"Bisognerebbe tentare di essere felici, non fosse altro per dare l'esempio". È questa bella frase di Prévert ad aprire la nostra recensione di Lockdown all'italiana, il nuovo film di Enrico Vanzina in uscita il 15 ottobre distribuito da Medusa. È una frase di cui tutti, ma proprio tutti, dovremmo far tesoro. Ed è una frase che coglie il senso della storia di Lockdown all'italiana, ma anche il senso della produzione stessa. Lockdown all'italiana infatti è un instant movie, scritto durante il lockdown e girato, a tempo di record, non appena è stato possibile riaprire i set, a luglio. La ricerca della felicità di cui si parla è quella dei quattro protagonisti della storia. Ma anche, e soprattutto, quella di Enrico Vanzina, del produttore Alessandro De Micheli, di Medusa e tutti gli attori: la felicità di poter tornare sul set, di poter fare finalmente il proprio lavoro, di tornare il prima possibile con un film in una sala. Tutte cose che sono emerse alla conferenza stampa di lancio del film. E che emergono, forse, un po' meno dal film stesso. Che non è assolutamente un film epocale per la sua qualità. Lo si può considerare, però, epocale per il periodo e il modo in cui è stato concepito. Perché, vi piaccia o no, è una testimonianza di questo 2020.
La trama: non drammatizziamo, è solo questione di corna
Giovanni (Ezio Greggio) è un ricco avvocato. Abita al centro di Roma e vive una routine stanca con la moglie Mariella (Paola Minaccioni) e ha una relazione con una ragazza più giovane (Martina Stella) che vive sulla Prenestina con il compagno, che fa il tassista (Ricky Memphis). I due fedifraghi vengono scoperti dai rispettivi compagni, e invitati ad andarsene. Solo che il governo decreta il lockdown, a causa del Covid-19, e sono costretti a restare nelle loro case. Con compagni con cui ormai sono ai ferri corti...
Di cosa parliamo quando parliamo dei Vanzina
Prima di raccontarvi Lockdown all'italiana dobbiamo capire bene di cosa parliamo quando parliamo dei Vanzina. Di Enrico Vanzina, in questo caso, rimasto da solo a fare cinema dopo la scomparsa del fratello Carlo. Era lui a occuparsi della regia dei film, ed Enrico, che era solito scrivere, ora affronta per la prima volta la regia. I Vanzina hanno fatto la storia della commedia nazionale degli ultimi trent'anni. Hanno inventato il nostro Italian Graffiti rievocando i gloriosi anni Sessanta con Sapore di mare, hanno inventato il Cinepanettone con un film che non lo era affatto, il primo Vacanze di Natale, hanno affrontato a modo loro l'America in Vacanze in America. Oltre a moltissime altre cose. Per questo è stata irrispettosa, per non dire altro, l'ondata di critiche che si sono scagliate contro Lockdown all'Italiana. Dalle critiche per la locandina, che ormai non si risparmiano a nessuno, a quelle per il cast, all'accusa, ben più dolorosa, di far ridere sulla morte e sul dolore di tante persone.
Respect, just a little bit
"Respect". Così hanno subito alzato gli scudi alcuni dei nostri registi e sceneggiatori più creativi, ricordandoci che chiunque faccia un certo tipo di cinema oggi in Italia deve molto ai Vanzina. Respect è una parola che leghiamo anche a questo film: perché il rispetto per i malati, per le persone che sono rimaste sole, per chi ha semplicemente avuto - e ha - paura, si sente tutto, in alcuni momenti del film. Tutto, insomma, si può dire di Lockdown all'italiana, tranne che sia un film irrispettoso.
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All'Italiana: in che senso?
È anche un film molto rispettoso del nostro cinema. Dagli omaggi ad Alberto Sordi e a Vittorio Gassman (ma ci sono anche riferimenti a Lino Banfi e al Diego Abatantuono de I fichissimi) capiamo quanto Vanzina voglia rendergli onore. E già da quel titolo che rimanda a una grande stagione del nostro cinema, si capisce la voglia di rifarsi alla Commedia all'Italiana, quella con la C e la I maiuscole. Ma la Commedia all'Italiana è un altro campionato, forse un altro sport. Non che un film di Vanzina non possa raggiungere quei livelli, è che è proprio un altro genere, è la costruzione ad essere diversa. La Commedia all'Italiana era tagliente, sagace, amara, velenosa, davvero cattiva, e metteva alla berlina i vizi della nostra borghesia, andando a infilare il coltello nella piaga, nei suoi punti deboli. Non è che non si possa più fare oggi, ma a farla, per dire, è Virzì. Qui il canovaccio è un altro: è più quello della pochade, delle corna, di una commedia un po' da avanspettacolo. È il canovaccio che ha contraddistinto gli ultimi 20 anni di Cinepanettoni e, attenzione, non le Vacanze di Natale dei Vanzina, che al confronto con i film di Natale che sono seguiti è un film di Truffaut. Qui si cerca sempre la risata più facile, la battuta diretta, anche volgare, cercando di strappare un sorriso che però di rado arriva.
