Il suo sguardo è di quelli che non si dimenticano: impenetrabile, capace di passare in un attimo dalla gioia più grande alla malvagità pura. Eppure molti dei registi con cui ha lavorato si sono divertiti a stravolgere gli occhi di Mads Mikkelsen, uno dei talenti e dei volti più interessanti del cinema contemporaneo. Non fa eccezione Keacilius, antagonista di Benedict Cumberbatch in Doctor Strange, quattordicesimo film del Marvel Cinematic Universe, nelle sale italiane dal 26 ottobre.
Maestro delle Arti Mistiche, Kaecilius si ribella al suo mentore, l'Antico (Tilda Swinton), credendo che voglia tenere il suo enorme potere tutto per sé, negandogli la possibilità di accedere alle forze della Dimensione Oscura, grazie a cui potrebbe vivere in eterno. Per sottolineare la rabbia interiore del personaggio, a Mikkelsen è stato applicato un trucco cangiante intorno agli occhi, che sembra trasformarli in due buchi neri spalancati su una dimensione fredda e oscura: dopo One-Eye di Valhalla Rising (2009), in cui il regista Nicolas Winding Refn lo ha reso muto e privo di un occhio, e la cicatrice di Le Chiffre in Casino Royale (2006), per l'attore sta diventando un'abitudine farsi stravolgere gli occhi: "Se vuoi fare un'affermazione molto forte su un personaggio per quanto riguarda il suo aspetto,
gli occhi in genere sono la prima parte che prendi in considerazione" ci ha detto l'attore danese a Londra, all'anteprima europea del film, continuando: "Certo potresti fare anche un naso rotto, ma il risultato sarebbe strano. Gli occhi sono lo specchio e le finestre degli esseri umani sul mondo: una forma di comunicazione vitale".
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Appassionato di film di kung fu e in particolare quelli di Bruce Lee, l'attore ha ammesso di aver accettato il ruolo soprattutto perché finalmente gli ha dato la possibilità di mettersi alla prova con questa disciplina, aiutato anche dal suo passato da ballerino: "Mi sono innamorato dei film di kung fu da bambino: mi ipnotizzavano. Bruce Lee in particolare: aveva la capacità di renderlo magico, non soltanto con i suoi movimenti, ma anche con il viso. Aveva qualcosa di speciale. Credo sia stato il primo attore asiatico in grado di unire davvero due continenti, facendo qualcosa di riconoscibile per entrambi. Mi piace tantissimo. Amo anche Buster Keaton: non mi stancherei mai di guardarli. Per questo film, più che il passato da ballerino, mi ha aiutato quello da ginnasta: il kung fu è come una danza, ma non puoi sembrare un ballerino quando interpreti una macchina da guerra".
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Nei suoi film Mikkelsen interpreta spesso personaggi pieni di rabbia, lo ammette sorridendo, ma ricorda anche di "essere stato felice in diversi film: ogni tanto succede". Cogliendo questa opportunità, abbiamo cercato di estorcergli qualche informazione sul suo ruolo in Rogue One: A Star Wars Story, spin-off di Star Wars in uscita a Natale, chiedendogli se questa volta, nella parte dello scienziato Galen Erso, avrà un buon carattere e una buona vista: "Gli occhi sono perfetti questa volta. Per quanto riguarda il carattere: sì, è un personaggio gentile. Almeno in gran parte". Tornando invece a Doctor Strange, abbiamo chiesto una riflessione sul tempo che passa e sul pensiero della morte, temi al cuore del film diretto da Scott Derrickson: "Siamo tutti immortali fino a quando non accadono certe cose alle nostre vite: quando siamo giovani siamo immortali, più invecchiamo, più lasciamo spazio alla paura. Una delle cose che fa più paura è avere figli: all'improvviso hai paura di tutto, perché hai qualcosa che ami moltissimo. Per quanto riguarda l'invecchiare, sono arrivato alla conclusione che non posso farci niente. Posso solo sbrigarmi a divertirmi il più possibile finché dura".
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In Doctor Strange si parla anche di imparare a perdere per poter realizzare grandi cose, ma l'attore non sembra molto d'accordo con questa filosofia: "Se è davvero così, per quanto mi riguarda non imparerò mai a vincere: detesto perdere!". Un altro tema importante è quello di mettere da parte l'ego: un compito, oggi più che mai, difficile, visto che siamo tutti immersi nei social network, in particolare per un attore, sempre al centro dell'attenzione: "Basta spegnere tutto. Questa è una soluzione, ma ci sono molti modi per farlo. L'ego è una cosa buona se ne hai bisogno, ma in certi casi devi essere consapevole di quanto spazio gli lasci. È sempre una cosa buona spegnere il telefono una volta ogni tanto".