Si è aperta il 2 maggio l'edizione 2007 di Europacinema, che da quest'anno cambia formula, preferendo dedicare il suo programma ad una sola cinematografia, a partire da quella spagnola.
E per introdurre gli appassionati a questo cinema, la prima lezione di cinema (un appuntamento ormai storico di questo festival) è stata chiamata la grande attrice Marisa Paredes, nota al cinema italiano soprattutto per le sue collaborazioni con Pedro Almodovar in pellicole come Tacchi a Spillo e l'acclamatissimo Tutto su mia madre.
Come hai cominciato a fare l'attrice e come è cambiato nel cinema spagnolo il ruolo di attrice?
Marisa Paredes: Quando ho cominciato a lavorare la Spagna era un paese molto chiuso, c'era molta censura, conseguenza di una dittatura ferrea.
Io ho cominciato recitando a teatro a 15 anni. Il teatro ha trasformato poco a poco la mia curiosità. Ho cominciato ad avere dubbi su quello che mi circondava.
Il cinema allora era molto superficiale, non mi interessava più di tanto.
Con il tempo, dopo molti anni, però il cinema ha cominciato a cambiare. Era finita la dittatura e per la Spagna iniziò una nuova vita. Arrivò una nuova libertà. Anche il ruolo della donna cambiò e il cinema ha rispecchiato questa nuova vita.
La donna è passata da essere considerata un oggetto sessuale ad essere vista come una persona con interessi, personalità. Da quel momento il cinema si è interessato ad una nuova prospettiva, riflettendo tutti questi avanzamenti della vita.
Che consigli darebbe a chi vuol cominciare la carriera di attore?
Penso che il massimo che posso dire è che bisogna essere forti per lavorare in questo settore per non crollare nei momenti in cui tutto sembra caderti addosso, in cui i tuoi sogni sembrano allontanarsi.
Poco tempo fa mia figlia aveva fatto un film e alla prima abbiamo scoperto che tutte le sue scene erano state tagliate. E' stato un grande dolore, un inganno, come se qualcuna l'avesse derubata. Piangevamo tutte e due e io le ho detto - Devi essere dura come il ferro e non devi mai perdere la fede nel tuo sogno.
Meryl Streep ha fatto scalpore denunciando il fatto che a Hollywood le attrici sopra i 40-50 anni non trovano ruoli se non quelli di streghe. E' una cosa che succede anche in Europa?
Penso che in Europa siamo più fortunate. Hollywood ha delle condizioni veramente molto rigide, lo showbusiness diventa come una formula per loro.
Il pubblico ha circa 25 anni e quindi i produttori cercano prodotti che piacciano a questo target, i protagonisti devono essere interessanti per loro.
Anche Glenn Close ha denunciato la stessa cosa.
Riguardo all'Europa, io e altre mie colleghe abbiamo potuto recitare anche dopo i 40 anni, proprio perchè non ci sono queste pressioni.
Qui in Italia la stampa ha montato per anni una sedicente rivalità fra due dive, Gina Lollobrigida e Sofia Loren. E' successa la stessa cosa anche a lei e Carmen Maura?
Io e Carmen siamo amiche da trent'anni. Abbiamo fatto teatro insieme, abbiamo girato alcuni film. Questa cosiddetta rivalità è data dal fatto che Pedro Almodovar e lei si sono allontanati in modo piuttosto netto alcuni anni fa. Poi io sono comparsa in un film di Pedro. E la stampa ci ha ricamato sopra. Ma non c'è una vera base, sono pettegolezzi magari alimentati dai fan dell'una e dell'altra.
Lei ha lavorato con Benigni in La vita è bella e con Mastroianni. Che rapporto ha avuto con loro?
Quando mi proposero di lavorare con Marcello è stato come toccare il cielo con un dito. Era un mio grande sogno. Avevamo preso appuntamento per incontrarci a Parigi e quando l'ho visto mi ha detto che non poteva restare a pranzo. Era un pò preoccupato, doveva andare dal medico. Non sapevo che pensare, lui si stava scusando e soprattutto era venuto lì solo per salutarmi. Per me era il massimo dell'eleganza, era lì per dimostrarmi che non era solo una scusa, che stava realmente male.
Abbiamo cominciato a girare senza di lui. Poi dopo alcuni giorni, visto che Marcello non tornava, abbiamo dovuto sospendere le riprese.
Quando è tornato, sapevamo tutti che dovevamo evitare di farlo stancare, dovevamo fare tutti molta attenzione. E io ho provato molta tenerezza per lui e molto rispetto per la sua professionalità.
Un giorno era lì da solo e io mi sono avvicinata per potergli parlare, lui mi ha invitato a sedermi. Era felice di poter parlare con qualcuno, perchè tutti gli altri avevano paura di lui, non gli rivolgeva la parola nessuno.
Per il lavoro era fantastico, faceva tutto senza sforzo, come se fosse l'ultima cosa fatta nella sua vita.
