Ve lo ricordate Cole Sear, vero? Forse questo nome non vi dice molto, ma adesso stiamo per darvi un indizio inequivocabile: vedeva la gente morta. Quel bimbo infreddolito dalle sue agghiaccianti visioni ha segnato la storia del cinema con un finale sconcertante e rivelato al mondo il talento inaspettato di M. Night Shyamalan. Il sesto senso fu un successo clamoroso, apprezzato da critica e pubblico per la cura con cui il regista di origini indiane ci prese per mano per poi abbandonarla di colpo, facendoci sprofondare all'improvviso nello sgomento collettivo. Da allora è stato un susseguirsi di film interessanti, criptici, capaci di affascinare molti ma non tutti, ma soprattutto di delineare un preciso interesse autoriale per temi ricorrenti: l'alienazione dell'individuo, la costruzione della paura, il rapporto con il diverso. Così Unbreakable - Il predestinato, Signs e The Village valsero come altri utili tasselli di una promettente carriera. Poi l'incompreso Lady in the Water e il deludente E venne il giorno fecero incrinare qualcosa, destando più di qualche preoccupazione. Ma la situazione peggiorò ancora con il passaggio ai grandi progetti commerciali, ovvero quei naufragi cinematografici noti come L'ultimo dominatore dell'aria e After Earth.
Insomma, quello del grande e promettente Shyamalan era un'eco ormai lontano e in molti pensavano che il cineasta potesse essere persino visibile agli occhi del piccolo Cole. Dato per morto, considerato ormai disperso, il buon M. Night dà un insperato segnale di vita con l'inquietante e rigoroso The Visit, ma è con l'imminente Split (in uscita il prossimo 26 gennaio) che il risveglio si compie definitivamente. Teso, asciutto e opprimente, Split racconta la storia di Kevin, un uomo affetto da un disturbo dissociativo della personalità. Dentro di lui convivono 23 persone diverse; ognuna di loro ha il suo modo di parlare, le proprie ossessioni e passioni, il proprio modo di gesticolare e concepire il mondo. Dopo aver rapito tre ragazze, Kevin è pronto a far scatenare una 24esima personalità che scalpita dentro di lui. Per fare luce su questa storia oscura, malata e claustrofobica, M. Night Shyamalan, James McAvoy e Anya Taylor-Joy (al suo secondo ruolo importante dopo l'apprezzato The Witch) hanno partecipato alla conferenza stampa milanese di Split. Ecco cosa ci hanno raccontato tra camicie ben abbottonate, incredibili storie e un clamoroso colpo di scena.
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Ricordi annegati
Split ci appare come una nuova e insperata alba per un regista che sembrava nel bel mezzo di un acerbo tramonto. Non a caso l'interesse nei confronti della sua filmografia piena di alti e bassi è uno degli argomenti principali della conferenza, e a chi gli chiede quale sia il suo film più sottovalutato, Shyamalan risponde così: "Senza dubbio Lady in the Water. Credo sia successo a causa della sua natura strana e molto particolare. Quel film non è ascrivibile all'interno di un genere ben definito, e questo tende a disorientare il pubblico. Però devo dire che gli spettatori che lo hanno apprezzato considerano quel film un piccolo atto di fede". Sull'evoluzione del suo approccio cinematografico ha poi continuato: "Devo dire che c'è un elemento mancava all'inizio della mia carriera, ovvero l'umorismo. Ed è per questo che ho deciso di abbracciarlo sia in The Visit che in Split. Se negli ultimi due miei film ho cambiato approccio, lo devo molto al produttore Jason Blum a cui ho chiesto una consulenza. Lavorare con lui ha influito molto sul mio approccio registico, un approccio molto diverso rispetto alle grandi produzioni hollywoodiane. Jason non è mai invadente, ma un campione di originalità che ti lascia sempre libero e ti concede il diritto di fare quello che vuoi, quello che pensi. Lui ha dimostrato che anche i film a basso budget possono arrivare al grande pubblico. Nel caso di Split mi sono sentito molto fortunato, perché gli ho spedito la sceneggiatura e lui ha subito capito che tipo di film volessi girare. Mentre The Visit lo avevo già girato. Ad ogni modo, con Jason c'è sintonia perché abbiamo una sensibilità simile".
