Lovers, recensione: drammi d’amore intercontinentali

Recensione di Lovers, il nuovo film di Nicole Garcia presentato in concorso alla Mostra di Venezia 2020.

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Amanti: Pierre Niney e Stacy Martin in una scena

Capita puntualmente, ogni anno, di chiedersi cosa ci faccia un determinato film nel concorso principale di un festival cinematografico importante, e con questa recensione di Lovers ci poniamo il quesito a proposito del nuovo lungometraggio di Nicole Garcia, presentato in anteprima mondiale alla 77. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia. Un approdo abbastanza inatteso per la nota attrice e cineasta francese, che dopo essere stata in corsa per il Leone d'Oro già nel 1998 ha poi preferito giocare in casa puntando su Cannes, dove è stata selezionata in concorso nel 2002, nel 2006 e nel 2016. Essendo saltata l'edizione 2020 del festival francese, la regista ha quindi deciso di tornare in acque lidensi, fornendo alla kermesse veneziana uno dei pochi titoli francesi rimasti disponibili per l'annata in corso (dato che Cannes, oltre ad aver applicato il famigerato bollino a diverse pellicole, ne ha già ufficiosamente prenotati altri per il 2021), ed è forse questa la spiegazione dello slot competitivo, molto generoso per un prodotto alquanto modesto che, in circostanze normali, avrebbe forse avuto più senso collocare fuori concorso.

La storia di Lisa e Simon

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Amanti: Pierre Niney in una scena

I due personaggi che danno il titolo a Lovers sono Lisa (Stacy Martin) e Simon (Pierre Niney), innamorati l'uno dell'altra da quando erano adolescenti e assolutamente inseparabili in quel di Parigi. Lui guadagna da vivere spacciando droga, e questo porta una sera a un evento tragico che potrebbe avere conseguenze spiacevoli per la coppia. L'unica soluzione è la fuga. I due si danno appuntamento per scappare insieme dopo aver risolto le poche faccende in sospeso legate a soldi e documenti, ma Lisa scopre così di essere stata abbandonata da Simon. Triste e sconsolata, attende invano sue notizie mentre è costretta a trovare un lavoro per mantenersi nella capitale transalpina. Tre anni dopo, lei è sposata con il facoltoso Léo Redler (Benoît Magimel), le cui attività professionali lo portano spesso in giro del mondo. In una di queste occasioni, lui la porta con sé in un albergo su un'isola nell'Oceano Pacifico, e proprio lì, ironia della sorte, c'è anche Simon. Sarà ritorno di fiamma? E con quali effetti collaterali?

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Triangolo contenutistico e strutturale

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Amanti: Benoit Magimel in una scena

Da alcuni anni Nicole Garcia si interessa alla questione dei rapporti sentimentali con risvolti drammatici (basti pensare al precedente Mal di pietre, con Marion Cotillard e Louis Garrel), e questa volta opta per un triangolo da esplorare tramite una struttura tripartita, soprattutto a livello geografico (Francia, isole Mauritius, Svizzera). Una struttura che va di pari passo con l'evoluzione emotiva di una storyline che vira sempre di più verso il thriller, evocando numerose storie di crimini passionali e fiamme del peccato, letterali o simboliche che siano. E se l'atmosfera si presta bene a questo tipo di operazione, soprattutto nella parte finale dove l'opulenza elvetica si scontra con la brutalità di certe pulsioni erotiche e potenzialmente omicide, con un bel gioco di luci e ombre che si fa estetico ma anche spirituale (compensando qualche piccola svista geografica legata all'uso di vere location svizzere, per l'esattezza Ginevra).

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Amanti: Stacy Martin in una scena

Ma quella è, appunto, solo la terza parte del film, e prima di arrivarci ce ne sono altre due, di cui una centrale che arranca a livello di ritmo e smorza completamente tutto il pathos, oltre a mettere a dura prova la sospensione dell'incredulità dello spettatore. A penalizzare l'operazione, terzo segmento incluso, è anche Pierre Niney, attore non certo privo di talento, come ben sa chi l'ha visto in Yves Saint Laurent, ma dal volto e dall'atteggiamento troppo innocente per convincere fino in fondo quando la trama esige una svolta più dark. Paradossalmente, avrebbe avuto più senso, al netto di una questione anagrafica non trascurabile, invertire il suo ruolo con quello di Benoît Magimel, abituato a personaggi di un certo tipo. E tra i due si muove, facendo del proprio meglio in un progetto che non sa valorizzarla del tutto, Stacy Martin, alle prese con l'ennesima parte emotivamente turbolenta e intrappolata in un meccanismo narrativo e formale che richiederebbe una femme fatale e invece si limita per lo più a renderla l'oggetto di contesa tra due uomini. Contesa che dà segni di stanchezza fin da subito, lasciandoci solo con un primo segmento che, preso a sé, funziona abbastanza bene come spaccato di amore giovanile che può spezzare il cuore. Ma non basta, soprattutto per giustificare la selezione veneziana.

Conclusioni

Chiudiamo, con un certo disappunto, la recensione di Lovers, film che propone un'idea molto interessante ma la elabora in modo faticoso e diseguale, saltando da un registro all'altro quasi senza soluzione di continuità e sfruttando in modo altalenante un cast che, sulla carta, sarebbe perfetto per un qualche tipo di variante di questo racconto.

Movieplayer.it
2.0/5
Voto medio
1.8/5

Perché ci piace

  • L'idea di base è intrigante.
  • La componente thriller regala alcuni momenti visivamente forti.

Cosa non va

  • Il cast è usato in modo discontinuo.
  • La parte centrale non regge a livello drammaturgico.
  • Pierre Niney è fuori parte nel segmento finale.