Maternità, solitudine, pressione sociale. In mezzo, l'idealizzazione errata di una mamma. In una manciata di minuti, Diane Kruger racconta a Movieplayer.it tutto il cuore di Little Disasters, serie in sei episodi - su Paramount+ - tratta dall'omonimo romanzo di Sarah Vaughan, già autrice di Anatomia di uno scandalo. L'attrice, che incontriamo via Zoom, ci accoglie con uno splendido sorriso, ragionando sulle risposte mentre gioca con il suo anello.
Lo show, scritto da Ruth Fowler e Amanda Duke, racconta la storia di Jess Carrisford - interpretata da Kruger - una neo-madre la cui esistenza implode quando sua figlia viene portata in ospedale con una misteriosa ferita alla testa. Liz (Jo Joyner), sua amica che lavora al pronto soccorso, si trova davanti ad un bivio: segnalare o no l'accaduto ai servizi sociali. Un evento, questo, che manderà in frantumi famiglie e amicizie decennali.
Little Disasters: intervista a Diane Kruger
Cosa rende Little Disasters una serie moderna?
"È tratto da un libro. Sarah Vaughn ha scritto il romanzo, e immagino abbia sofferto di depressione post-partum. Voleva davvero raffigurare un'immagine realistica ma interessante, una dimostrazione di ciò che le madri devono affrontare. Le donne possano identificarsi in questa storia, ma spero anche gli uomini, perché parla anche delle relazioni e di cosa significhi diventare un genitore e come questo cambi le dinamiche".
Ci si aspetta che una madre sia perfetta, ma la perfezione non esiste. Dovremmo smettere di idealizzare la maternità?
"A volte penso che le donne si mettano troppa pressione addosso. Adoro mia mamma, ma anche lei è desiderosa di essere vista come una madre perfetta. È davvero difficile. Alcune persone vivono un'esperienza più gioiosa rispetto ad altre. Ma penso che ne dovremmo parlare senza giudicarci a vicenda, sarebbe molto più facile".
La serie parla proprio questo. È difficile affrontare i cambiamenti di una madre?
"So che è difficile perché noi genitori abbiamo opinioni molto forti su come dovrebbero essere cresciuti i bambini e quale dovrebbe essere il modo giusto per farlo. E in questo mi sento coinvolta. Mi è piaciuto far parte della serie perché mi sentivo come tutti i personaggi: erano molto comprensibili e potevo immedesimarmi in loro".
La pressione di una madre
Little Disasters è realistica perché mostra la solitudine e la paura che una madre può provare. È d'accordo?
"Sì, l'ho provato anch'io, anche se non ho sofferto di depressione post-partum. Ma è un'esperienza che isola, ed è un'esperienza spaventosa perché la vita come la conoscevi cambia letteralmente da un giorno all'altro, e nessuno può prepararti. Ti dicono che è così, ma finché non ci passi, non puoi davvero capire cosa intendessero dire. Ed è spaventoso. Mi ci è voluto molto tempo per tornare in me. È rischioso, confuso, ma anche è bellissimo. E penso che lo show abbia davvero colto questo aspetto".
Una mamma è sempre sotto pressione. Come gestisce la pressione sul lavoro?
"A volte credo di riuscirci, a volte no. Mio figlio adesso ha sette anni. Sono riuscita a creare una comunità di donne intorno a me, che si tratti di mia madre che mi aiuta o la tata. Ovviamente, il mio compagno è intervenuto quando ne avevo bisogno, per permettermi di fare ciò che amo, oltre ad essere madre. Ma si impara man mano che si procede".
Del resto, si è mamme per sempre. Giusto?
"La pressione di voler essere la migliore mamma possibile non è che poi scompaia per sempre. Quindi non mi aspetto che la pressione diminuisca".