Maria Callas è stata la più famosa soprano della storia. A parte l'innegabile talento, la sua vita, il suo stile, la sua classe ne hanno fatto un'icona. Negli anni in cui la sua carriera era all'apice, Maria Callas era come una rockstar. Schiere di fan da tutto il mondo che facevano la fila davanti ai teatri per poter assistere a una sua esibizione. Forse solo Luciano Pavarotti ha conosciuto fama pari nella lirica.
Ma chi era la donna dietro la facciata pubblica? Dietro il look impeccabile, i modi educati, la potentissima voce e gli sfavillanti costumi di scena? Il documentario di Tom Volf, al suo esordio nella regia, cerca di portare alla luce proprio questo, ponendo faccia a faccia Maria e Callas, la donna e la diva, facendole dialogare con le parole e con il canto, ora contrapposti, ora abbinati. Il lavoro di ricerca è stato notevole. Interviste d'epoca, in primis proprio alla grande cantante, e poi raccolte di documenti vari, di foto anche familiari, per ricostruire il collage di un ritratto doppio. Una donna non può essere solo ciò che appare sullo schermo, nemmeno quando ogni aspetto della sua vita è reso così pubblico.
Una riflessione interessante, da compiere ai tempi dei social, quando molte personalità invece sono costantemente - e per scelta - sotto la luce di una virtuale ribalta. Ma anche se allora non poteva essere così, anche Maria Callas era costantemente sotto l'occhio di un Grande Fratello nutrito dalla sua fama cosmica, tanto che la sua immagine pubblica e quella privata si sono confuse, sia nel pubblico che, forse, nella sua stessa testa.
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Maria by Callas: donne a confronto
Il grande merito di questo documentario, presentato in anteprima alla dodicesima edizione della Festa del Cinema di Roma, sta proprio nell'ammontare del materiale raccolto, rielaborato e risistemato. Qualcosa che fa uscire fuori piano piano un'immagine sfocata, che si fa via via più vivida, come una Polaroid che si sviluppa e che prende quella certa tridimensionalità un po' lontana nel tempo. L'elemento chiave, il migliore, è un'intervista, lunga e per molto tempo perduta, a una Maria Callas diversa, negli anni Settanta. Dopo le tormentate storie d'amore, i malori e il disincanto. Una Maria che lascia indietro la chioma corvina laccata e sfoggia una coda di cavallo. Che non si trincera dietro quel suo bellissimo sorriso, elegante e famoso, ma pur sempre di circostanza, ma che è una donna vera, non più fragile, pronta a scoprirsi. E parla chiaro, diretta al suo intervistatore. E sembra un'altra persona. Questa lunga intervista apre e chiude il film, lo puntella in ogni sua parte. Dal momento che ripercorre le tappe fondamentali della vita di Callas, senza però più alcuna intenzione di non dire per proteggere quell'immagine pubblica, può sembrare naturale che sia stato spezzettato e distribuito fra le scene in questo modo. Invece è una precisa scelta stilistico-narrativa, ed è ciò che fa la differenza in questo film della realtà, altrimenti di impianto terribilmente classico, e che lo differenzia da tutti gli altri biopic documentari che spuntano come funghi sui grandi personaggi della musica mondiale.
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L'immagine sempre pubblica di Maria Callas
È solo grazie a questa intervista e alla sua diversità, al suo essere apparentemente intrusa nel resto del discorso, che possiamo avere un'immagine definitiva, un contraddittorio che finalmente completa il quadro altrimenti sfuggente di Maria. Maria by Callas non giudica mai la Soprano. Al contrario, la mitizza ancora di più, con i filmati originali di quando cantava, che sono il solito nodo allo stomaco e generatori di fiumi di lacrime di commozione. Callas era un'attrice, oltre che una sublime cantante, e il suo volto era veicolo di innumerevoli emozioni, trasmesse poi per forza di cose a uno spettatore che, ancora oggi, rimane inerme e subisce la potenza della sua arte. Ma non per questo non è stata una capricciosa diva, nel senso peggiore del termine. Con le sue stranezze e i suoi piccoli "tradimenti" al pubblico. Come quando venne a Roma e poi non si esibì per una raucedine, episodio mai perdonatole da nessuno.
Il documentario invece la giustifica, la dipinge come una donna fragile, che ha sofferto moltissimo in arte e in amore, incompresa dai produttori e tirata su da un'insegnante immensa ma severa. La fine del suo matrimonio, la turbolenta storia d'amore con Onassis... tutti gli scandali sono vissuti dalla parte di lei, che non ha torto mai, che si sconvolge di come qualcuno possa non pensarla al suo stesso modo. E poi c'è quell'intervista degli anni Settanta, quella che ristabilisce l'equilibrio, che completa il tutto. Quella che ci descrive Maria, non Callas, la donna che ha superato anche il rimpianto, rinata più forte di prima.
Movieplayer.it
3.0/5