Le avventurose indagini de Il commissario De Luca, appassionanti romanzi gialli di Carlo Lucarelli, saranno presto in tv con quattro film altrettanto avvincenti. Alessandro Preziosi sarà il protagosta di queste emozionanti storie noir made in Italy che andranno in onda in prima serata su RaiUno domenica 27 e lunedì 28 aprile, per poi ritornare il 4 e l'11 maggio.
Nei quattro film tv tratti dagli omonimi libri gialli, Indagine non autorizzata, Carta bianca, Estate torbida e Via delle oche, un commissario di polizia testardamente fuori dagli schemi indaga su delitti misteriosi in diversi e particolarissimi periodi storici italiani, dall'esordio fascista alla liberazione nel corso del decennio 1938-'48.
Per presentare questi piccoli capolavori polizieschi si sono riuniti a Roma il regista Antonio Frazzi, lo scrittore Carlo Lucarelli, lo sceneggiatore Francesco Bruni, le produttrici di RaiFiction e Ager 3 Cecilia Cope, Erica Pellegrini e Grazia Volpi, e alcuni membri del cast, oltre a Preziosi, Raffaella Rea, Ana Caterina Morariu, Corrado Fortuna e Stefano Pesce.
I film de Il commissario De Luca, già prima della messa in onda, sono stati accolti dal mercato internazionale: i quattro episodi verranno trasmessi anche in Romania, Bulgaria, Croazia, Slovacchia, Repubblica Ceca, Albania, Ungheria ed ex Jugoslavia.
La conferenza stampa è stata aperta da un'introduzione di Massimo Iacobs, organizzatore generale del progetto.
Massimo Iacobs: All'inizio il progetto doveva essere una trilogia di film appunto sulla trilogia di romanzi di Lucarelli, poi è stato deciso di aggiungerne un quarto uscito che alla fine è diventato il primo film della trasposizione letteraria.
È l'affresco di un periodo dell'Italia molto importante, il fascismo, in quattro film impegnativi sia nel linguaggio che nel racconto. Ogni storia ha un suo elemento di particolarità, ma c'è anche qualcosa che lega i quattro episodi, una crescita della storia e del personaggio, nonché l'evolvere degli eventi storici. Il protagonista da buon poliziotto si confronta con il lato più oscuro della società e opera con un disincanto tipico anche di altri poliziotti di matrice letteraria. Il Commissario De Luca rappresenta la continuità dello Stato traverso dieci anni di vita del paese. Un uomo solo, un cane sciolto che non prende posizione nella politica proprio in nel bel mezzo dei tumulti fascisti. Attraversa ogni volta il confine delle colpe che non possono essere rivelate. È un personaggio molto moderno, un esempio di una grande trasposizione cinematografica, una scommessa su cui è stato investito molto.
Il cinema ha ignorato il giallo per molto tempo, mentre la fiction televisiva lo ripropone già da un pezzo e con ottimi risultati. Credete che per una volta la tv abbia qualcosa da insegnare al cinema, vista la cura e la qualità dati che ha il prodotto? Antonio Frazzi: Io mi appassiono alle storie, non fa differenza se lo faccio per la televisione o per il cinema. Cambiano solo i tempi, per la tv è tutto più veloce. A volte ci siamo ritrovati a girare pezzi di una storia incrociandoli con le riprese di un'altra, al di là del rischio schizofrenico, è tutto nella normalità. Sono quattro storie che potevano essere benissimo raccontate al cinema, qui sono portate in tv per merito dei produttori. Per quanto riguarda la cura, se la vicenda è d'epoca ci vuole una cura maggiore dei dettagli della messa in scena. Per questo si deve dire grazie, oltre alla fotografia, alla scenografia e ai costumi. Cose fondamentali quando entri in un territorio che non è il tuo e che devi in qualche modo reinventare.
Lucarelli, quanto sente questi film vicini al suo scritto? Carlo Lucarelli: Gli autori di solito sono terrorizzati dalla messa in scena dei loro romanzi. Hai paura che il film sia peggiore del tuo libro o addirittura migliore. Vai dentro un campo che non è il tuo e che ti terrorizza. Io sono sempre stato fortunato, devo dire, non sono mai rimasto deluso dalle trasposizioni dei miei romanzi, ma in questo caso sono un autore felice. È vero che la parola del romanzo ha un suo potere evocativo, ma non è da considerarsi maggiore rispetto all'immagine. È semplicemente diverso, il cinema ne ha uno differente. Io credo che l'importante sia che il film abbia lo stesso spirito del romanzo, poi se la storia e i personaggi sono modificati non importa, anzi, penso che sia giusto usare un proprio approccio nel raccontare. I film di Frazzi sono diversi dai miei libri ma sono comunque aderenti alle storie, ne hanno saputo riportare l'anima.
