A volte bisogna essere un po' ribelli per prendere un culto della nostra infanzia e donargli nuova linfa vitale, inserirsi tra gli inframezzi di ogni suo raccordo per abbagliarlo di nuova immaginazione, nuova fantasia. L'essere umano è un po' come un puzzle composto da tante tessere quanti sono i ricordi e le memorie di visioni viste, assimilate, interiorizzate come parti integranti della nostra crescita. E quando si tocca un tassello fondamentale come un film cardine della nostra infanzia, al di là della sua possibile riuscita cinematografica, un senso di pregiudizio ci pervade, credendo che quello che è stato ripreso e rimaneggiato non sia all'altezza di quella che è per noi null'altro che la colonna portante di un tempio del ricordo a cui ci aggrappiamo nel bel mezzo di slanci nostalgici.
Ma, come sottolineeremo in questa recensione di Matilda: The Musical, il film disponibile su Netflix diretto da Matthew Warchus (già regista della versione teatrale del film a Broadway) non intende aggiornare e rinvigorire di colori nuovi il suo predecessore filmico firmato da Danny DeVito, quanto il testo letterario di partenza di Roald Dahl. E per un'opera improntata sulla forza dell'immaginazione e sulla potenza rivoluzionaria di una ribellione atta a stabilire un nuovo ordine fatto di comprensione e bontà, a giocare i tratti fondanti di questo rifacimento filmico è il ripristino filologico e l'innovazione visiva di quella luminosità caratterizzante un racconto ancora immortale. Un processo di restauro, questo, compiuto con strumenti dinamici, e una spinta innovativa che solo l'onda di nuovi sguardi e di giovani talenti può compiere con così facilità, così coinvolgimento.
Matilda the musical: la trama
Matilda è una bambina molto dotata e incredibilmente intelligente di circa 5 anni e mezzo, che lotta contro la stupidità della sua famiglia. A scuola Matilda fa amicizia con la sua insegnante, la signorina Honey, e finalmente ha la possibilità di mostrare le proprie capacità intellettuali. Sfortunatamente, la scuola è gestita dalla tirannica signorina Trinciabue, la quale ricava grande orgoglio dall'assegnare dure punizioni ai suoi studenti. Quando la ragazzina sviluppa il potere della telecinesi, chiede aiuto alla signorina Honey per fermare insieme le angherie della signorina Trinciabue.
Musical ribelle
C'era una volta il musical, quello dai tratti fiabeschi, dove il mondo reale viene messo in pausa e tutto si trasforma in universo parallelo, alternativo, a tratti irreale. Ma Matilda: The Musical è un'opera ribelle, proprio come i suoi bambini protagonisti. Le parole del romanzo di Dahl si fanno linfa vitale che brucia su un universo colorato, fantastico ma allo stesso tempo radicato agli spazi urbanistici della nostra realtà. Già, perché dietro ogni brano intonato, o ballo sfrenato, si nasconde l'ombra di migliaia di bambini che ancora vivono nel corpo di adulti sognanti e segnanti da dolori sopiti ma mai dimenticati, e illusioni perdute, ma ora pronte a ripresentarsi con tutta la loro forza latente.
Dipinto ad altezza bambino
Quello di Matilda: The Musical è un dipinto variopinto ad altezza bambino. Ogni singolo dettaglio si fa espressione diretta del pensiero di una componente fanciullesca che sconfina dalla presenza di bambini pieni di sogni e aspirazioni, per toccare anche la mente di chi bambino è già stato, ma è pronto a ritornarci grazie alla rivoluzione firmata Matilda Wormwood. Un'esplosione fantastica evidenziata da colori cangianti, le stesse che dipingevano gli universi spettacolari del primo Tim Burton (Edward mani di forbice, Mars Attacks!), autore che alla vasta gamma di personaggi incompresi, ribelli e ignorati ha saputo dare corpo e voce.
