Le immagini di Evilenko sono appena sfilate di fronte alla platea dei presenti alla proiezione stampa, quando ecco che si presenta il "mostro" in carne ed ossa. Malcolm McDowell, protagonista del film e grande amico del regista David Grieco, non poteva non affiancarlo in questa conferenza di presentazione. L'attore britannico appare in forma, a suo agio e disponibilissimo con i cronisti; così come disponibile, ma forse meno rilassato, sembra Grieco, al suo esordio dietro alla macchina da presa.
Esordisce il regista, annunciando che...
"Evilenko è un film per tutti. La Commissione Censura mi ha dato questa possibilità, che per me significa poter mostrare il film nelle scuole. Non volevo sdoganare il film, volevo sdoganare l'argomento, perché la pericolosità dell'argomento, e parlo soprattutto della pedofilia, mi è gravata sulla testa da dodici anni, da quando cioè mi occupo di questa vicenda. Sono molto felice che questo sia successo e ve lo volevo comunicare... anche se certamente ci sarà qualcuno che dissentirà con questa scelta. Speriamo che non mi denuncino."
Per questo film, c'erano tre fantasmi da esorcizzare: il fantasma del serial killer realmente esistito, il fantasma di Hannibal Lecter, cui un personaggio del genere di Evilenko non può non essere avvicinato, e il fantasma di Arancia meccanica, in cui Malclom McDowell ha recitato sotto la guida di Stanley Kubrick. Come avete affrontato tutto ciò?
Grieco: Io parlerò del rapporto col fatto di cronaca, credo sia più interessante sentire cosa pensa Malcolm della figura di Hannibal Lecter - una figura con cui ormai qualunque film con protagonista un serial killer deve fare i conti.
Il personaggio: io sono andato lì dodici anni fa, non so nemmeno come: vidi 30 secondi di quest'uomo in televisione, quello sguardo che mi fissò per un attimo, e sentendo dire che era un comunista iscritto al partito, un intellettuale, un insegnante mi sconvolse, anche perché avevo due bambini piccoli. Andai lì con l'idea di fare un film, poi in realtà indagare su questa storia mi portò altrove, e cioè a leggere nella vicenda la metafora del crollo di qualcosa in cui tanta gente credeva, qualcosa con cui tutta la popolazione di quel paese, 250 milioni di persone, erano nate e cresciute. Questo mi ha fatto pensare cha sarebbe stato sbagliato farne un film, e ho rinunciato, decidendo di farne un romanzo: con un romanzo sarei riuscito a parlare di tutte queste implicazioni facendo passare in secondo piano il numero di delitti e la loro efferatezza. Quando, dopo dieci anni, ci siamo ritrovati a girare il film, io ero ormai da tempo in compagnia di Evilenko - un nome molto contestato, che però mi assicura una dose di distacco dalla realtà. Malcolm McDowell, qui accanto a me, ha condiviso per anni la convivenza con questo personaggio, perché ho pensato naturalmente subito a lui, abbiamo letto insieme il copione quando ancora non avevo speranze concrete di poter realizzare il film, ma ho capito subito che sarebbe stato straordinario nel ruolo: prima o poi avrei fatto un film, e avevo un attore che mi garantiva una grande prestazione e mi sarebbe bastato seguire lui per dare un'emozione al pubblico.
Sì ma perché lui? Perché Malcolm?
Grieco: Essenzialmente perché è un amico, e perché lo considero un attore enorme, uno dei più grandi attori viventi. So come ha gestito la sua carriera, e condivido le scelte che ha fatto, che in qualche modo lo hanno danneggiato come immagine: per molti Malcolm McDowell è una "stella caduta". Lui non se ne è mai preoccupato. Io ho avuto il più grande attore che potessi trovare per quella parte, era un amico e oltretutto costava poco!
McDowell: David parla troppo e io ho dimenticato la domanda. Ah, Hannibal Lecter. A volte la gente ha l'illusione che noi attori non facciamo altro che copiare il lavoro dei colleghi: a me non è venuto neanche in mente il Lecter di Hopkins. Quella di Anthony Hopkins ne Il silenzio degli innocenti è una delle più grandi prove attoriali che io ricordi nel cinema; lui è mio amico e lo considero uno dei maggiori talenti prodotti dal Regno Unito.
Ma Evilenko non c'entra nulla con il dottor Lecter: quello è un personaggio di fantasia, ha un grande fascino, senso dell'umorismo... ma Evilenko è un ritratto di psicopatico reale.
Quanto ad Arancia meccanica, è stato tanto tempo fa. Ero una persona molto diversa quando avevo 26 anni e vivevo in Inghilterra, oggi ho altre esperienze alle spalle, matrimoni falliti, figli... Alex De Large è il passato. Il presente è che ho fatto un film con un amico - un amico che si è approfittato di me, soprattutto economicamente. Ma è sempre un piacere fare film con gli amici, soprattutto se sono amici - e mi secca un po'dirlo qui davanti a lui - brillanti come David.