Preziosi, quanto le è piaciuto il fatto di interpretare un personaggio così scomodo e contorto? Alessandro Preziosi: A me piace molto parlare, ma mai come questa volta i film parlano da soli. Rivedendoli mi sono reso conto che la stranezza del commissario è data dall'ossessione. L'ossessione è qualcosa che di solito nasce dalla spasmodica voglia di fare una cosa che per qualche ragione viene negata: a De Luca viene impedito di fare il proprio dovere, di cercare e scoprire la verità. Lo so che si dice spesso di una fiction in costume, ma mai una storia è stata così attuale. Fare il proprio dovere non dovrebbe essere un'ossessione ma una cosa normale. La sua inappetenza, l'insonnia, la solitudine, sono frutto di questa agitazione interna. In tante fiction recenti, quella di Falcone e Borsellino per esempio, c'è quest'ostinazione a fare il proprio dovere; io credo che sia giusto riproporre questo sentimento, è un buon messaggio utile alla nostra società. Il periodo del fascismo è descritto con tenerezza attraverso la voglia di credere in questa politica con la speranza di qualcosa di nuovo per il proprio paese. De Luca è uno di quelli che volevano solo fare il proprio dovere.
Bruni, com'è stato il lavoro sulla sceneggiatura? Francesco Bruni: Ho lavorato con un gruppo di sceneggiatori molto giovani, allievi appena usciti dalla Scuola Sperimentale di Cinematografia. È stata un'esperienza molto stimolante. Questi quattro gialli compongono un grande romanzo, una grande narrazione romanzesca.
Potete dare una descrizione del personaggio in rapporto alla politica? Alessandro Preziosi: De Luca è un po' come me, non s'interessa alla politica perché crede di non avere tempo per le ideologie. Il fatto poi che la storia coincida con un periodo storico in cui le ideologie hanno cominciato a decadere è un caso fortuito. Il tentativo della politica di strumentalizzarlo lo porta poi ad allontanarsi ancora di più dalla politica. Credo comunque che nel suo disinteresse ci sia anche un po' di pigrizia e di timore di essere usato.
Antonio Frazzi: De Luca non s'interessa alla politica non per qualunquismo ma per anti idealismo.
Il successo delle fiction, di solito, è quello di avere un finale risolutivo. Qui però, almeno nel primo film "Indagine non autorizzata", non è proprio così. Perché? Massimo Iacobs: Solo la prima storia ha un finale aperto, in tutte le altre indagini De Luca riesce a trovare le soluzioni e ad acciuffare il colpevole. Comunque, il bello di questa storia è proprio il fatto di uscire dalla normalità, la trasgressione.
Carlo Lucarelli: I romanzi che ho scritto sono noir. Si dice che i gialli siano consolatori, ma in realtà non lo sono mai. De Luca, anche quando arriva alla soluzione del caso, ne esce sempre in qualche modo sconfitto. Nel giallo è importante essere sinceri, non consolatori.
Perché ha scelto il periodo storico del fascismo? In un'epoca, come la nostra, in cui si indaga con analisi del DNA e impronte digitali, perché ambientare un giallo negli anni '30-'40? Forse è troppo facile scoprire il colpevole adesso e ci sono meno possibilità di inventare un giallo? Carlo Lucarelli: Un giallista ha sempre possibilità. Anche se la la polizia avesse un sistema perfetto per capire chi è il colpevole, come nel romanzo di Philip K. Dick da cui hanno tratto il film Minority Report con Tom Cruise, racconteremo come è possibile ingannare quel sistema. Quando ho scritto questi romanzi stavo scrivendo la mia tesi di laurea - che non ho mai finito - proprio sul fascismo. Scegliere un periodo per ambientare una storia non è mai un caso: c'è qualcosa che ti lega a quegli anni o una ragione per cui riproporli. Consideriamo il giallo problematico come Sciascia e Dürrenmatt. Ho usato il giallo per parlare di quel periodo perché secondo me aveva un legame con l'attualità, ma spero, anzi lo sto già facendo, di narrare le avventure di De Luca in altri periodi storici. Noi con la memoria abbiamo il rapporto della polvere con il tappeto: per quanto la nascondiamo lì sotto, alla fine riesce sempre fuori.