Il musicista italiano dell'anno e un suggestivo concerto. Da una parte la voce di Lucio Corsi, dall'altra l'Abbazia di San Galgano a Chiusdino in provincia di Siena. A metà tra il Rolling Thunder Revue di Bob Dylan e L'ultimo valzer del gruppo The Band. Insomma, tra cinema e musica ecco La Chitarra Nella Roccia - Lucio Corsi dal vivo all'Abbazia di San Galgano.
Presentato in anteprima alla 20ª edizione della Festa del Cinema di Roma (nei cinema The Space in tre date evento, 3, 4 e 5 novembre), il film-concerto è firmato da Tommaso Ottomano, amico, autore nonché "fratello artistico" di Corsi. Girato in pellicola 16mm, La Chitarra Nella Roccia è una sorta di viaggio sonoro e visivo, raccolto nell'intimità di un luogo incredibile.
La Chitarra nella Roccia: intervista a Lucio Corsi e Tommaso Ottomano
Una riflessione musicale, che parte dall'essenza del tour, come spiega Lucio Corsi a Movieplayer.it. "Il tour è una delle fasi più belle del mio mestiere. Le difficoltà le vivo con gioia, perché è troppo forte la voglia di suonare. Suono da anni con gli stessi ragazzi, gli amici del liceo, e questo cambia tutto: il modo in cui esce la canzone, l'energia, la connessione". Del resto, sul palco, Luco ritrova la propria essenza: "Il live è il momento in cui la musica vibra davvero e arriva alle persone".
E prosegue: "La Chitarra Nella Roccia è stato catturato su pellicola 16mm. Tra le rovine di questo luogo magico che si staglia in mezzo ai campi della Toscana, sono atterrati due amplificatori giganti, 16 musicisti e i loro strumenti. Un vero e proprio film, interpretato da me insieme al resto della banda. Nonostante la mancanza di un tetto nell'Abbazia, cosa che consentirebbe alla musica una facile via di fuga nel cielo, anche le canzoni sono state intrappolate in un disco".
Volevo essere un duro: caro Lucio Corsi, anche noi abbiamo paura del buio
Le ispirazioni: da Bob Dylan a The Band
Inutile tornare al successo stratosferico di Volevo essere un duro (Corsi è stato il vincitore morale di Sanremo 2025), ma è chiaro quanto l'artista sia tra i pochi a difendere il diritto all'imperfezione. "Le canzoni che amo di più sono quelle in cui traspare la nostra fragilità. Siamo tutti in bilico, poco resistenti al vento che soffia. Viviamo in un tempo che cerca la perfezione, soprattutto agli occhi degli altri. Ma quando si crea, si può essere fuori dal tempo: si parte sempre da un foglio bianco".
Dal look ai testi, dalle ispirazioni alla poetica, lo sguardo artistico di Lucio Corsi si estende oltre la musica, arrivando fino al cinema. Un linguaggio con cui dialoga da sempre, tanto che quando lo intervistiamo sfoggia una spilla dei Blues Brothers. Per questo, La Chitarra Nella Roccia è anche un omaggio ad una certa narrazione sincera e verace, ispirata ai grandi film musicali.
"Ci hanno ispirato concerti storici come L'ultimo valzer di The Band o il Rolling Thunder Revue di Dylan", confida Corsi, alla fine dell'intervista. "Certe immagini imperfette sono delle opere d'arte, anche musicali. Trasmettono il sentimento vero delle canzoni. Se una canzone può essere vista come una scena, allora un album è come un film: dentro ci sono tante storie, tanti momenti, tante emozioni".