Ancorato fortemente a un universo infantile che cammina lungo i bordi dell'inquadratura come un funambolo in perfetto equilibrio tra immaginazione, e razionalità, sogno e realtà, il film di Matthew Warchus non ha paura di decolorare il proprio cromatismo, per ammantare la propria fotografia di un mantello ombroso, che imbrunisce lo spazio d'azione per dar voce a un terrore dirompente a ogni minaccia verbale, o attacco fisico a opera di una Signorina Trinciambue mai così terrificante grazie a una encomiabile Emma Thompson.
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Il ballo della cinepresa
Ma anche l'universo più cangiante, più colorato e ricolmo di fantasia, non sarebbe in grado di entrare tra gli strati epidermici più profondi del proprio pubblico senza una perfetta coesistenza tra brani musicali semanticamente profondi, e una regia capace di sostenere il peso di ogni singola melodia e ogni portata armonica. La cinepresa di Warchus non immortala, non scruta, non registra una realtà sospesa tra cielo e terra, pensiero e fantasia, ma balla; ogni carrellata, ogni panoramica, ogni più piccolo movimento è un passo di danza compiuto con eleganza, sottolineando visivamente ogni parola sussurrata, ogni verso urlato, ogni "no" gridato.
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Il talento in formato bambino
Ribelli, cattivi, eppure dolci, attenti, altruisti e pieni di speranze per un futuro tutto da scrivere: i bambini di Maltida: The Musical sono tasselli unici di un puzzle prezioso, arricchito ulteriormente da un talento interpretativo maturo e sorprendente. Alisha Weir restituisce tutto il campionario psicologico e caratteriale di una mente prodigiosa come quella della sua Matilda; i suoi occhi grandi, azzurri e strabuzzanti, sono uno specchio riflettente l'oceano in tempesta che vive e sconvolge un universo in espansione, raccolto però nello spazio di un corpo di bambina. Matura, naturale e convincente, l'attrice restituisce tutta la spensieratezza dei suoi anni, ammantando la propria performance di quella stessa fantasia che permetterà alla sua Matilda di ribaltare i cardini stabiliti da una mente incapace di accettare lo scorrere degli anni come quella della Trinciabue.
Perfetto contrapposto umano e psicologico della giovane protagonista, la temutissima preside non gioca con la fantasia, ma scivola pericolosamente sulle onde del ricordo; un passato che lei stessa tenta di rivivere imprigionando la gioia di trionfi sportivi ormai perduti nello spazio claustrofobico dello "strozzatoio" sotto forma di punizioni. Per un personaggio così temuto, pericoloso, minaccioso, cadere tra gli inframezzi dell'esagerato over-acting era tutta una questione di probabilità. Ma per Emma Thompson no; l'attrice ha saputo dimostrare ancora una volta il suo immane talento, restituendo una performance minimale e a tratti ridotta espressivamente al grado zero. La sua Trinciabue si trasforma in un villain mefistofelicamente glaciale, psicologicamente imperscrutabile e empaticamente anemico, rasentando il fuoco dell'inferno, e il sentore di nefasta misantropia.
Presi singolarmente, o analizzati nel loro complesso, gli elementi fondanti di Matilda: The Musical fanno di questo musical trasognante e ottimista, positivo ma mai retorico, un girotondo di emozioni che sa trascinare e coinvolgere i propri spettatori lanciandoli indietro nel tempo, dritto al cuore di quei "revoltin' times" in cui essere bambini voleva dire giocare e apprendere, divertirsi e fantasticare su cosa saremmo diventati una volta diventati grandi; una volta, cioè, che quel sospirato "When I grow up" da pensiero si tramuta in fatto tangibile, reale, vero. Forse meno colorato di quanto ci aspettavamo, ma pur sempre agognato, sperato, cantato.
Conclusioni
Concludiamo questa recensione di Matilda: The Musical sottolineando come il film disponibile su Netflix sia un canto dell'infanzia in tutte le sue sfumature, tra fantasia e paura di diventare grandi. Il tutto abbigliato di vesti colorate e scosso da brani coinvolgenti e coreografie dinamiche.
Perché ci piace
- Il talento dei piccoli interpreti.
- La danza della cinepresa.
- Una fotografia cangiante ed espressiva.
- La Trinciabue di Emma Thompson.
Cosa non va
- La durata: due ore son forse un po' eccessive.