Il concorso della Berlinale entra nel vivo con Promised Land, pellicola a sfondo politico-ecologico diretta da Gus Van Sant. Il regista americano si presenta alla Berlinale accompagnato dai due autori della sceneggiatura, e interpreti della pellicola, Matt Damon e John Krasinski. Il poco loquace Van Sant cede volentieri la parola ai suoi compagni d'avventura che hanno concepito la storia a partire da un'idea dello stesso Krasinski e tengono banco nell'incontro con la stampa berlinese descrivendo con passione la loro avventura sul set. Matt Damon, da sempre schierato in prima fila nelle cause umanitarie e ambientaliste, non manca di sottolineare la cattiva accoglienza e le critiche riservate al film per la sua scelta di mettere in discussione la bontà della pratica del fracking, procedura invasiva e altamente inquinante utilizzata per l'estrazione del gas naturale negli Stati Uniti.
Matt, dopo la felice esperienza di Will Hunting - Genio ribelle Gus Van Sant è tornato a dirigere una pellicola scritta da te. Avete deciso di fare il bis perché vi piace lavorare insieme?
Matt Damon: L'idea originale era che fossi io a dirigere il film. Gus è subentrato quando ho capito che non ce l'avrei fatta per difficoltà logistiche. Gli ho inviato la sceneggiatura per email e dopo poche ore ha accettato il lavoro. Purtroppo il film in America non sta andando molto bene, ma sta facendo discutere per la tematica scottante che affrontiamo.
Nello script ci sono due personaggi femminili molto belli, interpretati da Frances McDormand e Rosemarie DeWitt. Come sono entrate a far parte del progetto?
Matt Damon: Sono un grande fan del lavoro di Frances. Avevamo lavorato insieme in passato in The Good Old Boys, film diretto da Tommy Lee Jones, e lei è stata la mia prima scelta. Quando ha letto la sceneggiatura le è piaciuta molto e ha deciso di accettare. Per quanto riguarda Rosemarie DeWitt, si è presentata a un'audizione e ha passato una mattinata con Gus. Alla fine lo ha conquistato.
Matt Damon: Io e John abbiamo fatto molta ricerca per capire come funzionano l'estrazione del gas naturale e la pratica del fracking. Come attore, però, mi sono concentrato sul lato umano del mio personaggio, sul suo modo di avvicinare gli agricoltori per convincerli a cedere la terra e sulle conseguenze di questo gesto. In Pennsylvania, dove il film è stato girato, il tema è scottante. Le persone stanno sperimentando in prima persona i cambiamenti e la rapacità delle aziende energetiche e conoscono molto bene la problematica che affrontiamo nel nostro film.
Come è stato accolto Promised Land in America?
Matt Damon: Molte persone hanno attaccato il film prima della sua uscita, senza vederlo, altre hanno deciso di boicottarlo. Quello che le aziende energetiche cercano di fare è evitare di rendere pubbliche le conseguenze della loro politica estrattiva, perciò il film li ha infastiditi. Non mi interessano le critiche, è un film a cui tengo molto e l'ho girato con grande passione.
Nella storia emergono tematiche forti come l'identità americana e il senso di comunità. Da dove deriva questa impostazione?
John Krasinski: Mio padre è cresciuto in una piccola città. Da lui ho appreso il senso dell'identità americana e il funzionamento delle piccole comunità. Mi piaceva mostrare l'orgoglio di una comunità nell'affrontare insieme i problemi e le decisioni legate al proprio futuro.
Matt Damon: Questo dipende dalla volontà delle compagnie energetiche di demandare le decisioni a livello degli stati, impedendo di fatto alla popolazione di decidere in prima persona, Abbiamo un'idea romantica delle generazioni passate, ma oggi il mondo sta cambiano. Il nostro film vuole analizzare proprio questi cambiamenti, vuole porsi delle domande che ci aiutino a capire dove stiamo andando.
Una critica che può essere mossa a Promised Land è che non vengono mostrate le reali conseguenze del fracking. La questione ecologica viene solo accennata.
Matt Damon: Il nostro film non è sul fracking. Non potevamo entrare nel dibattito tra scienziati, non ne abbiamo le competenze. La nostra è una storia su come una comunità si relaziona con l'ingerenza economica di una grande compagnia. Chi vuole approfondire la questione scientifica può informarsi su internet, visto che c'è un dibattito in corso.
Gus Van Sant: Il personaggio di Matt è un venditore e vende qualcosa che probabilmente non è sicuro. Per questa ragione mi sono mosso sul confine tra eroe e anti-eroe, per renderlo più umano e creare una complessità, ma tutti i personaggi sono ambigui. Non vi è una distinzione netta tra bene e male.
Non avete avuto timore che la scelta di toccare tematiche così delicate fosse controproducente per gli incassi?
Matt Damon: Fare film oggi diventa sempre più difficile perché è complicato trovare il denaro necessario. Io cerco di fare film che interessino a me e alle altre persone, ma spesso accade che queste opere non facciano grandi incassi e siano poco appetibili commercialmente.
Stavolta manca il terzo membro del team di Will Hunting - Genio Ribelle: Ben Affleck. Credi che Argo riuscirà a vincere l'Oscar?
Matt Damon: Io e Ben Affleck abbiamo una compagnia di produzione insieme e sono felice per il suo successo. Secondo me se lo merita. Qualche anno fa era in difficoltà, la sua carriera non decollava, ma lui ha lavorato duramente per ricostruirsi e ha diretto tre film fantastici. Per Argo ha fatto un lavoro incredibile in poco tempo. Non so quali siano le sue chance per l'Oscar, ma gli auguro il meglio.
Sappiamo che presto farai ritorno a Berlino in veste di attore.
Matt Damon: Tornerò qui a Berlino il mese prossimo per girare The Monuments Men e so che non vedete l'ora perché con me ci sarà George Clooney.