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Quel mostro di McAvoy
L'attenzione poi si sposta inevitabilmente sull'eclettico mattatore di Split, ovvero quel camaleontico, arguto e sprizzante talento di nome James McAvoy che nel film regala un'interpretazione vibrante, straziata e dilaniata da un disturbo che lo frammenta in ben nove personaggi (le altre 15 personalità non vengono mostrate), tutti dotati di una raffinata connotazione. Sulla difficile preparazione al personaggio, McAvoy ha detto: "Tutti i lavori che accetto sono interessanti, impegnativi, una sfida. Split, però, è stato un'enorme sfida che mi ha chiesto di continuo di tirare fuori il mio meglio. Cercavo ovunque indizi per caratterizzare ognuna delle mie nove personalità, così ho lavorato su tantissimi aspetti: i gesti, la postura, le movenze, la voce. Avevo pochi minuti per riflettere durante il passaggio da uno stato all'altro, per cui spesso mi concentravo sul mio istinto, lavorando sia sul piano fisico che psichico. Per fortuna la sceneggiatura era chiara nello stabilire quali dovessero essere le personalità evidenti nel film. Va detto che anche il costumista Paco Delgado ha fatto un lavoro fondamentale, confrontandosi di continuo con me e con il regista. C'erano giacche che dovevano sembrare camicie di forza, camicie che dovevano essere tutte abbottonate e altri dettagli mai lasciati al caso. Delgado aveva appena lavorato a The Danish Girl, per cui era abituato vestire degli uomini da donna. Però, nonostante questo, io ho cercato una via di mezzo, dovevo essere femminile senza perdere la mia mascolinità, dovevo sembrare una donna rinchiusa in un uomo".
Il tema dei costumi coinvolge anche Shyamalan, che afferma: "Paco è un grande professionista dal molto gusto particolare. È stata una sfida perché nessuna delle personalità di Kevin doveva sembrare una caricatura ed ognuna aveva anche dimensioni corporee diverse. La bestia doveva sembrare grossa, possente, mentre il ragazzino più piccolo della normale stazza di James". Interrogato sulle sue preferenze tra personaggi positivi (come nella saga di X- Men) o negativi, tra film indipendenti e blockbuster, McAvoy risponde: "Mi piacciono entrambe le cose, anche perché è davvero difficile generalizzare. Piccolo o grande budget? Fa poca differenza".
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Split: secondo atto di una trilogia?
Basta leggere la sua storia su Wikipedia per rimanere sbalorditi. Parliamo di Billy Milligan, un criminale statunitense affetto dallo stesso disturbo dissociativo della personalità di Kevin, che negli Settanta fu considerato colpevole del rapimento e dello stupro di tre ragazze. Shyamalan ammette: "Sì, ci siamo ispirati alla sua storia pazzesca. Billy, a suo modo, era un genio nel quale c'erano 24 personalità che combattevano e deragliavano. Questo lo portava spesso ad andare al di là delle capacità umane. La sua è una vicenda potente e di grande ispirazione, ma va detto che il mio interesse per la psicologia lo devo a mia moglie che di mestiere si occupa di questo. Probabilmente se fosse una ginnasta, oggi farei film sportivi. Scherzi a parte, devo dire che questa storia mi ha coinvolto come poche altre, quasi ossessionato, tant'è che il film è stato scritto 16 anni fa. Credo non esista ancora un film dedicato a questo disturbo tragico ed eccezionale, la cui radice purtroppo va spesso ricercata nell'abuso infantile. Quando un essere umano subisce la cosa peggiore che possa capitare, questa è una delle ripercussioni possibili. Ritengo l'abuso minorile il nostro più grande incubo urbano".
Dopo aver raccontato i torbidi contenuti, Shyamalan viene interpellato sul suo metodo di scrittura e sul suo rinomato amore per i colpi di scena: "Sì, quando si parla di me, tutti pensano subito ai plot twist, una parola molto abusata. In realtà non si tratta di una passione fine a se stessa per il colpo di scena, ma di una precisa struttura filmica e narrativa che prediligo. Il che significa scegliere il momento ideale in cui dare delle informazioni al pubblico. Ecco, il twist è quell'attimo esplosivo in cui dai queste info al pubblico. Riveli qualcosa. L'ordine in cui riveli vari elementi della trama va a formare la struttura narrativa". Poi, ecco arrivare un'inaspettata e clamorosa dichiarazione, arrivata quando vengono scomodati i progetti futuri: "Devo capire cosa mi entusiasma fare tra i vari progetti che ho in mente. Per me la gioia della creatività è nella scoperta, per cui quando mi siedo a scrivere non penso ad un sequel. A dire il vero, però, ho sempre avuto l'intenzione di creare una trilogia partendo da un mio vecchio film. Sarebbe qualcosa di unico e di innovativo". Split è già parte di questo progetto? È il secondo atto di un progetto più grande? Quale sarà il primo tassello? Indizi fumosi, mistero e poi il colpo di scena. M. Night non ha proprio perso il vizio.
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