Sono io che l'ho convinto a trarre una sceneggiatura dal suo bellissimo romanzo. Quando l'ha scritta, ho iniziato a insistere perché fosse lui a dirigere il film. Quando lessi il copione la prima volta, il mio commento fu: "Grazie per avermi scritto uno stupro infantile nei primi cinque minuti, questo mi renderà agevole il lavoro sul personaggio!" Gli chiesi di rivedere quella parte, ma quando mi risottopose la sceneggiatura, non era cambiata una virgola. Aveva le idee chiare su quello che voleva, e questo è un buon segno. Sono sincero: io non credevo che avrebbe mai trovato i soldi per finanziare questo progetto. Ma dopo due anni David mi telfona, entusiasta: "Abbiamo trovato i soldi! Iniziamo a girare il mese prossimo!", al che io risposi: "Hey, ma io non posso, sto lavorando con Robert Altman!" - "Ok, ti aspettiamo."
Sono molto felice che David mi abbia aspettato.
Quanto è rimasto in te del personaggio che hai interpretato in Arancia meccanica con un genio come Kubrick? E ti piace lavorare in Italia?
McDowell: Come ho già detto - tante, tante, tante volte - io sono un professionista e non mi porto i personaggi a casa. D'altronde, credo che mia moglie se ne avrebbe a male se le portassi a cena Evilenko. La stessa cosa con Alex: è stato straordinario lavorare con Kubrick, ma vorrei anche che si tenesse in considerazione il fatto che Kubrick stava adattando un romanzo incredibile - benissimo, per carità. In quel caso, il genio era Anthony Burgess. Invece, nel caso presente, David Grieco è l'autore del soggetto oltre che della regia, quindi possiamo tranquillamente dare tutta la colpa a lui!
Quanto alla seconda parte della domanda, certo, mi piace lavorare in Italia, ma Evilenko è stato girato interamente in Ucraina: un bel posto davvero, per chi apprezza il genere. Avevamo un grande produttore in Mario Cotone: è riuscito a farci avere ogni giorno pastasciutta fresca per pranzo. Anche durante uno spostamento in treno. Quanti produttori arriverebbero a tanto?
E' vero che l'ultimo ruolo è sempre il migliore?
McDowell: Non l'ultimo, il prossimo è il migliore.
Come hai lavorato sul personaggio? Ti sei documentato su Chikatilo?
McDowell: Dovete capire che io non ho interpretato Chikatilo. Non ho fatto ricerche su Chikatilo perché avevo lo script, che nemmeno era su Chikatilo, ma era ispirato alla sua figura: il grosso è frutto d'invenzione. Non avrei avuto interesse ad interpretare un documentario.
Comunque ho lavorato soprattutto sul corpo di Evilenko, sul suo modo di porsi fisicamente, le sue espressioni, i suoi gesti. Dovevo riflettere la sua patologia, ma dovevo anche essere una persona qualsiasi, che incontri per strada, senza immaginare che hai davanti un pedofilo, un assassino e un cannibale. L'aspetto più terrificante di questi mostri è la loro apparente normalità.
David, il finale del film sembra alludere alla possibilità che l'annuncio dell'esecuzione di Evilenko fosse un falso, che lui potrebbe essere ancora vivo da qualche parte. Forse dubiti che Chikatilo sia stato realmente giustiziato?
Grieco: Veramente ne sono convinto. Le cose sono andate in maniera strana: Chikatilo fu condannato a morte nell'ottobre del 1993, io ero in contatto con uno dei suoi avvocati e gli avevo fatto presenta più volte che era scandaloso che non fosse stata chiesta una perizia psichiatrica per quest'uomo, così evidentemente pazzo.
Ma l'avvocato (d'ufficio) era terrorizzato. Dopo diversi mesi, mi disse che aveva capito la peculiarità del caso aveva chiesto l'appello che era stato accolto. Improvvisamente, intorno al Natale del '93 - Chikatilo era in attesa del processo d'appello - apparve su Stern una notizia che voleva che due istituti di ricerca, uno americano e uno tedesco, avevano chiesto ufficialmente a Mosca di poter avere Chikatilo vivo, in cambio di un'ingente somma di denaro. Pochi mesi dopo, il 14 febbraio 1994, arrivò la notizia dell'esecuzione. Il mio libro era uscito da appena una decina di giorni, e quindi molti giornalisti mi chiamarono. Io chiesi cosa avevano annunciato esattamente, e venni a sapere che secondo questa agenzia Chikatilo era stato ucciso a Novocherkassk, dove lui abitava, un centro piccolissimo senza nemmeno un bar, figuriamoci un penitenziario.
Il giorno dopo arrivarono tre righe di rettifica: l'esecuzione era avvenuta a Rostov. Nulla più.
Un anno dopo io incontrai il sindaco di Mosca, con un collega russo che gli disse che io ero convinto che Chikatilo fosse ancora vivo. E lui: "Ma questa a Mosca è voce di popolo".