Netflix non ha solo salvato Manifest, la serie che avrebbe voluto l'essere l'erede di Lost, dalla cancellazione da parte di NBC dopo tre stagioni, ma ha voluto mantenerne l'identità pur provando ad aggiustare il tiro rendendola una serie da piattaforma. Su questo sarà incentrata la recensione di Manifest 4 parte 1, la prima ad andare in streaming, disponibile dal 4 ottobre su Netflix (per la seconda ed ultima parte dovremo aspettare il 2023).
Volare
La quarta stagione di Manifest inizia con un salto temporale di due anni: questo è il primo punto a favore dei dieci nuovi episodi che premono sull'acceleratore, anche perché inizialmente il creatore Jeff Rake sarebbe voluto andare avanti per sei stagioni. Il racconto si sposta quindi temporalmente in avanti rispetto al finale della terza, che aveva visto Grace (Athena Karkanis) morire per mano di Angelina (Holly Taylor), che aveva rapito la neonata Eden portandola con sé come suo angelo custode. Nel frattempo Cal (Jack Messina) era tornato dal nuovo salto nella luce ma più grande di cinque anni e mezzo (lo stesso salto della prima volta), interpretato ora da Ty Doran, un'ottima scelta di casting che permette a Luna Blaise di interagire in modo diverso col gemello ora che sono coetanei. Ritroviamo quindi gli Stone, fulcro delle vicende e della tematica familiare al centro dello show, ancora una volta spaccati. Ognuno affronta a modo proprio l'elaborazione del lutto e non sembra esserci modo di rimettere insieme i pezzi, soprattutto per l'ossessione di Ben (Josh Dallas) che non vuole arrendersi all'idea che la figlia e la sua rapitrice siano oramai decedute. Alcuni flashback nel corso degli episodi permetteranno di inframezzare la narrazione mostrando cosa è accaduto nei due anni di salto temporale e come i personaggi siano arrivati alle loro nuove storyline.
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Grandi ritorni
Questa quarta stagione preme sull'acceleratore, forse anche un po' troppo, dalle storie dei passeggeri del volo 828, tornato dopo cinque anni e mezzo quando per gli stessi erano passati solo pochi minuti, rispetto al mondo reale. Tornano più o meno tutti i personaggi dalle prime tre stagioni, anche le guest star dei "casi di puntata", in modo da ricordarci, come recitava uno degli slogan della serie, che "è tutto collegato". Tutti sembrano aver rinunciato alla possibilità che Eden sia viva, a parte Ben. Zeke (Matt Long) si ritrova con un nuovo "potere", una nuova capacità, ovvero l'empatizzare al massimo con i sentimenti degli altri e poterli anche controllare. La soluzione al mistero del volo 828 e della Data di Morte scoperta nelle precedenti stagioni però assumono nuovi significati in questa quarta stagione, trasformando lo show da mystery drama ad adventure drama dal sapore squisitamente e ingenuamente anni '90, con rompicapi da risolvere, antiche civiltà e mitologie da riscoprire, come quella egiziana o quella di Corinto e così via. Il drama che si era sempre mosso tra soprannaturale e spiegazione scientifica, propende sempre più per la prima soluzione. Dopo il finale di questi dieci episodi di Manifest 4, che sembra davvero un midseason finale, rimane la curiosità di vedere l'epilogo per i protagonisti a cui oramai ci si è affezionati. La recitazione purtroppo rimane forzata e sopra le righe da parte degli interpreti, ma è anche parte del suo fascino da generalista vecchio stampo. In questo Netflix infatti ha modificato non il montaggio, che funziona ancora come se ci fossero gli stacchi pubblicitari, ma allungando un po' il minutaggio effettivo delle puntate.
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Tra mitologia e scienza
Proprio come Lost e molte altre serie dopo di lei (vedi Westworld) Manifest mette al centro l'antico binomio scienza e fede, chiedendosi quanto esista il libero arbitrio e quanto siamo effettivamente padroni delle nostre azioni, o quanto il nostro destino sia già predeterminato da un'entità superiore. La Fede torna preponderante nello show non solo attraverso la storyline della famiglia di Angelina, e delle loro credenze da fanatismo religioso, anche anti-passeggeri del volo 828 non più visti come miracolati, ma anche e soprattutto attraverso il credere alle Chiamate. Ben vi ha perso totalmente fiducia e le ignora, perché nella sua ottica non lo hanno mai aiutato ad ottenere risposte e soprattutto non lo hanno riportato da sua figlia, mentre Cal sono due anni (ovvero da quando è tornato "adulto") che non ne riceve nemmeno una e non sa come interpretare questo fatto. I dieci episodi sono quindi strutturati a metà strada tra appuntamento settimanale e maratona di binge watching, così da trovare il favore del pubblico streaming, grazie al quale negli Usa la serie è stata resuscitata rispetto alla messa in onda sulla NBC. Ora non rimane che aspettare e vedere cosa si inventeranno Jeff Rake e gli autori per gli ultimi 10 episodi nel 2023.
Conclusioni
Concludiamo la recensione di Manifest 4 parte 1, felici che la serie abbia aggiustato un po’ il tiro rispetto alla messa in onda settimanale, trovando una struttura a metà strada con il binge watching su piattaforma. Si preme l’acceleratore sulle storyline dei personaggi, si vira un po’ troppo sul mitologico e soprannaturale ma tutti i nodi vengono al pettine, riunendo tutte le guest star delle stagioni precedenti e le storie dei passeggeri del volo 828.
Perché ci piace
- Il salto temporale di due anni che snellisce la narrazione.
- Il concentrarsi sulla risoluzione del mistero principale.
- Il far tornare tutti non dimenticandosi di nessuna storyline…
Cosa non va
- …anche se questo appesantisce un po’ la narrazione di informazioni per gli spettatori.
- Si vira forse un po’ sul mitologico facendo diventare la serie un adventure drama.
- La recitazione degli attori rimane da tv generalista vecchio stampo.