L’ultimo Mercenario, recensione: Jean-Claude Van Damme e l’autoironia su Netflix

La recensione de L'ultimo Mercenario, film d'azione francese con Jean-Claude Van Damme disponibile su Netflix.

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L'ultimo Mercenario: Jean-Claude Van Damme in un'immagine del film

Scrivere la recensione de L'ultimo Mercenario, produzione francese di Netflix, significa fare i conti con la figura di Jean-Claude Van Damme, attore e campione di arti marziali la cui presenza scenica ha assunto contorni sempre più volutamente surreali negli ultimi anni: inizialmente parte di quel filone di nomi internazionali che si sono fatti una carriera negli Stati Uniti, insieme a colleghi come Arnold Schwarzenegger (che avrebbe dovuto affrontare in Predator) e Dolph Lundgren (con il quale ha diviso la scena in Universal Soldier), Van Damme col passare del tempo è diventato un po' come Chuck Norris, una sorta di meme vivente (per lo meno in certi contesti), nonché disposto a prendersi in giro da solo qualora necessario. Una situazione di cui tiene conto anche il nuovo film di David Charhon, che espande il catalogo internazionale di Netflix pur avendo non pochi elementi di una pellicola action americana (manco a farlo apposta, quando chi scrive ha visto il film in anteprima la lingua dello screener era automaticamente l'inglese, ed era necessario modificarla manualmente).

Padre e figlio

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L'ultimo Mercenario: Jean-Claude Van Damme in una sequenza del film

Chi è che dà il titolo a L'Ultimo Mercenario? Si chiama Richard Brumère, ed è un ex-agente segreto divenuto mercenario, con il soprannome La Nebbia (un gioco di parole francese legato al cognome del personaggio, che assomiglia a brume). La sua vita va avanti in modo relativamente normale, senza particolari disturbi, fino al momento in cui gli viene richiesto di tornare in Francia per motivi personali: suo figlio, con cui non ha avuto contatti da anni, è accusato di traffico d'armi e di stupefacenti, e tocca al padre tirarlo fuori dai guai mentre il governo e la mafia gli stanno alle calcagna. Una missione tutt'altro che facile, soprattutto se si considera che il ragazzo - non del tutto a torto - odia il genitore che non ha praticamente mai visto, cosa che costringe Richard a tacere sul loro legame mentre sono in fuga. Riusciranno a riconciliarsi, tra una scazzottata e una sparatoria?

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La decostruzione del divo

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L'ultimo Mercenario: Jean-Claude Van Damme in un momento del film

La dichiarazione d'intenti del film è chiara già nei primi minuti: Jean-Claude Van Damme entra in scena con la sua celebre spaccata, e i titoli di testa hanno un sapore spudoratamente anni Ottanta, con omaggi espliciti a Scarface di Brian De Palma tramite la targa dell'automobile e l'uso della canzone Push It to the Limit. È una storia di vecchie glorie, ma in chiave non del tutto seria: Brumère rimane un combattente efficace, ma Charhon - che ha anche firmato la sceneggiatura - ne sottolinea anche la condizione di matusa quando è affiancato dal figlio, smontando il mito del professionista impeccabile. Significativa, da quel punto di vista, anche la scelta della lingua francese: vent'anni fa Van Damme era spesso oggetto di scherno nei media transalpini per certe uscite maldestre in un misto di francese e inglese, e l'attore smise di rilasciare interviste nella sua lingua madre. Oggi, a distanza di due decenni, il divo belga sembra aver fatto pace con quell'immagine di sé stesso, e recita con brio battute volutamente bislacche che si basano in parte su vere dichiarazioni di tempi passati.

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L'ultimo Mercenario: Jean-Claude Van Damme in una scena

E qui sorge l'unico vero dubbio, sul target del progetto: a chi si rivolge? Le trovate concettuali e formali suggeriscono che sia fatto apposta per i fan di Van Damme, i quali però hanno già avuto modo di vederlo in modalità autoironica, con ben altri risultati, decisamente più profondi, in JCVD (classe 2008) e nella serie Jean-Claude Van Johnson (2016). Chi invece cerca un semplice divertimento su Netflix avrà sicuramente pane per i propri denti, perché la scrittura molto basilare è al servizio di un apparato action encomiabile, una versione leggermente più solida delle produzioni medie della EuropaCorp di Luc Besson. In quel caso però si perde un po' il senso dell'operazione, se non si conosce bene la carriera del protagonista (e l'eventuale impostazione default della lingua inglese per chi vede il film in versione originale smorzerà parte della componente umoristica). In sostanza, è una via di mezzo, che si lascia guardare per la sua grande simpatia e per il palese affetto nei confronti del protagonista, con Netflix quale nuovo reparto dei direct-to-DVD senza particolari ambizioni artistiche.

Conclusioni

Chiudiamo la recensione de L'Ultimo Mercenario ribadendo come il film d'azione di Netflix ponga al centro dell'attenzione, in chiave autoironica, Jean-Claude Van Damme. Il divo belga si diverte parecchio, e noi con lui, anche se il progetto non brilla per originalità.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
3.0/5

Perché ci piace

  • Jean-Claude Van Damme si prende in giro da solo con gusto.
  • Le scene d'azione funzionano egregiamente.
  • La scrittura, per quanto basilare, ha un impianto umoristico solido.

Cosa non va

  • Il doppiaggio smorza parte delle gag.
  • Chi si aspetta un nuovo JCVD potrebbe rimanere deluso.