Siamo stati complici per due settimane. Era un signore, colmo di umanità.
Per quanto riguarda Benigni, l'ho visto per la prima volta ad un suo spettacolo in uno stadio vicino Roma, mi avevano portato degli amici. Mi è sembrato molto affascinante, questo piccolo uomo pieno di energia, allegria ed ironia.
Riusciva a plasmare il pubblico come un mago.
Dopo poco mi ha telefonato un'amica comune per dirmi che mi volevano per un film di Roberto. All'incontro lui aveva preparato un plastico della casa e mi spiegava tutte le scene. Ma io volevo sapere del personaggio. Mi disse che sarei stata la madre di Nicoletta.
Volevo leggere qualcosa, ma lui mi disse che non c'era fretta, che se non mi fosse piaciuto qualcosa l'avrebbero cambiato.
Alla fine si è inginocchiato e mi ha pregato di fare questo film.
Lavorare con lui è stato fantastico e sono stata molto felice per il successo che il film ha avuto.
Il suo personaggio nel film di Guillermo Del Toro, La spina del diavolo, somiglia molto a quello interpretato da Alida Valli in Suspiria di Dario Argento. E' stata una somiglianza casuale o voluta?
Guillermo non mi ha mai parlato di Suspiria, non lo conoscevo neanche. Avevamo fatto varie prove e soprattutto avevo nell'immaginazione una mia zia, che faceva la maestra, e il suo atteggiamento.
Per il fatto della mancanza della gamba, era necessario introiettare questa mancanza. Il personaggio di Carmen era come se fosse la Repubblica schiacciata, dimenticata.
Non è stato facile, ma Guillermo è stato molto dolce, ti porta per mano per tutte le riprese. Abbiamo trovato il registro giusto man mano che andavamo avanti.
Ha lavorato anche con Pablo Malo, un concorrente di questo festival, per la sua prima opera, Frio sol de invierno. Qual è stata la esperienza con lui?
RE' difficile per un regista alla prima opera dirigere gli attori, è una cosa che si sviluppa nel tempo. Ed è quello che spaventa di più i registi. Conoscono le tecniche, ma a volte non sanno come chiedere le cose.
Quando lessi la sceneggiatura già ero interessata al film. Lo invitati e parlammo molto. Rimasi sorpresa perchè disse che non voleva il mio glamour, la mia "bellezza". Dovevo essere una persona grigia, incolore. Mi resi conto fin dall'inizio di trovarmi davanti ad un regista vero. E non è una cosa che capita spesso. Lui sa cosa vuole e come raccontarlo.
E com'è lavorare con Almodovar?
Chi lo conosce sa che personaggi ama. E se lo dimentichi, tanto te lo ricorda lui. Ti controlla al 99%. Non c'è molto margine per dimenticare qual è il suo cinema, una combinazione di umorismo e di dolore. Ciò che devi preparare al meglio è la disponibilità, che deve essere al massimo. Devi cancellare ogni logica e metterti nei panni di personaggi capaci di fare di tutto. Come attrice non c'è niente di meglio di questo.
Continui a sentirti una chica di Almodovar?
Se non sbaglio, la prima volta questa cosa fu detta a Venezia. Eravamo molte ragazze di Almodovar, eravamo le sue pupille. Ora definirci ragazze non ha molto più senso.
Qual è la sua opinione sul cinema spagnolo odierno?
Penso che il cinema spagnolo è sicuramente un punto di riferimento per l'Europa. Non tutto è straordinario, e ci sono altre cinematografie buone sicuramente, ma è una fase questa in cui il cinema spagnolo è più concreto, diretto.
Ne Il fiore del mio segreto lei interpreta una donna forte, intelligente, che sta con un marito debole, non alla sua altezza. Crede che succesa spesso anche nella realtà?
Succede che grandi donne stiano con mariti deboli. Però penso che nel caso concreto non si possa dire che lui non vale nulla. E' solo che è stufo di lei e non ha il coraggio di dirglielo.
Per cui la tradisce, anche perchè l'eccesso di amore di Leonor lo paralizza.
E' lei che deve rendersi conto di come stanno le cose. E' lei l'eroina del film, vogliamo vedere quali saranno le sue decisioni.
Comunque le storie d'amore sono complesse, perchè il sentimento va aldilà di tutto.
Come è riuscita a conciliare il successo della sua vita professionale con la sua vita privata?
Il successo nella mia vita è arrivato piano piano. Il mio primo successo è stato in televisione e devo dire che all'inizio mi ha spaventato, perchè ho pensato che non era quello che volevo. Io volevo fare l'attrice, il successo non m'interessava. Poi questo sentimento è passato. Ho fatto in modo che la mia vita privata non fosse oscurata da quella pubblica. Comunque il successo dipende da molte cose, da film buoni o meno buoni che fai. E' un fenomeno congiunturale.
Oggi cerco di lavorare per stabilire un contatto con gli altri, ma non voglio che questo influenzi la mia vita di tutti i giorni.