Uno di quei famosi tatuaggi sul volto, marchio distintivo degli artisti della musica trap, colto in un primissimo piano, diventa il titolo del film che apre i titoli di testa. E ci introduce alla recensione di Lovely Boy, un film Sky Original prodotto da Indigo Film e Vision Distribution, con il sostegno di IDM Film Fund & Commission dell'Alto Adige, che vedremo in prima tv assoluta su Sky Cinema Uno lunedì 4 ottobre, in streaming su NOW e disponibile on demand. Presentato Fuori Concorso alle Giornate degli Autori della 78ª Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, Lovely Boy è un viaggio nel mondo della musica trap, e nel mondo di Lovely Boy, nome d'arte di Nic, un ragazzo che sembra assistere impassibile alla sua caduta inarrestabile in un labirinto di dipendenze. Lovely Boy è la conferma del grande talento di Francesco Lettieri, capace di immergerci ancora una volta, dopo Ultras, in un mondo ben preciso e di farcelo vivere, di raccontare senza giudicare, di fondere immagini e musica alla perfezione. E dimostra la crescita esponenziale di un attore come Andrea Carpenzano.
The Rise And Fall di Lovely Boy e Borneo
Lovely Boy, nome d'arte di Nic (Andrea Carpenzano), è la nuova stella della scena trap romana. Insieme al suo amico Borneo ha fondato un duo, gli XXG, che sta per esplodere. I due sono sul punto di firmare un contratto con una major, sostenuti con passione da Padella (Riccardo De Filippis), nome della scena rap romana di vent'anni prima che oggi punta a scoprire talenti e punta su di loro. Che però, dall'alto della loro fama e della loro arroganza, lo vedono come vecchio e superato. L'ascesa degli XXG è di quelle inarrestabili, ma lo è anche la caduta rovinosa di Nic in un labirinto di dipendenze da sostanze di tutti i tipi. Lo ritroviamo così in una comunità di recupero sulle Dolomiti, che punta alla riabilitazione tra il lavoro e il dialogo.
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Francesco Lettieri: cinema immersivo
Se vogliamo parlare davvero di ascesa verso il successo uno che la merita davvero è Francesco Lettieri, autore dei leggendari videoclip di Liberato (e di altri artisti come Calcutta) e di un film come Ultras, molto apprezzato lo scorso anno. Sia Ultrasche Lovely Boy sono dei viaggi in dei contesti in qualche modo tribali, estremi, al limite, con i loro rituali e le loro regole. Sono contesti che per motivi diversi sono pericolosi. Forse sarà un termine abusato, ma il cinema di Lettieri è immersivo. Riesce a prenderci e trascinarci completamente dentro un mondo - prima quello degli ultras del calcio, poi quello delle crew della musica trap - in modo assolutamente credibile e convincente. Si nota un grande lavoro di documentazione e di ricostruzione di mondi, prima ancora che sulla storia e sulla recitazione, che sembrano quasi la naturale prosecuzione della prima parte del lavoro.
Il film di Francesco Lettieri è ipnotico
Assistere a un film di Francesco Lettieri è ipnotico. È una visione che, nonostante non accadano in realtà fatti eclatanti, tiene incollati allo schermo, curiosi di conoscere un mondo di cui, in realtà sappiamo poco, e di capire cosa accade al protagonista. È anche questo il senso dei due film di Lettieri. Quello di entrare in dei mondi, gli ultras e la musica trap, che in fondo conosciamo solo dall'esterno, solo in superficie, e di cui i media spesso si occupano solo quando accade il fattaccio, quando sfociano nella cronaca nera (vedi gli incidenti per quanto riguarda gli ultras, o vedi i fatti di Corinaldo, per la musica trap), e quindi con fare moralista e giudicante.
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Lo sguardo di un entomologo. E di un poeta
Quello che vuole fare qui Francesco Lettieri, invece, è raccontare senza voler mai giudicare, senza uno sguardo moralista. Lettieri ha lo sguardo di un entomologo, di un freddo osservatore e documentatore. È un entomologo, sì, ma anche un poeta. Riesce a giocare con le immagini facendo poesia. In questo senso, rispetto a Ultras, la regia di Lovely Boy è molto più eclettica, e sfaccettata. È un film letteralmente diviso in due, come le due anime del protagonista, Lovely Boy e Nic, il personaggio pubblico e il privato, l'artista e il giovane uomo. Lovely Boy vive sotto le luci blu e rosse dei neon dei locali notturni, nei ristoranti e nelle strade della notte, tra il caos delle folle. Nic vive alla luce del giorno, la luce naturale, tra le stanze del centro di recupero e i prati dove assiste i cavalli, nel vuoto e nel silenzio di un paese di montagna. Lovely Boy è un film di contrasti, di luci e ombre, di pieni e vuoti.
