Una classica commedia degli equivoci che a colpi di gag mette alla berlina il nazionalismo francese e certi biechi pregiudizi razziali. Lo fa sin dal titolo originale Cocorico (in italiano diventato inspiegabilmente Matrimonio con sorpresa), il verso del gallo in francese, e se questo non dovesse bastare per dichiarare con forza le proprie intenzioni, ci pensa il sottotitolo che lo accompagna: "non si scelgono i propri antenati". Il film in sala dall'11 luglio si inserisce nella tradizione del genere e ne ripropone cliché e linguaggi, pur apparendo a tratti fuori tempo massimo. Il regista è Julien Hervé, per la prima volta in solitaria dopo anni in tandem con il sodale Philippe Mechelen con cui ha diretto l'esilarante Alla Ricerca di Teddy e scritto una manciata di titoli di successo da Asterix & Obelix - Il regno di mezzo ai tre capitoli della saga di Les Tuche.
Duello familiare
La trama di Matrimonio con sorpresa ruota attorno a due famiglie che non hanno nulla in comune: da un lato gli aristocratici Bouvier-Sauvages, alto borghesi, colti, educati, all'apparenza affabili e generosi, ma con una certa inclinazione allo snobismo; dall'altra i Martin, una famiglia della classe media, proprietari di una concessionaria Peugeot (dei semplici "garagisti"). Se Frédéric Bouvier-Sauvage (Christian Clavier) è presuntuoso e pieno di sé, Gérard Martin (Didier Bourdon) è l'esempio del self-made man, un uomo partito dal basso e che si è fatto da solo. Due mondi che non potrebbero essere più distanti, se non fosse per una convinzione comune: le proprie origini, francesi al 100% almeno fino a quando i rispettivi figli, Alice Bouvier-Sauvages e François Martin, prossimi al matrimonio, non decidono di fargli un regalo originale, il test del DNA.
I risultati rivelano segreti familiari insospettabili, in particolare sui loro antenati: Frédéric scopre che il 15% delle sue origini appartiene ai cherokee, una tribù di nativi americani, Martin realizza di essere per metà tedesco, proprio lui che ha sempre rivendicato la superiorità delle Peugeot sulle Mercedes. E non andrà meglio per le rispettive mogli: la casalinga Nicole Martin (Sylvie Testud) si riscoprirà discendente della monarchia britannica, e Catherine Bouvier Sauvage (Marianne Denicourt) si ritroverà un 25% di sangue portoghese nelle vene. Una vera e propria catastrofe.
La satira superficiale di Matrimonio con sorpresa
Julien Hervé è un grande conoscitore dei meccanismi comici, ha attraversato il genere nei modi più disparati dal cinema alla televisione dove è stato uno degli autori del programma satirico Les Guignols su Canal +, in cui i protagonisti sono marionette che interpretano personaggi pubblici in generale o volti noti del mondo della politica. Il suo merito principale in Matrimonio con sorpresa è quello di aver riunito due icone della commedia francese, Didier Bourdon e Christian Clavier nel ruolo dei due capifamiglia reazionari, che hanno il compito di restituire un ritratto farsesco della Francia contemporanea alle prese con rigurgiti xenofobi. Il difetto invece è di cavalcare con superficialità gli stereotipi comuni a ogni paese: il classismo, il patriottismo, il razzismo, la questione identitaria.
Il tutto viene affrontato facendo appello a un repertorio di battute che non brillano per originalità e che rischiano di catalizzare eccessivamente l'attenzione sulla coppia Bourdon-Clavier, a discapito del resto della brigata. Hervé ironizza sul nazionalismo d'oltralpe affidando tutto alla parola e a un incalzare di sfottò (sull'analogia tedeschi-nazisti, sui nativi americani con tanto di citazione di Balla coi lupi) che, pur intrattenendo il pubblico per ritmo e leggerezza, non lasciano spazio ad approfondimenti di alcun genere. Una gigantesca caricatura in cui la partita migliore è quella giocata da Didier Bourdon e Christian Clavier, che se le daranno di santa ragione in una interminabile zuffa familiare.
Conclusioni
Concludiamo la recensione di Matrimonio con sorpresa con una consapevolezza: una classica commedia degli equivoci ideale per un pubblico che ha bisogno di trascorrere un’ora e mezza di leggerezza e risate. Il regista Julien mette alla berlina gli stereotipi tipici di ogni paese, e ironizza in particolare sul nazionalismo d’oltralpe; affida però tutto a un esasperante incalzare di sfottò che, pur intrattenendo, non lasciano spazio ad approfondimenti di alcun genere.
Perché ci piace
- Didier Bourdon e Christian Clavier, esilaranti nel ruolo di due capifamiglia profondamente reazionari.
- La satira sociale sugli stereotipi comuni a ogni paese.
Cosa non va
- L’interminabile scambio di sfottò rischia alla lunga di annoiare sovrastando storia e personaggi.
- Catalizza eccessivamente l’attenzione sulla coppia Bourdon-Clavier, a discapito del resto della brigata.