Raccontare Diego Armando Maradona non vuol dire ripercorrere solo il filo contorto della sua vita e della sua carriera, vuol dire approfondire anche le figure che hanno gravitato attorno al campione argentino. E con l'arrivo degli episodi 6 e 7 di Maradona: sogno benedetto, che affrontano il suo arrivo a Napoli, fanno la sua comparsa personaggi che ben conoscono quelli che hanno vissuto quel periodo in prima persona, o che l'hanno approfondito a posteriori. Uno di questi è Corrado Ferlaino, l'allora presidente della squadra partenopea e tra i responsabili dell'operazione di mercato che ha portato Maradona in Italia, interpretato nella serie Amazon da Giovanni Esposito.
Il ricordo di Maradona
Qual è stato il tuo rapporto con Maradona, da tifoso?
È un rapporto di amore totale, per mia madre di odio, perché ho perso due anni di scuola per colpa di Maradona. Per due anni ho seguito gli allenamenti del Napoli, soprattutto il martedì e il giovedì, ma anche il mercoledì andavamo a vedere dove si trovavano. Il giovedì era impossibile non partecipare alla partitella a porte aperte del giovedì. Per questo ho perso un anno completamente e quasi un secondo. Ero in primo liceo, alle prime classi sperimentali di informatica. Diciamo che già di partenza non avevo tanta voglia di studiare, ma quello mi ha aiutato tantissimo!
A volte basta una piccola spinta...
E lui non era una piccola spinta, era dio che ti prendeva per la collottola e ti portava lì.
Sei ancora tifoso del Napoli?
Sono molto tifoso del Napoli, quasi al livello di malattia.
E come è stato avvicinarsi al personaggio di Ferlaino, che è un po' controverso nella storia di Maradona?
È controverso da un certo punto in poi, da quando si autodefinisce carceriere di Maradona. Ma io l'ho sempre visto inizialmente come un idolo, perché fece avverare qualcosa di impossibile per noi. È stato uno degli affari più costosi della storia dei trasferimenti calcistici e per me a 14 anni era un mito. Lo percepivo come una figura importante e avvicinarmici è stato carino, ho iniziato a informarmi su tutto quello che faceva e come era andata avanti la trattativa, che mi sembra qualcosa di rocambolesco e divertentissimo. Quando abbiamo girato l'entrata di Maradona alla presentazione c'è stata un'emozione incredibile, soprattutto tornare nei corridoi sotto il San Paolo che sono rimasti esattamente come erano. Una grande emozione, perché a 14 anni ero là. Ho detto a mio padre e mia madre: io me ne vado da casa se non mi fate andare alla presentazione!
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Nei panni di Ferlaino
A parte i ricordi che avevi, ti sei preparato anche studiando e guardando qualcosa?
Sì, a cominciare dall'aspetto tecnico, soprattutto di postura che è molto particolare. Sembra che si portasse il peso di Maradona sulle spalle per come si muoveva, e anche per come sono strozzate le corde vocali. Quello che però mi interessava, che c'è nella sceneggiatura e che ho approfondito parlando anche con Edoardo De Angelis, è questo aspetto della storia che si sta compiendo in quel momento, la sua consapevolezza di qualcosa che sta cambiando e può cambiare il punto di vista di una città e di un popolo. Un qualcosa che è successo e che non riguarda soltanto l'aspetto sportivo. Quello mi interessava molto del personaggio, così come la raccolta spasmodica dei soldi, il come sia sembrata quasi una colletta a un certo punto, che viene raccontato almeno in parte, come il rischio che corre quando l'affare si complica dopo la promessa fatta.
Hai parlato con Ferlaino?
No, non ho parlato con lui. Ho visto un po' di materiale, documentari, interviste, anche molte foto, perché dalle immagini si riescono a notare cose che non trapelano dai filmati, perché è difficile che mentano.
*Qual è l'aspetto del carattere di Ferlaino che ti ha colpito di più?
L'improbabilità. Il fatto che lo vedi e non ti sembra probabile che uno così possa fare l'affare più importante che ci sia nel calcio. Non ha il fisique du role. Non è un De Laurentiis che ha quel piglio e quell'aggressività o un Berlusconi o un Agnelli. È un uomo di fatica, è uno che tutta la vita ha lavorato, e lavorando ha costruito pian piano una strada che alla fine è diventata percorribile.
Hai dipinto benissimo la situazione, ricordo quando diedero la notizia e l'incredulità. Nel calcio moderno sarebbe irrealizzabile.
È stato come una costruzione con tanti mattoncini Lego per arrivare a coronare questo sogno incredibile. Oggi non sarebbe così, un Neymar a Napoli non sarebbe possibile.
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L'esperienza della serie Amazon
Che anni di Maradona a Napoli copre la serie?
Per ora dall'arrivo di Maradona fino ai mondiali. Speriamo poi di rivivere anche i due scudetti!
Come ti sei avvicinato al progetto? Come hai saputo della serie, che è la prima internazionale di Amazon in Italia?
Mi hanno chiamato per fare un provino che ancora non ne sapevo niente. Avevo poco tempo per prepararlo perché lavoravo a un progetto teatrale, ma è andata bene e sono felice di rivivere quegli anni e quei momenti da dentro. È come quando Troisi diceva "la cosa che mi piacerebbe di più non è giocare a calcio, ma essere tipo l'amante della moglie di un calciatore per scoprire tutti i pettegolezzi." È un po' così, vengono alla luce cose che non sapevi.
Come hai vissuto questa esperienza?
Da attore sono veramente felice. Con Eduardo ci conosciamo molto bene e sono felice di averlo ritrovato con una maturità meravigliosa, di essere in piena sintonia e sentirsi parte di un progetto importante, scritto molto bene con delle linee narrative notevoli.
Un ragazzo che non conosce tutto di Maradona, cosa scopre guardando questa storia
Un uomo con tante sfaccettature e delle ombre che l'hanno sempre accompagnato, ma andando avanti può scoprire anche un uomo con una sua etica e un suo timone bello dritto. Per noi è stato sempre una specie di condottiero, anche per le battaglie politiche che conduceva sulle piccole cose. Anche sul razzismo, appena arrivato a Napoli, si è messo l'accento sul razzismo che tutta l'Italia aveva nei confronti di Napoli. L'ha messo in luce, l'ha portato alla ribalta e l'ha contrastato in tutti i modi, anche con i giornalisti. Come la domanda che un giornalista francese alla conferenza stampa di presentazione, chiedendo di come la Camorra era intervenuta nell'affare.