicola, prodotta Camaleo e Red Carpet, vede nei panni dei protagonisti Nicolas Vaporidis e Andrea Bosca, affiancati da Massimo Ghini, il mentore che insegnerà ai due ad essere dei gay perfetti e Giulia Michelini, una bella reporter che farà innamorare Federico. Numeri da prima pagina quindi per la pellicola che verrà lanciata nel fine settimana di Pasqua. "Ci confronteremo con tutte le major più importanti - ha spiegato il produttore Roberto Cipullo -, ma questo film è una dichiarazione d'amore e di pazzia. Ce la giocheremo con la passione e con l'orgoglio di chi non ha preso neanche un euro di finanziamento pubblico o dalla Puglia Film Commission". Destino piuttosto strano per un lavoro che trova il suo senso proprio nell'ambientazione pugliese. "C'è stato un misunderstanding__, forse mancanza di coraggio, ma il rapporto con la Puglia resta buono - ha aggiunto Cipullo - a tal punto che il 27 marzo faremo l'anteprima alla presenza del Governatore, Nichi Vendola. Certo, non siamo andati a girare in Puglia per prendere i fondi come hanno fatto altri, l'abbiamo scelta perché sembrava il posto più credibile per accogliere una storia come la nostra".

Una commedia politicamente scorretta e maliziosa, come è stato ribadito da uno degli interpreti, Massimo Ghini. "Mi aveva affascinato proprio questo aspetto - ha spiegato -. Quando ho conosciuto Matteo stavo portando a teatro Il vizietto ed ero vestito sempre da donna. La sfida è stata quella di essere credibile nei panni di qualcuno che è completamente diverso da me". Sulla scia dell'attore romano anche il protagonista, Nicolas Vaporidis. "Questa commedia è una provocazione - ha detto - interpreto il classico paraculo italiano, quello che pensa che truffare lo Stato sia lecito se si è costretti. Anzi, piuttosto che valorizzare le sue capacità, si inventa di tutto per farcela. Non amo questo atteggiamento, ma mi piaceva far vedere che una parte della mia generazione sente di dover scendere a compromessi, perché altrimenti non ce la farebbe ad andare avanti. Volevamo rappresentare tutto questo, senza dimenticare di stare in una commedia, cioè facendo ridere, e senza offendere nessuno".

Sogni e amara realtà si scontrano nel film di Vicino, in cui le grandi capacità dello stilista Riccardo e della giornalista Carlotta, impegnata in una pericolosa inchiesta contro le mafie locali, vengono puntualmente sottostimate, magari in favore di arrivisti senza alcun talento. "Il problema della meritocrazia è uno scoglio grosso in Italia - ha raccontato Giulia Michelini -, conosco tante persone laureate, con un grande bagaglio di esperienze che non trovano lavoro e che devono affrontare situazioni complicate. La speranza che chi vale, chi è coerente, chi lavora con dedizione, riescano ad andare avanti c'è sempre, proprio come Carlotta, una donna trasparente e determinata, che crede nella sua professione". Anche Andrea Bosca è rimasto affascinato dal suo Riccardo. "Non ho mai pensato di dover condividere il destino del personaggio che interpreto - ha spiegato - ma il divertimento è stato proprio gettarsi a capofitto in questa esperienza, disimparando quello che abbiamo fatto in altri film. Questa commedia è stata un rischio totale". Quanto al discorso sull'omosessualità, Bosca è stato altrettanto chiaro. "In un piccolo paese come quello in cui è ambientato il film finisci in una categoria quando cominciano a sfotterti. Magari attraverso situazioni situazioni paradossali e assurde, mostriamo che se si ride insieme si può accettare la diversità".

Già, ridere, il cuore di ogni commedia che si rispetti e per il regista, alla seconda opera dopo il lungometraggio Young Europe, la sfida più grande che si è trovato ad affrontare. "Abbiamo girato dopo quattro mesi di scritture, basandoci solo sull'idea di questa coppia che finge di essere gay per ottenere dei fondi regionali e con la volontà di inserire nel film lo start up di un'azienda di moda come la Don't Cry - ha rivelato -. Credo proprio che siamo riusciti a fare un buon lavoro, abbiamo creato una commedia spiritosa grazie allo straordinario aiuto di tutti gli attori. Quando si dirige una commedia la paura raddoppia. Se fai un prodotto di successo, la critica ti snobba, al contrario, se il film piace alla critica allora il pubblico non ti premia come vorresti. Per me questa pellicola è dignitosa e se riusciamo a strappare qualche risata, allora abbiamo vinto". Magari, spingendo lo spettatore a riflettere su certe dinamiche pericolose. "Quando ho interpretato Gerry Fumo nel film di Paolo Virzì, La bella vita - ha concluso Ghini - volevo rappresentare il residuo dello schifo degli anni '80, un meraviglioso stronzo, un uomo inutile. Eppure i conduttori delle emittenti televisive private in cui intervenivo per le interviste di rito mi facevano tutti i complimenti, perché ero il loro mito. Credevo invece di averli rappresentati nella maniera più deteriore. Ecco, spero che con questo film la rappresentazione porti alla risata e ad una riflessione più profonda".