Come in Sin City...
In un racconto che fluisce naturale, con i due momenti della vita di Nic che scorrono paralleli in montaggio alternato, Lettieri si prende la libertà di alcuni virtuosismi, che, nell'economia del film funzionano. Pensiamo alla soggettiva del cane, che guarda tutti i ragazzi presenti a una festa, un po' come noi, senza capirli. O pensiamo alla messa in scena del trip di Nic, in cui ci porta nella percezione della realtà che in quel momento ha il protagonista, in preda alle allucinazioni: la regia sfuma le immagini, le sdoppia, le rende instabili e tremolanti. O pensiamo a quelle immagini in bianco e nero, con solo il rosso del sangue e dei capelli a spiccare, alla Sin City, che, uscendo da uno schermo, capiamo essere il nuovo video di Lovely Boy e Borneo.
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Andrea Carpenzano e Ludovica Martino, una crescita esponenziale
Se il racconto del mondo della musica trap è estremamente credibile, come lo era quello degli ultrà nel suo film precedente, è anche merito dei volti scelti da Lettieri, tutti perfetti, centrati. Non si ha mai l'impressione di vedere attori che impersonano dei personaggi, ma di essere davanti a delle persone reali. Questo accade anche con i protagonisti. Andrea Carpenzano, che Francesco Bruni[/PEOPLE] aveva lanciato in Tutto quello che vuoi, e che avevamo ammirato ne Il campione, dimostra di essere cresciuto ulteriormente, e a livello esponenziale, tanto da scomparire nel suo personaggio e farci credere davvero di stare guardando una star della trap. Accanto a lui Ludovica Martino, che ormai non sbaglia un film e riesce ad essere credibile, e magnetica, in ogni cosa faccia. Anche lei, qui, dimostra una crescita ulteriore. Il suo personaggio, Fabi, è uno dei più belli del film: la sua unica trasgressione è un piercing sulle labbra, ma lei è fuori da quel mondo, non si droga, non ama la trap, studia e ha la testa sulle spalle. Lei prova a salvare Nic, ma, quando lui la costringe a lasciarlo, è come se volesse metterla in salvo. Notevole anche Riccardo De Filippis nel ruolo di Padella, esponente della scena romana degli anni Novanta, che si reinventa manager di Nic e del suo amico.
L'autodistruttiva immobilità di Lovely Boy
Quello che ne esce è uno spaccato notevole di un mondo, e anche una storia personale di caduta e, forse, risalita, senza lieto fine - perché non sarebbe stato credibile - ma con un "quieto" fine con un briciolo di speranza. È un film che a tratti è duro, brutale, scomodo, certo non per tutti, perché non tutti possono avere voglia di addentrarsi nel mondo della trap, e perché la scelta di un protagonista con cui è dura empatizzare è la meno facile e scontata. Ma non si tratta di difetti, quanto di istruzioni per l'uso. Come hanno raccontato regista e sceneggiatore, hanno voluto raccontare un ragazzo e la sua "autodistruttiva immobilità", fare un racconto su "un eroe puramente nichilista, che non vuole niente, che non crede in niente e le cui motivazioni sono del tutto interiori e non elaborate". Nic non sa perché si droga e non sa perché fa musica, non ha obiettivi. Sa quello che è la sua musica, anche se non la definisce. Ed è illuminante. "Il rap ha contenuti, noi no. Lo facciamo apposta".
Conclusioni
Nella recensione di Lovely Boy vi parliamo di un film che è la conferma del grande talento di Francesco Lettieri, capace di immergerci ancora una volta, dopo Ultras, in un mondo ben preciso e di farcelo vivere, di raccontare senza giudicare, di fondere immagini e musica alla perfezione. E dimostra la crescita esponenziale di un attore come Andrea Carpenzano.
Perché ci piace
- La ricostruzione perfetta e l'immersione dentro un mondo, quello della trap, con volti e scenari perfetti.
- La fusione tra musica e immagini che si fa racconto attraverso uno sguardo distante e che non giudica.
- La crescita esponenziale di due attori come Andrea Carpenzano e Ludovica Martino.
Cosa non va
- Non sono difetti ma istruzioni per l'uso: è un film scomodo, che potrebbe non piacere a tutti.
- La scelta di un protagonista con cui è difficile empatizzare potrebbe allontanare qualche spettatore.