"Lo squalo non doveva proprio essere girato. Era un'impresa impossibile". Così si espresse lo stesso Steven Spielberg alla fine della lavorazione.
Una serie di difficoltà quasi catastrofiche in effetti funestarono il set de Lo squalo.
Sia prima che durante la lavorazione, troupe e produzione incorsero in parecchi problemi di natura sia tecnica che economica.
L'unica cosa che trattenne i produttori (Richard Zanuck e Brown) dall'interrompere l film, fu il fatto di aver pagato 175.000 dollari di diritti a Benchley per il suo romanzo quando ancora doveva essere pubblicato.
I problemi cominciarono già durante la stesura della sceneggiatura: ne vennero portate a termine cinque e Benchley mise materialmente mano solo alle prime due.
Il romanzo originale fu sfrondato di parecchi episodi ambientati in terraferma: gli autori della sceneggiatura definitiva preferirono concentrarsi esclusivamente sulla caccia al mostro in alto mare, preferendo eliminare le storie parallele e molti personaggi collaterali.
Ma la stesura ufficiale del film fu continuamente rielaborata sul set, per conciliare la pagina scritta con le esigenze pratiche e tecniche.
Mentre ben tre scrittori si affannavano sulla sceneggiatura, la Universal aveva già inviato il production designer Joe Alves alla ricerca di una location.
La scelta cadde su un'isoletta chiamata Martha's Vineyard: Alves pensava fosse il posto ideale. Gli abitanti del luogo non erano dello stesso parere.
Erano convinti che la troupe di centocinquanta persone avrebbe allontanato i turisti, rovinato la stagione, danneggiato i loro affari e inquinato il mare. Accolsero quindi l'evento con un certo scetticismo,venato di ostilità.
Spielberg e i tre attori protagonisti arrivarono sull'isola per primi, il due maggio: il copione ancora non era finito e Robert Mattey stava ancora lavorando alla costruzione del mostro. Nessuno di loro sapeva bene che cosa stesse facendo da quelle parti...
Mattey stava lavorando a un grande squalo bianco di circa sei metri che avrebbe dovuto emergere dall'acqua e immergersi, nuotare, aprire e chiudere le fauci, roteare gli occhi e inghiottire Robert Shaw.
Di solito, i mostri costruiti per i film si muovevano in un ambiente artificiale costruito apposta: era la prima volta che una creatura fittizia veniva utilizzata in un ambiente naturale come l'oceano: "Immaginate King Kong camminare per la Quinta Strada e scalare l'Empire State Building e i problemi diverranno un po' più chiari" dice un articolo apparso sul Time nel giugno del '75.
Vennero utilizzati anche squali veri. Le loro inquadrature vennero inserite fra quelle della creatura di Mattey per dare credibilità al tutto.
Alla fine Mattey costruì tre squali,chiamati collettivamente "Bruce" dalla troupe, ognuno dei quali era preposto a un movimento diverso. Erano fatti quasi interamente di plastica, pesavano quasi una tonnellata e mezzo, erano costati 150.000 dollari ed erano azionati da pistoni idraulici e aria compressa.
Quando venne usato per la prima volta, "Bruce" affondò. La seconda,il suo sistema idraulico esplose. Un truccatore speciale doveva scendere ogni volta sott'acqua per tingere di rosso le mascelle del pupazzo e per ridipingere la sua pelle di plastica che tendeva a scolorirsi a contatto con l'acqua di mare.
Quando finalmente si riuscì a girare una breve scena,i risultati non furono dei migliori: la finzione dello squalo era evidente. Mattey e i suoi assistenti ripresero a lavorare, apportando i necessari aggiustamenti nel corso della lavorazione.
Tutti i giorni, la troupe scendeva in mare. Si andò avanti così fino ad autunno inoltrato. Certe volte, Spielberg tornava sulla terraferma senza aver girato una sola scena.
Oltre alle difficoltà causate da "Bruce", la troupe dovette fare i conti con problemi di natura strettamente metereologica. Nessuno aveva pensato alle condizioni dell'oceano o alle correnti, che a volte erano così forti da mandare alla deriva alcune imbarcazioni della troupe. Nessuno aveva pensato che il colore dell'acqua cambiava di ora in ora.
Nessuno aveva pensato che le barche dei turisti sarebbero entrate continuamente in campo, mandando all'aria ore e ore di lavoro...
Sul set si diffuse una strana atmosfera di rassegnazione e nervosismo, che causò incidenti e ulteriori ritardi: lo sceneggiatore Gottlieb cadde fuori bordo e per poco non venne decapitato dalle eliche del motore, Richard Dreyfuss rimase realmente imprigionato nella sua gabbia e Robert Shaw passò due giorni interi nella bocca di "Bruce".
Le ultime scene vennero girate alla fine di Ottobre, il film aveva sforato il budget di quattro milioni di dollari.
Eppure, una volta finito e montato da Verna Fields Lo squalo,stupì tutti quanti.
Lo stesso "Bruce", che tanti problemi aveva creato, divenne una star.
Il pupazzo sembrava vero nella maggioranza delle scene, il film faceva gridare e tremare gli spettatori alle prime proiezioni private, la minaccia del mostro degli abissi era efficace e faceva davvero paura: la sospensione dell'incredulità, indispensabile in qualsiasi film di e sulla paura, venne resa possibile dalle musiche, dal montaggio e dall'inconfondibile e magistrale stile di Spielberg.
Il film, preceduto da una campagna pubblicitaria di proporzioni inusitate, uscì nell'estate del 1975 e divenne il primo blockbuster estivo della storia del cinema americano. Si piazzò al primo posto nella classifica dei più grandi incassi di tutti i tempi e venne superato solo nel 1977, quando uscì Star Wars di George Lucas.
Lo squalo: un blockbuster tormentato
"Lo squalo non doveva proprio essere girato. Era un'impresa impossibile". Così si espresse lo stesso Spielberg alla fine della lavorazione. Una serie di difficoltà quasi catastrofiche in effetti funestarono il set de "Lo squalo". Sia prima che durante la lavorazione, troupe e produzione incorsero in parecchi problemi di natura sia tecnica che economica.