Cercando nella tradizione vanziniana
Lockdown all'italiana, insomma, è un film sbilanciato. Sbilanciato tra le ambizioni, nobili e - come dice Enrico Vanzina - oneste, e su questo non c'è da discutere, e la riuscita, che, tolto il Covid-19, è il solito film sulle corna. Manca quel romanticismo, quella nostalgia, quella delicatezza che ci aveva fatto innamorare di certi film dei Vanzina quasi 40 anni fa. E allora, qua e là, si va a ricercare qualcosa dei vecchi Vanzina: la dialettica tra Roma e Juve di Vacanze in America, i "Torbella" di Vacanze di Natale (a proposito, c'è un geniale neologismo, "la periferica" per connotare una ragazza che vive in periferia), il cameo di Fabrizio Bracconieri, che non era nel clan dei Vanzina, ma era in Acqua e sapone di Verdone, altro esempio di film come non se ne fanno più. Vanzina ha comunque alcune buone idee di regia, come le riprese con i droni sulle piazze vuote di Roma, come quella macchina da presa che ruota intorno a Martina Stella e Ricky Memphis, o come quegli originali e intensi sguardi in macchina degli attori nel finale.
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Comici e attori comici
Uno degli errori che hanno fatto i Vanzina, e tanto cinema italiano, è stato quello di affidarsi ai comici dove una volta c'erano gli attori comici, o attori versatili con ottimi tempi comici. Dove una volta c'erano Claudio Amendola, Jerry Calà, (il primo) Christian De Sica, dove potrebbe esserci ancora Massimo Ghini, c'è Ezio Greggio, artista con i tempi e la mimica di un cabarettista, di uno stand up comedian, di un one man band della comicità, ma poco inseribile in un coro, o in un duo. E infatti Paola Minaccioni, attrice dai tempi comici da cinema perfetti, finisce per mangiarselo. Qui Greggio fa un po' il Guido Nicheli della situazione, ma senza averne l'attitudine naturale al ruolo e la semplicità. E così Ricky Memphis, attore che gioca di sottrazione e spleen, è poco in sintonia con una Martina Stella che, accentuando il suo toscano, gioca su altri registri. Lockdown all'italiana finisce allora per essere un film sbilanciato anche a livello di cast e di armonia tra gli attori. Non parliamo poi, di quando in campo ci sono non attori come Maria Luisa Jacobelli, giornalista sportiva...
Rischi e virtù dell'instant movie
C'è poi un'ultima notazione da fare. Lockdown all'italiana, operazione coraggiosa, carica di entusiasmo, onesta, nasce come opera catartica, liberatoria. Probabilmente è stata pensata per uscire in un momento in cui il lockdown, ma anche il Covid-19, si pensava sarebbero stati superati, così da poterne ridere. E in effetti è stata girata a luglio, che era un periodo di grande ottimismo. Ora si trova a uscire in un momento in cui di lockdown si parla di nuovo, e la paura sta ritornando. Sono i rischi di girare un instant movie. Da un lato, il lockdown potrebbe essere ancora troppo fresco perché si possa scherzarci su. Dall'altro, il film di Vanzina potrebbe arrivare a farci sorridere e confortarci in un momento molto delicato, e a legarsi ancora di più al momento che racconta. Ed essere, a suo modo, "epocale".
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Conclusioni
Nella recensione di Lockdown all'italiana vi abbiamo spiegato perché non è un film epocale per la sua qualità, ma è lo è in un certo senso per il periodo e il modo in cui è stato concepito. Perché, vi piaccia o no, è una testimonianza di questo 2020. Da un lato è un film già visto, dall'altro ha qualcosa di nuovo, e un senso di rispetto per chi ha sofferto a causa del Covid-19.
Perché ci piace
- Il rispetto per i malati, per chi è rimasto solo, per chi ha avuto paura si sente tutto.
- Si tratta del primo film scritto e prodotto durante l'emergenza Covid-19 ad arrivare nelle sale: un record.
- C'è voglia di omaggiare il nostro cinema del passato.
- Alcuni attori sono perfetti, come Paola Minaccioni e Ricky Memphis.
Cosa non va
- Ma altri attori non sembrano in parte, come Ezio Greggio.
- A proposito di cinema del passato, siamo lontani dalla Commedia all'Italiana.
- Il film rischia di essere la solita pochade con le corna che abbiamo visto in tanti Cinepanettoni.
- Si cerca spesso la battuta più facile, anche volgare, per strappare una risata.