"Questo è cercare un pubblico, non una comunità"
È incredibile come una storia tanto piccola possa avere un cuore così grande. È quella di Marcel the Shell, protagonista dell'omonimo film candidato ai Golden Globe e agli Oscar 2023 come miglior film d'animazione che dopo la presentazione ad Alice nella Città arriva al cinema dal 9 febbraio con Lucky Red e Universal Pictures International Italy.
La pellicola, delicata e struggente, attraverso la tecnica artigianale della stop-motion mescolata a personaggi in carne ed ossa come lo stesso regista e sceneggiatore Dean Fleischer-Camp, è un mockumentary in cui Marcel, la conchiglia con un occhio solo e le scarpe da ginnastica, che vive nei meandri di una casa abbandonata ora adibita a B&B, mostra tutta la propria vulnerabilità. Nel farlo, e attraverso alcune tanto ingenue quanto sagaci battute, dimostra di parlare della settima arte e del ruolo dei filmmaker, insieme a quello dei social media nella nostra società. Nell'avvisarvi che questo articolo potrebbe contenere qualche spoiler sul film, andiamo a scoprire il dietro le quinte che racconta il mondo di Marcel The Shell with Shoes On!
Dirigere un film... e la vita
Quello di Marcel the Shell, come abbiamo detto nella nostra recensione, è come lo sguardo di un bambino, che sa molto poco del mondo intorno a sé e soprattutto di ciò che sta al di fuori della casa in cui vive. Questo gli permette di avere una visione neutrale, unica e pulita di ciò che lo circonda e a cui si approccia per la prima volta. Nel mockumentary il regista Dean Fleischer-Camp sta affrontando il divorzio dalla moglie e ha trovato come sistemazione temporanea il B&B dove vivono Marcel e la nonna Connie, unici superstiti della loro singolare "colonia". Trovata la conchiglia parlante, Dean decide di riprenderla senza voler mai apparire davanti alla macchina da presa e senza voler parlare di se stesso quando Marcel, sempre molto curioso, gli fa un sacco di domande sulla sua vita privata. Come se l'essere ripreso dalle telecamere funzionasse unilateralmente. "Non vuoi parlare di te ma vuoi sapere tutto di me. Vuoi continuare a filmarmi perché è più facile che affrontare la tua vita?" gli farà notare un irriverente e sagace Marcel ad un certo punto della pellicola. Questo ci dice moltissimo, tra le righe, di un film meta-cinematografico a proprio modo, del ruolo del regista in un film e soprattutto in un documentario. Andiamo al cinema per evadere dalla realtà come spettatori, ma evidentemente anche stare dietro la macchina da presa ci fa allontanare dai problemi quotidiani.
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Comunicare a partire dalle piccole cose
Marcel the Shell ci ricorda il valore delle piccole cose, dove poter trovare la felicità. Proprio come lui che è così piccino e coccoloso... "ma piccolo rispetto a cosa?", si chiede giustamente la conchiglia parlante. Il film parla così dell'importanza della comunicazione, tanto all'interno di una famiglia (il suo rapporto con nonna Connie) quanto al di fuori (l'amicizia schietta che nasce con Dean che si trova nonostante tutto ad aprirsi via via che il film prosegue con il soggetto del suo documentario). Un film che ad un certo punto diventa anche meta-televisivo, coinvolgendo il celebre programma giornalistico statunitense 60 minutes e la sua conduttrice Ruth Streeter, che vuole intervistare Marcel perché è rimasta colpita dalla sua storia e vuole provare ad aiutarlo a trovare i genitori e il resto della famiglia/"colonia" scomparsa. Un'inchiesta che calamita l'attenzione di tutto il mondo, non solo degli Stati Uniti, perdendo però altrettanto velocemente l'oggetto del discorso.
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I social sono il problema o la soluzione?
Marcel infatti grazie al mockumentary diventa una star del web in modo meta-cinematografico. Proprio come era successo "nella realtà" alla serie di fortunati cortometraggi realizzati da Fleischer-Camp con Jenny Slate (che nel film doppia il tenero protagonista nella versione originale) tra il 2010 e il 2014, che a oggi hanno totalizzato oltre 48 milioni di visualizzazioni su YouTube. Il suo rapporto con i social media però fa emergere, dal "basso" della sua purezza e semplicità, tutte le contraddizioni di questa grande invenzione tecnologica del XX secolo: i commenti al video in cui chiede aiuto per trovare i genitori sono per lo più "inutili" a quel fine.
Gli utenti finiscono per commentare la dolcezza dell'aspetto di Marcel o quanto abbia cambiato le loro vite attraverso la sua spontaneità, diventando quindi protagonisti della narrazione, oppure addirittura finiscono per commentare in modo negativo prendendolo in giro pur non conoscendolo, arrivando a fare delle visite inappropriate alla casa solo per farsi un selfie con la web star del momento. O ancora meme e gif tipici dell'epoca moderna, ulteriore evoluzione visiva dei social network e di internet. "Questo è cercare un pubblico, non una comunità" dirà Marcel ad un certo punto perplesso dal comportamento delle persone che vogliono creare una community a parole ma non coi fatti attraverso internet e l'uso dei social network. La prima reazione degli umani e degli utenti è quindi pensare a se stessi invece che ad aiutare effettivamente Marcel, che deve scontrarsi con la fama (anche del "prezzo" di essa ci parla il film sempre tra le righe). Non Ruth e la redazione di 60 Minutes, per fortuna, che si attivano per davvero per riuscire a trovare la famiglia dell'adorabile conchiglia parlante, dando un po' di credito alla funzione del giornalismo.
Senso di meraviglia
Quello con cui Marcel si approccia alla vita - mettendosi a nudo davanti alla macchina da presa, perché gli piace esibirsi fin da quando era un mollusco - è il sense of wonder tipico della settima arte. Ancora una volta parliamo del film per parlare del cinema, e di come gli spettatori vogliano essere meravigliati e sorpresi da ciò che vedranno sullo schermo. Proprio come Marcel, che grazie a quel sense of wonder è diventato una star del web e ora si appresta a diventarlo anche nelle nostre case. Proprio come il senso di meraviglia di Marcel che guarda i video al PC accoccolato a nonna Connie sgranocchiando popcorn che ha fatto saltare sotto il sole. E voi siete pronti ad essere meravigliati dalla storia di Marcel the Shell?