Tutto quello che ci si poteva aspettare da Paolo Sorrentino alle prese con un film su Berlusconi ci è stato puntualmente consegnato. Il regista napoletano ha saputo evocare i colori, gli eccessi, il vitalismo dell'italia degli anni precedenti alla crisi economica iniziata nel 2008. Ha saputo raffigurare l'umanità patetica e ingorda che ha circondato il re e la sua corte nei lunghi decenni dell'egemonia berlusconiana in Italia, e raccontare con ironia e disinganno l'enorme e perniciosa allucinazione collettiva che ci stiamo faticosamente lasciando alle spalle.
Ma Loro - e parliamo del progetto nella sua interezza, poiché la divisione è stata operata per ragioni di "palinsesto" più che artistiche e in realtà siamo di fronte a un lungo film che andrebbe visto in un'unica sessione - è andato oltre le legittime aspettative, almeno per chi scrive, una donna di sinistra cresciuta nell'Italia del Cavaliere di Arcore che nell'uomo, nell'imprenditore, nel politico Silvio Berlusconi ha sempre visto il coacervo di tutte le umane turpitudini: l'individualismo, la manipolazione, l'incompetenza, la falsità, la misoginia... e ci fermiano qui, perché la lista è lunga e l'antifona l'avrete afferrata.
Perché chi scrive si aspettava certamente di trovare nell'opera di un regista come Paolo Sorrentino un ritratto brillante e caustico di Silvio Berlusconi, ma non si aspettava di trovarci l'umanità che non si gli aveva mai riconosciuto e la compassione che non si era mai sognata di concedergli.
Sorrentino c'è riuscito: ci ha dimostrato che la balena bianca, il mostro subdolo e insidioso, l'inesorabile nemesi, dopo tutto era solo un uomo.
Leggi anche: Loro 1: la strada che conduce a Lui
Sei senatori per un re nudo
Dopo la cavalcata lisergica ed esilarante di Loro 1, che raccontava il circo volgare e ingordo dell'italia berlusconiana dei faccendieri e dei magnaccia, e l'impatto culturale pervasivo del mito del self-made man, che regala agli ingenui l'illusione perniciosa di poter arrivare al successo economico dal nulla, senza impegno, preparazione, e soprattutto senza integrità, con Loro 2 sopravviviamo al crudele destino della capretta freddolosa ed entriamo nel cuore dell'impero, nella quotidianità dell'eremo sardo dove il sovrano deposto attende l'occasione per tornare sulla scena.
L'idea è semplicissima nella sua sfacciata iniquità, ed è quella di convincere sei senatori a passare dalla parte del centro-destra per fare cadere il già claudicante secondo governo Prodi - non certo speculazione da parte del tandem Contarello-Sorrentino, visto che Berlusconi ha al suo attivo una condanna per aver messo mano al portafoglio per convincere il voltagabbana Sergio De Gregorio a far cadere l'esecutivo nel 2008. A suggerirla è il fratello di latte e di scalate finanziarie Ennio Doris in una delle scene più memorabili del film.
Ma le idee straordinarie di Loro 2 sono molte, inscenate con estro e a padroneggiate da un Toni Servillo proteiforme e immenso; e tutte sono al servizio della rappresentazione di un personaggio complesso e, a suo modo, certamente affascinante; Sorrentino tallona tutte le ombre morali ma ammira e illumina anche le caratteristiche vincenti e sorprendenti, come la capacità di avvicinarsi a chiunque, di leggere le persone e di farle sognare. Per vendergli qualcosa, certo, ma anche i sogni hanno un prezzo, e Berlusconi con i nostri emolumenti, le nostre comode rate mensili e i nostri voti si è costruito un impero, oltre ad assicurarlo per la sua progenie.
Leggi anche: Loro 2, Paolo Sorrentino: "Il mio Berlusconi, una storia d'amore"
Le domande di Veronica
Al cuore di questo vasto affresco in cui ogni scorcio ha una funzione fondamentale, un equilibrio prezioso, c'è una donna dalla bellezza malinconica e dall'animo fiero. Ce lo siamo chiesto tutti - beh, le femministe se lo sono chiesto: come ha potuto una donna intelligente come Veronica Lario restare tanto a lungo accanto a un uomo come quello?
La Veronica di Elena Sofia Ricci, incantevole e temeraria, ha un marito che la corteggia senza frequentarla allo stesso modo in cui riconquista il potere per poi ignorare i suoi compiti di governo; vive un dramma condiviso da tante donne, quello di un matrimonio che naufraga mentre il corpo sfiorisce, ma lo vive in una posizione di privilegio impossibile e per renderla accessibile ed empatica Ricci, Sorrentino e Contarello vanno alla ricerca di una vulnerabilità scomoda e profonda e la trovano, prima di far levare la testa a Veronica e attraversarla di tutte le domande che vorremmo fare al suo ex marito, ma anche di quelle che vorremmo fare a lei. E Veronica risponde. Sarebbe così banale dire "perché ero innamorata" se non fosse tragicamente vero. Che cosa terribile è innamorarsi, che salto nel buio affidare a un altro, uno sconosciuto dal sorriso smagliante, il proprio destino.
Leggi anche: Lui e Loro: i migliori Berlusconi dello schermo
Il crepuscolo dell'idolo
Così capitola la corazzata inaffondabile, e si scioglie l'enigma impenetrabile: quando l'ultima inutile serenata si strozza in gola, e manca al mago la destrezza per riuscire nella più ardita delle illusioni. Eppure Berlusconi non si arrende del tutto al tempo che passa e al mondo che va avanti, come racconta la cronaca di questi giorni, il deprimente e infruttuoso via vai dal Quirinale. Ma oggi, se possiamo guardare con un po' di comprensione al leader esaurito e alle sue velleità, se possiamo ripensare senza troppa rabbia agli avventati amori di ieri e imparare dagli errori, è anche merito di Paolo Sorrentino e della parabola di Loro, che siamo stati noi.
Movieplayer.it
4.0/5